Ncd: ecco qual è la nostra linea sulle riforme

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Ncd: ecco qual è la nostra linea sulle riforme

07 Maggio 2014

Il Nuovo Centrodestra chiama a raccolta studiosi e costituzionalisti per fare il punto sul percorso delle riforme, all’indomani del via libera in Commissione Affari Costituzionali del Senato al testo base del governo. Un importante seminario (al quale hanno preso parte anche il responsabile Riforme del partito, Paolo Naccarato, il responsabile Enti locali, Dore Misuraca, e il senatore Salvatore Torrisi, membro della commissione Affari costituzionali) si è infatti tenuto questa mattina nella sede nazionale del partito, e a conclusione dei lavori è stato il Coordinatore Gaetano Quagliariello a rendere pubblica la linea di NCD.

«Noi riteniamo che ieri sia stato fatto un importante passo in avanti, perché è stato approvato il testo base del governo e anche l’ordine del giorno presentato dal senatore Calderoli, che non abbiamo votato ma che contiene molti dei punti presenti nel disegno di legge del Nuovo Centrodestra», ha spiegato Quagliariello, il quale ha precisato che il testo governativo è «la cornice più appropriata per portare avanti la riforma del Senato». Dopo quanto accaduto ieri, ha proseguito il Coordinatore di NCD, è più facile comprendere in cosa consista uno spirito costituente: «Bisogna evitare un inutile braccio di ferro e mettere al centro le riforme, che certo non appartengono né a Renzi né a Berlusconi, ma servono al Paese».

Partendo dal testo del governo, ha auspicato Quagliariello, sarà ora possibile intervenire su un pacchetto di emendamenti condivisi su alcuni punti essenziali, che rappresentino il minimo comune denominatore della maggioranza («Se c’è compattezza nella maggioranza, saremmo meno esposti ai continui “contrordine compagni” da parte delle opposizioni»), ai quali se ne potrebbero aggiungere altri proposti dai singoli partiti che sostengono l’esecutivo.

Il Coordinatore Nazionale del Nuovo Centrodestra ha annunciato «poche ma importanti» modifiche da parte del suo partito: l’inserimento in Costituzione della sussidiarietà rafforzata (si può creare una municipalizzata solo se non c’è sul mercato una proposta privata); la costituzionalizzazione del cosiddetto fallimento politico, cioè l’ineleggibilità di quegli amministratori che si rendono responsabili del dissesto dei loro enti; la trasformazione del Senato in filtro per i futuri ricorsi alla Corte costituzionale da parte delle Regioni; il rafforzamento della competenza del Senato nella fase ascendente verso l’Unione Europea.