Mosca si è ‘ripresa’ l’Ucraina e l’Occidente è restato a guardare

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Mosca si è ‘ripresa’ l’Ucraina e l’Occidente è restato a guardare

05 Maggio 2012

L’Ucraina è un paese molto grande e variegato con fortissime contraddizioni al proprio interno. Per comprendere l’Ucraina d’oggi e capire qual è il suo corso politico, bisognerebbe partire dall’anno 2004. Gli ultimi otto anni di vita politica sono stati infatti estremamente burrascosi. Dopo una decennale stagnazione politica e sociale seguita all’implosione dell’impero sovietico, è arrivata la rivoluzione arancione del 2004, che è stata un’esatta replica di quella georgiana dell’anno prima, conosciuta come la Rivoluzione delle Rose.

La nuova generazione dei politici ucraini volle, e riuscì, a replicare il successo georgiano del 2003, durante la quale, Saakashvili e i suoi sostenitori politici riuscirono a far dimettere il vecchio e corotto Edward Shevardnadze, senza spargimenti di sangue, sostituendo così l’intera classe dirigente del paese, con dei volti completamente nuovi. Uno dei principali artefici della rivoluzione arancione, infattim fu l’ormai ex-presidente ucraino Victor Yushenko (in tandem assieme a Yulia Timoshenko), amico d’infanzia e compagno di università di Makhail Saakashvili.

Dopo la rivoluzione arancione, l’Ucraina ha cominciato a guardare verso Occidente, esprimendo chiaramente il desiderio di entrare nella Nato, tentando di presentare la candidatura per l’adesione all’Ue. Una decisione certmente non matura sul piano politico, ma giustificata dalla voglia di sottrarsi dalle forze centripete del Cremlino. Desideri a parte, è comunque molto difficile immaginare come Kiev pensasse di gestire la propria adesione alla Nato, quando una considerevole parte del proprio territorio è ancora la casa della marina della Federazione Russa, che staziona la sua famigerata "Flotta del Mar Nero" nella penisola di Crimea.  

Inoltre, bisogna ricordare che la Russia tiene particolarmente a Sebastopoli e non intende abbandonare le postazioni che occupa sin dagli anni ’40: come noto il Cremlino dà poca importanza e mostra poco rispetto per la sovranità territoriale del proprio vicinato e raramente rispetta la richiesta dei paesi confinanti a smantellare le basi militari e lasciare il loro territorio, specialmente se soli vent’anni fa un paese come l’Ucraina era in tutto e per tutto espressione di Mosca.

Nonostante questi problemi, la Nato aveva comunque promesso di agevolare ed eventualmente anche assecondare le ambizioni del nuovo governo arancione ucraino cil quale si era mostrato estremamente filo-occidentale e volenteroso di aderire alle richieste pre-negoziali di Bruxelles. Ma, come abbiamo raccontato più volte, la realtà dei fatti si è rivelata molto diversa dalle aspettative della classe politica ucraina.

Il "ritorno" di una Russia, ambiziosa e in parte aggressiva, le indecisioni della Nato a dare un chiaro segnale di supporto (dopo le promesse vuote) e il rifiuto quasi unanime di tutti i grandi paesi Ue verso un’ipotetica candidatura di Kiev, ha ulteriormente frustrato l’opinione pubblica ucraina che sperava in tempi notevolmente più brevi per poter definitivamente scappare dall’influenza russa. Tutti questi ingredienti esterni sopra menzionati, insieme ai forti problemi politici interni, hanno causato la caduta vertiginosa dei consensi per il governo arancione ed hanno agevolato la rimonta delle forze filo-russe. 

Naturalmente la Russia ha usato tutta la propria forza asservita per porre fine ai progetti di allargamento Nato verso l’Ucraina e la Georgia e ha agito in maniera del tutto inaspettata per l’Occidente. Putin partì dalla Georgia e dopo la guerra lampo russo-georgiana nell’Agosto del 2008, si concentrò a sostenere il ritorno dei filo-russi al potere in Ucraina. Il "progetto Yanukovich" ha funzionato alla grande e il nuovo governo di Kiev ha messo subito fine alle ambizioni e ai progetti dell’Ucraina pro-democratica e filo-occidentale degli anni passati… 

La situazione politica odierna in Ucraina è espressione di priorità politiche molto diverse da quelle messe in campo dalle azioni politiche di Victor Yushenko e Yulia Timoshenko. Il radicale deterioramento dei promettenti livelli democratici in Ucraina è figlio di uno Stato non più interessato a rispettare i criteri necessari per assicurarsi la candidatura Nato o una possibile adesione nell’Ue. Anzi, il riavvicinamento politico con il Cremlino tende a spingere Kiev a "re-imitare" il funzionamento delle istituzioni statali (un neanche tanto velato autoritarismo) della Federazione Russa e della Bielorussia che non ha niente a che vedere con la democrazia e la giustizia reale.

Quella piccola dose di democrazia che aveva raggiunto il paese durante gli anni passati, si sta dissipando velocemente, lasciando il posto a un autoritarismo rinnovato, "alla russa". Il declino dei livelli di trasparenza nei processi decisionali in Ucraina, la chiusura politica parziale nei confronti dell’Occidente e la persecuzione attiva di alcuni esponenti del governo arancione (vedi la carcerazione di Timoshenko) fa supporre che la tendenza negativa non si fermerà. 

Come abbiamo raccontato in precedenza su questo giornale, il grande progetto in gestazione di Putin si chiama "Unione Eurasiatica" e l’Ucraina è e sarà una pedina importante nei piani del Cremlino.