Mosca pensa al modello ceceno per risolvere i problemi del Caucaso

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Mosca pensa al modello ceceno per risolvere i problemi del Caucaso

25 Giugno 2009

E’ un giugno nero per il Caucaso russo. Il 22 giugno scorso, nel centro della capitale dell’Inguscezia, l’auto in cui viaggiava il presidente dell’Inguscezia,Yunus-Bek Yevkurov, è stata investita da una carica di esplosivo piazzato ai bordi della strada. Oltre alle morte di due guardie del corpo, le condizioni del presidente erano così gravi da richiederne il trasferimento all’Istituto di chirurgia Vishnevsky di Mosca, dove è tutt’ora in bilico tra la vita e la morte.

L’attentato a Yevkurov segue di pochi giorni un’altra vittima del terrorismo caucasico in Inguscezia. Il 10 giugno la vice presidentessa della Corte Suprema, il giudice Aza Gazgireyeva viene freddata dai proiettili di un commando mentre saluta i suoi bambini all’ingresso a scuola. Stava indagando sulla strage di Nazran, quando nel 2004 i ribelli separatisti entrarono nella capitale dell’Inguscezia per saccheggiare l’arsenale dei servizi di sicurezza russi, uccidendone 56 membri. E’ la stessa sorte del suo precedente collega, Khassan Yandiev, anch’egli impegnato nell’indagine.

Il 5 giugno è stato ucciso l’ex vice premier Bashir Aushev, che fu anche ministro degli interni. Sono i nomi eccellenti delle massime cariche della repubblica, tutti uccisi nel centro della capitale, in modo plateale, quasi a significare che adesso l’attacco è sferrato al cuore del potere.

Le vittime di questo giugno nero sono l’espressione della linea oltranzista, imposta dal Cremlino, per sedare i conflitti nelle sue inquiete repubbliche caucasiche. Yevkurov è un leggendario ex paracadutista, veterano della guerra in Cecenia. Nel 2000 ricevette l’encomio di Eroe della Federazione Russa poiché artefice del blitz con cui nel 1999 duecento peacekeepers russi di Sarajevo occuparono l’aeroporto di Prishtina, in Kosovo. Il 30 ottobre 2008 Medvedev lo ha indicato come nuovo presidente dell’Inguscezia. Ma invece di usare le maniere forti, il neo-presidente si era impegnato in un nuovo corso di riconciliazione, per arrestare le consuete derive autoritarie e la persistente violazione dei diritti umani. Yevkurov aveva capito che serviva una visione multilaterale, per evitare che il confronto ritornasse un conflitto armato tra opposte fazioni.

Secondo i principali quotidiani russi e specialmente la Novaya Gazeta, il Cremlino si prepara ad un cambio radicale di strategia, imperniato sul successo di Ramsan Kadyrov in Cecenia. Il giovane presidente ceceno è l’ex commandante di un esercito personale (i "kadyrovski") che nel corso del conflitto ceceno si è spostato dalla parte russa e ha poi costruito la sua base di potere con metodi barbari, eliminando fisicamente gli avversari, sia i separatisti che gli ex alleati. Conclusa la guerra a favore di Mosca, Kadyrov ha instaurato un regime del terrore basato sull’arbitrio, la violenza e il culto personale – anche se mitigato da cospicui investimenti per la ricostruzione e sostenuto dall’appoggio diretto di Putin. L’ipotesi russa è semplice: se i metodi di Kadyrov hanno funzionato in Cecenia, possono funzionare anche nelle repubbliche storicamente legate alla Cecenia, come l’Inguscezia. Così Mosca sta valutando l’opzione di esportare il modello ceceno di Kadyrov. Infatti mercoledì pomeriggio, quando Yevkurov era ancora a Mosca, sospeso tra la vita e la morte, Kadyrov è arrivato inaspettatamente nella capitale dell’Inguscezia.

La posizione ufficiale del Cremlino è evidente: in Inguscezia il rischio di destabilizzazione è tale da richiedere misure straordinarie, come delegare a Kadyrov il compito di sconfiggere un terrorismo islamista più che mai pericoloso. Il progetto dell’emirato caucasico fondato sull’islam wahhabita anima sempre l’underground della guerriglia anti-russa, ponendosi come magnete che attira combattenti e armi. Perciò la minaccia di questo terrorismo non è soltanto militare o politica. E’ anche una fonte inesauribile di corruzione, perché alimenta un contro-sistema economico clandestino che finisce con l’assorbire anche l’economia reale.

Due giorni prima dell’attentato Yevkurov aveva rilasciato alla Rossiyskaya Gazeta un’intervista che oggi appare illuminante. Il presidente aveva identificato nella corruzione il suo principale nemico, specialmente nella classe politica locale. E’ una tesi fortissima, anche perchè il suo predecessore, Murat Zyazikov, era stato rimosso da Putin proprio perché responsabile di una corruzione così endemica da portare l’Inguscezia al primo posto per arretratezza economica nella Federazione Russa. Circa un mese fa è passata quasi inosservata la notizia del rinvio a giudizio degli indagati su due colossali inchieste di abuso di potere, corruzione e sottrazione di fondi pubblici nella televisione pubblica dell’Inguscezia. Fu una grande vittoria per il corso "legalista" di Yevkurov, che era riuscito persino a costringere i funzionari pubblici a dichiarare i loro redditi – comportamento sconosciuto in Inguscezia.

Nel Caucaso è molto difficile tracciare una netta divisione tra la rinnovata minaccia dei guerriglieri e la storica corruzione del potere pubblico. La corruzione e l’economia che genera sono condizioni oggettive per tutti i protagonisti, dallo stato ai ribelli. Kadyrov è la soluzione militare estrema, utile a placare l’opinione pubblica e a riaffermare il prestigio della Russia, a costo di trasformare il Caucaso in un campo di battaglia e di elevare ad eroe nazionale quello che molti considerano un criminale di guerra. Kadyrov può sconfiggere i terroristi, ma pacificare il Caucaso è una sfida politica che l’ "uomo forte" della Cecenia non è in grado di vincere. La lotta ad una corruzione che avvolge stato e società, terroristi inclusi, non ha bisogno soltanto dei proiettili.