“Nature” racconta la crisi del Cnb ma non e’ tutta la verita’

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“Nature” racconta la crisi del Cnb ma non e’ tutta la verita’

29 Ottobre 2007

Alla crisi che ha investito il Comitato Nazionale per la Bioetica  (e che ha dato luogo a ben due
interrogazioni in Parlamento) è stato dato un rilievo non marginale nella
stampa di rilievo nazionale e ci si augura che un rilievo analogo dalla stessa
stampa venga dato nei prossimi giorni al fatto che, dopo un’animata riunione
plenaria, svoltasi il 26 ottobre, la crisi è stata obiettivamente superata. La
sostituzione, decisa dal Presidente Prodi (in ovvia consonanza col Presidente
del CNB Franco Casavola) dei tre Vicepresidenti (Caporale, Cattaneo, Marini)
con tre nomi “nuovi (d’Avack, Di Segni, Palazzani) ha prodotto i suoi effetti.

Quali
sono state le ragioni della crisi? Il primo segnale è stato dato lo scorso 18
settembre, quando tre membri del Comitato hanno inviato al Presidente e per
conoscenza a tutti i membri del CNB una lettera di critiche al Presidente (chiaramente
riservata “ad uso interno”, ma immediatamente trasmessa ad agenzie di stampa),
accusato di “penalizzare valori e punti di vista morali” diversi da quelli da
lui condivisi. Le prove? A parte quella di un errore materiale, subito corretto
(nel sito del CNB non era stata all’inizio data notizia die voti contrari
ottenuti da una mozione approvata a maggioranza), le prove fondamentalmente si
riassumevano nel fatto che Casavola avesse proceduto ad alcune designazioni di
membri del Comitato (Dallapiccola, Bompiani, Marini) presso organi europei e
presso commissioni governative senza 
prima aver consultato il Comitato stesso. Essendo i designati
“cattolici” (ma nessun rilievo veniva dato al fatto che fossero tutti studiosi
di altissimo livello e di indiscutibile probità personale), da questo dato gli
scriventi deducevano una (preoccupante) 
carenza di equilibrio e di laicità all’interno del CNB. Dalla lettera
non era possibile dedurre se gli scriventi fossero consapevoli che,
nell’operare queste designazioni,  Casavola
aveva comunque, come i suoi predecessori, usato un proprio, specifico e
insindacabile potere. Né gli scriventi nella lettera si lamentavano di come i
“designati” avessero poi assolto al proprio compito di “rappresentanti” del CNB,  cioè se correttamente o no (ma è evidente –si
può osservare con qualche malizia- che essi devono aver assolto con assoluta
correttezza al loro mandato, altrimenti di un loro eventuale scorretto
comportamento si sarebbe fatta subito occasione per ulteriori accuse a
Casavola).

Divulgata
la lettera, è iniziata una sorta di campagna sulla stampa, nella quale si sono
contraddistinte alcune testate più di altre (L’Unità, Il Sole-24 Ore, ad es.):
oltre alle accuse già ricordate, si è arrivati a imputare a Casavola la cattiva
conduzione dell’Enciclopedia Italiana, da lui presieduta (e non si vede proprio
che rapporto ci sia tra l’una e l’altra presidenza) e si è arrivati perfino a
parlare di gerontocrazia ai vertici
del Comitato, imputando in qualche modo al suo (peraltro lucidissimo)
Presidente la non certo adolescenziale età di 76 anni: una sorta di autogol,
quest’ultima accusa, dato che è apparsa sulla stampa il giorno stesso in cui
–per ben altre ragioni, ma con atteggiamento di analoga volgarità e di stupida
insensibilità- sono state recapitate a Rita Levi Montalcini (che oltre tutto
del CNB è Presidente Onorario%29 le ben note stampelle. In mezzo a questa piccola
bufera mediatica Casavola non ha percepito la solidarietà dei Vicepresidenti;
ha presentato le dimissioni al Capo del Governo, che le ha respinte; allora ha
chiesto la sostituzione dei tre Vicepresidenti, con i quali, evidentemente,
riteneva ormai impossibile continuare a collaborare. Questa sostituzione, la
cui responsabilità formale è evidentemente di Romano Prodi, ha suscitato
ulteriori e sterili polemiche, non solo da parte dei Vicepresidenti
“sostituiti”, ma anche di diversi altri membri del Comitato. Polemiche, però,
destinate di principio ad essere infruttuose, perché non spetta ai membri del
Comitato, ma al Capo del Governo, nominare i vertici (Presidente e Vicepresidenti)
del Comitato stesso. Può non piacere, ma è così; e c’è da chiedersi se coloro
che hanno accettato la nomina a membri del Comitato non fossero, fin
dall’inizio, consapevoli del suo regolamento: non si vede perché, avendo
accettato senza alcuna discussione (e senza attivare alcuna dietrologia) la
precedente indicazione come Vicepresidenti di Caporale, Cattaneo e Marini, non
debbano ora riconoscere come assolutamente legittima la loro sostituzione, come
qualche membro ancora si ostina a rifiutare.

