Napolitano baluardo delle istituzioni contro il vento dell’antipolitica
10 Dicembre 2013
Il 20 aprile scorso un raggiante Renato Brunetta definiva «tappa storica» per la Repubblica la rielezione del presidente Giorgio Napolitano. Il capo dello Stato si era dimostrato «ancora una volta il primo fra gli italiani», perché con grande sacrificio e generosità personale aveva riconsiderato la propria indisponibilità ad una nuova candidatura, in un tornante particolarmente difficile per la vita politica e istituzionale del Paese.
A distanza di alcuni mesi dalle succitate manifestazioni di giubilo, il quadro è completamente mutato. Il professor Brunetta, del tutto in scia con la deriva estremista della nuova Forza Italia, non perde oggi occasione per alimentare una polemica verbale scomposta nei confronti dell’inquilino del Colle, accusato addirittura di agire per scardinare la Costituzione.
A muoversi lungo il sentiero che sfocia nella delegittimazione degli istituti democratici, il capogruppo forzista alla Camera è in buonissima compagnia. Nella comitiva figura il comico Beppe Grillo, il primo a ventilare l’ipotesi, alla quale lo stesso Brunetta non parrebbe più di tanto ostile, di una richiesta di impeachment per il capo dello Stato.
La verità, e a piazza San Lorenzo in Lucina del resto la conoscono assai bene, è che il sacrificio del presidente Napolitano ha salvato l’Italia dal baratro di una crisi istituzionale dinanzi al quale miopia e irresponsabilità delle forze politiche l’avevano trascinata. Il Nuovo Centrodestra sbarrerà la strada ad ogni tentativo di delegittimazione della figura del capo dello Stato, punto di riferimento del Paese e baluardo a difesa delle istituzioni oggi pericolosamente piegate dal vento dell’antipolitica.
Rimane però una punta di rammarico finale per la metamorfosi del professor Brunetta, il quale sta finendo per sconfessare la sua stessa storia politica. La storia di un sincero riformista e democratico, non certo quella di uno “sfascista” grillino.