Musumeci presidente con il 40%, in Sicilia vince il centrodestra unito

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Musumeci presidente con il 40%, in Sicilia vince il centrodestra unito

05 Novembre 2017

Nello Musumeci è il nuovo governatore della Regione Siciliana. I dati ufficiali parlano chiaro: il candidato del centrodestra unito sfiora il 40% (39,8), seguito dal pentastellato Giancarlo Cancelleri con il 34,7%. Fabrizio Micari, candidato del centrosinistra, si ferma al 18,7%. A seguire il candidato della Sinistra Claudio Fava con il 6,1% e Roberto La Rosa (Siciliani Liberi) allo 0,7%. “Sono felice di avere ricevuto il consenso per un ruolo di grande responsabilità. Voglio essere e sarò il presidente di tutti i siciliani, di chi mi ha votato e di chi legittimamente ha ritenuto di votare altri candidati” è stato il commento a caldo del neo Presidente. “Questo esperimento del laboratorio Sicilia dovrà segnare un paradigma per guardare al futuro dell’Italia con reale e ragionevole ottimismo”. Gli auguri al neo presidente sono arrivati da tutte le forze del centrodestra, da Berlusconi a Salvini passando per Giorgia Meloni. 

Le elezioni siciliane, dunque, confermano quanto abbiamo già visto con le elezioni amministrative di giugno: il centrodestra se unito risulta vincente. E con questa schema può ragionevolmente ambire alla vittoria finale alle elezioni politiche del 2018. I 5 Stelle in Sicilia sono il primo partito per numero di voti, raddoppiando di fatto i propri consensi rispetto alle precedenti elezioni regionali. E chi invece esce pesantemente sconfitto è il Pd renziano e Alternativa Popolare, il partito di Angelino Alfano, che addirittura non è riuscito a superare la soglia di sbarramento del 5% necessaria per avere seggi nell’Assemblea Regionale Siciliana. 

Renzi, per ora, ha preferito non commentare. Ma gli ordini della scuderia Dem sono chiari: ammettere sì la sconfitta ma ripetere come un mantra che il voto in Sicilia non è un test nazionale. Come dire: è solo un voto locale. Punto e basta. Oppure, come da copione renziano, trovare un capro espiatorio. Tant’è che il commento a caldo del renzianissimo Davide Faraone è di fatto un j’accuse al Presidente del Senato Pietro Grasso (fresco fuoriuscito dal Pd) reo di aver rifiutato la candidatura alla presidenza della regione: “Siamo stati due mesi ad aspettare una risposta di Grasso che poi è stata negativa, la sinistra nel frattempo è andata per i fatti suoi. È una sconfitta abbastanza annunciata”. Pronta la risposta del Presidente del Senato, affidata ad una nota diffusa dal suo portavoce: “Imputare a Grasso il risultato che si va profilando per il Pd, peraltro in linea con tutte le ultime competizioni amministrative e referendarie, è una patetica scusa, utile solo ad impedire altre e più approfondite riflessioni, di carattere politico e non personalistico, in merito al bilancio della fase attuale e alle prospettive di quelle future”. 

Alla polemica su Grasso fa seguito anche l’ormai consueto attacco agli scissionisti di Mdp che, secondo Matteo Orfini, hanno avuto come unico obiettivo quello di far perdere il Pd: “Noi abbiamo provato a lavorare sullo schema di una coalizione larga, guidata da una personalità della società civile – ha dichiarato il Presidente del Pd –  Non siamo riusciti fino in fondo a raggiungere questo obiettivo perché Mdp e Sinistra Italiana hanno scelto di candidare Fava con il solo obiettivo di far perdere il Pd e vincere la destra”.

Non solo. Nel club dei “responsabili” della sconfitta i renziani fanno rientrare, ovviamente, anche il presidente uscente Crocetta: “Il Governo uscente non era il meglio che si potesse presentare agli elettori e partivamo quindi da una condizione di amministrazione deficitaria e complessa – dichiara Faraone –  Se avessimo governato bene in Sicilia, del resto, avremmo ripresentato lo stesso presidente”. Chiarissimo, no? E allora, se è vero che in casa Dem tutti si erano accorti che il governo Crocetta “non era il meglio”, perché il Pd non ha pensato a soluzioni alternative nel corso del mandato appoggiando invece il governatore uscente fino all’ultimo secondo e – colmo dei colmi – arrivando addirittura a “premiarlo” garantendogli un seggio nel futuro Parlamento? Forse la miglior risposta arriva proprio da Crocetta che commenta così la sconfitta del centrosinistra: “Il Pd voleva assassinarmi ma alla fine si è suicidato”. Insomma, proprio le parole giuste che si addicono ad futuro parlamentare Dem…