Ma
poiché di dietrologia si è parlato, poniamoci la questione fondamentale: cosa c’è dietro tutte queste controversie?Vanno
ridotte a meri dissapori o sono il segnale di qualcosa di più significativo? A
leggere la lettera che ha dato inizio a tutta la storia, sembra proprio che ciò
che si imputa a Casavola non possa giustificare in alcun modo la successiva
campagna di stampa contro di lui, né i toni accesissimi di molti suoi
avversari. Ma allora, ancora una volta, cosa
c’è dietro tutte queste controversie?

Una
chiave interpretativa ce la dà l’autorevolissima rivista Nature, nel numero del 25 ottobre 2007, in un articolo intitolato Italian bioethics committee in uproar. L’articolo,
corredato da una foto a colori del Presidente, non si limita a riportare quanto
sopra abbiamo detto (sia pur con qualche inessenziale imprecisione): avanza
un’ipotesi e la incentra sulla questione dell’eticità della ricerca sulle
cellule staminali embrionali. Il Comitato Nazionale di Bioetica –sostiene
l’articolo- sarebbe, come peraltro quelli precedenti, composto da una
maggioranza di cattolici e lo stesso presidente Casavola sarebbe a moderate Catholic. I tre
ex-Vicepresidenti vengono invece dall’ articolo qualificati uno come cattolico
e due come “laici” (secular). Questo
equilibrio sarebbe invece alterato nella nuova Vicepresidenza, composta da un
rabbino, da una cattolica, aderente a “Scienza e Vita”, e da un cattolico “who
takes secular positions”; di fatto cioè da tre “religiosi”. E questo quando è
in questione il problema della ricerca sulle cellule staminali! L’articolo si
chiude con due note pessimistiche, una di Elena Cattaneo e una di Carlo Redi: with the current unbalanced representation, sostiene
Redi, I can hardly immagine that there
could be good news for the science”.

Nell’articolo
non si dice nulla che non sia vero. Ma come avviene molto spesso, quando sono
in gioco forti motivazioni ideologiche, la manipolazione delle idee avviene non
fornendo al lettore notizie false, ma ben più sottilmente non fornendogli tutte le notizie di cui avrebbe bisogno per farsi
un’idea corretta sull’argomento. Specifichiamo quali siano le omissioni rilevanti in questo articolo.

In
primo luogo non si ricorda al lettore che la questione bioetica cruciale non è
quella della sperimentazione su cellule staminali (del tutto legittima), ma
quella su cellule staminali embrionali, ricerca
che implica di necessità la distruzione (cioè l’uccisione intenzionale) di embrioni umani.  Né si ricorda che, oltre al fatto che si può
ben fare altissima ricerca su staminali embrionali animali (come ha fatto Capecchi, che per queste ricerche ha
ottenuto quest’anno il Nobel per la medicina), la ricerca può liberamente e senza alcun problema etico
utilizzare cellule staminali c.d. adulte,
che non comportano ovviamente l’uccisione di embrioni. E’ evidente che la
questione è altamente controversa e che molti sono convinti che la distruzione
degli embrioni possa essere giustificata dal bene che ci si attende dai
risultati della ricerca, ma correttezza vuole che il lettore venga messo nella
condizione di comprendere che la distruzione a fini di ricerca di embrioni
umani (eventualmente creati proprio a scopo sperimentale) non è certo questione
bioeticamente assurda o marginale.

