Natalità, il mondo si spopola nonostante l’allarmismo sulla crescita della popolazione

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Natalità, il mondo si spopola nonostante l’allarmismo sulla crescita della popolazione

Natalità, il mondo si spopola nonostante l’allarmismo sulla crescita della popolazione

31 Gennaio 2023

Allarme demografia e natalità in Europa. Nel Vecchio Continente un cittadino su tre abita in una regione che, negli ultimi 10 anni, ha subito un calo della popolazione. Molti i paesi nei quali ormai il numero dei morti supera quello dei nuovi nati. Secondo Eurostat, nel 2023 nasceranno 190 mila bambini in meno rispetto al 2020. 

Più che un inverno demografico, ormai è una gelata per l’Europa. Il problema sta diventando emergenza non solo sociale ma anche economica. Alla base della ripartenza dei sistemi produttivi c’è proprio il ricambio generazionale. La tendenza della bassa natalità è difficile da invertire, perché i problemi arrivano da anni di politiche che non hanno favorito la ripresa delle nascite. Alcuni paesi però stanno riuscendo a rilanciare il tasso di fecondità. L’Ungheria, per esempio, è passata da un tasso di 1,25 figli per donna a 1,59. Migliora anche la Repubblica Ceca, che passa da 1,51 a 1,83. Tra i 27, sono 9 i Paesi a registrare tassi di fecondità in aumento. 

Tra questi, al momento, non figura l’Italia che anzi è tra le nazioni meno feconde, con Spagna e Malta. Nel nostro Paese ci si ferma a meno di 1,3 figli per donna. Se si prende in esame il tasso di natalità, l’Italia è addirittura maglia nera tra i 27, con il dato più basso fatto registrare nel 2021: 6,8 nati ogni mille residenti, contro una media europea di 9,1. 

Natalità giù in tutto il mondo

A livello europeo, al netto dei fenomeni migratori, per garantire il ricambio naturale servirebbe raggiungere un tasso di fecondità superiore a 2. L’ultima volta che il dato era stato così alto, però, risale all’ormai lontano 1975.  Anche su scala globale, nonostante giganti come la Cina stiano invertendo la tendenza per la prima volta da decenni, le previsioni non appaiono rosee per le culle. Secondo dati diffusi dalla rivista Lancet, entro il 2100, 183 paesi su 195 avranno tassi di fecondità totale al di sotto del livello di sostituzione di 2,1 nascite per donna.

 Il ministro della Famiglia e della Natalità, Eugenia Roccella, ha definito “preoccupante che il tempo residuo per invertire il trend prima che diventi irreversibile sia di 10, 15 anni”. Il Governo presieduto da Giorgia Meloni ha posto la natalità tra i temi centrali della propria azione. Nella Legge di Bilancio hanno infatti trovato spazio alcune prime misure, dal potenziamento dell’assegno unico nel 2023 fino all’anno di vita e per famiglie numerose con bimbi piccoli, fino a un mese in più di congedo parentale retribuito all’80%. 

Gli allarmi ripetutamente lanciati in questi anni da chi metteva in guardia da un Pianeta sovrappopolato, e quindi simile a un inferno, forse andrebbero rivisti, alla luce di una tendenza globale che sembra inarrestabile. Una popolazione che diminuisce dappertutto mette le generazioni di fronte a scelte che non sono più rinviabili. 

Le conseguenze sociali ed economiche della bassa natalità, con una piramide di popolazione totalmente invertita, non può che generare scenari destabilizzanti, con pochi giovani in età fertile e una popolazione sempre più anziana da assistere e supportare. Il mondo non finirà sovrappopolato, quindi, ma al contrario, rischia di diventare una landa desertificata se le politiche per la natalità non torneranno al centro dell’agenda politica.