In
secondo luogo, andava ricordato che la tutela dell’embrione umano è garantita
in Italia non da arbitrarie posizioni di bioeticisti cattolici, trovatisi per
manovre di corridoio in maggioranza nel CNB, ma dalla legge, la Legge 40 sulla
PMA. La questione è di non poca rilevanza, dato che per prassi consolidata da
più di 15 anni il Comitato non assume posizioni su tematiche regolate dal
legislatore (ad es. non ha mai preso posizione in tema di aborto), ma solo su
tematiche legislativamente ancora “aperte”. Appare quindi molto problematico
imputare a Casavola di voler far difendere al Comitato in tema di cellule
staminali posizioni “antiscientifiche”, quando queste posizioni sono già difese
a livello parlamentare, a un livello cioè incomparabilmente più forte di quello
sul quale il Comitato opera.

In
terzo luogo, l’autore dell’articolo su Nature
avrebbe potuto ricordare la sofferta vicenda della mozione contro la
commercializzazione degli ovociti umani, presentata al Comitato dai membri
Morresi, Palazzani e Scaraffia. Il no alla
commercializzazione del corpo umano e delle sue singole parti è già presente
nella Convenzione di Oviedo ed è ribadito dalla Carta europea dei diritti, la
c.d. Carta di Nizza. Ciò non di meno
il Regno Unito offre un cospicuo payment (qualcuno
vuole tradurre l’espressione con rimborso
spese
) alle donne disposte a “donare” ovociti alla ricerca e di
commercializzazione di ovociti si parla con estrema franchezza (o brutalità) in
numerosissimi siti internet. Il fine della mozione era semplicemente quello di
ribadire un principio bioetico fondamentale, che, pur costituendo
obiettivamente un limite alla ricerca scientifica, appare non superabile, se
non al prezzo di umiliare la dignità umana, riducendo kantianamente
l’indisponiblità della “persona” alla commerciabilità delle “cose”. Eppure,
incredibilmente, la mozione ha attivato riserve profonde in molti membri del
Comitato, che dopo averne stigmatizzato quella che per loro era una
inaccettabile sinteticità (ma le mozioni, se non sono sintetiche, che mozioni
sono?) hanno cercato in vari modi prima di farla ritirare, poi di rimandarne la
discussione alle calende greche. Alla fine, dopo varie battaglie anche di tipo
procedurale, la mozione è stata posta ai voti ed è stata varata con una
maggioranza chiara, ma non trionfale. Se molti sono i membri del Comitato che
hanno appoggiato la mozione, non pochi sono coloro che hanno cercato di
boicottarlo, senza peraltro esplicitare
in un parere di minoranza le loro ragioni
–ovviamente rispettabili, come lo
sono tutte le ragioni “ragionevolmente” sostenute. Chi scrive però è rimasto
molto colpito dal fatto che Elena Cattaneo, una delle nostre più illustri
ricercatrici in questo ambito, si sia dichiarata contro la mozione e non ne
abbia percepito l’irrinunciabile valore bioetico.

Probabilmente,
questa è la ragione del disagio in cui attualmente versa il CNB. Nata come difensiva verso i potenziali attentati
alla dignità umana provocati dal progresso della biomedicina, la bioetica tende
–in molti suoi studiosi- a trasformarsi in giustificativa
di qualsivoglia pratica scientifica, ritenuta, solo perché scientifica,
sempre per e mai contro l’uomo. . E questo
avviene in particolare quando nei dibattiti bioetici intervengono scienziati,
anche illustri, che però sono, inevitabilmente, accecati dalla quotidianità del
loro lavoro e dall’ansia di portarlo al più presto ad un esito, costi quel che
costi, anche in termini di dignità delle persone. Su questo punto il dibattito,
anche nel nostro paese, dovrebbe articolarsi e approfondirsi ulteriormente.