Nei racconti di Irène Némirovsky c’è tutto il clima di un’epoca di orrori

LOCCIDENTALE_800x1600
LOCCIDENTALE_800x1600
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

Nei racconti di Irène Némirovsky c’è tutto il clima di un’epoca di orrori

30 Agosto 2009

La vita di Irène Némirovsky riassume in sé le tragedie e gli orrori del XX secolo. Nata in Russia nel 1903 in una famiglia ebrea, al momento della rivoluzione il padre, banchiere, per sfuggire alle persecuzioni emigra in Francia. Qui Irène trova ben presto la sua vocazione, sarà una scrittrice. Le circostanze del suo esordio letterario hanno qualcosa di romanzesco. Nel 1929 l’editore Bernard Grasset rimane colpito dalla qualità letteraria di un manoscritto arrivato per posta. Il plico, però, non contiene una lettera di accompagnamento e non reca mittente. Perciò, per rintracciare l’autore deve mettere un annuncio sui giornali. Quando la Némirovsky si presenta, Grasset stenta a credere che quella ragazza di buona famiglia, elegante e gioviale, sia l’autrice di un’opera così sofferta e complessa. David Golder, questo il titolo del primo libro, è un successo e di critica e di pubblico (in meno di un anno conosce oltre novanta ristampe). In pochi anni a questo primo volume fanno seguito numerosi altri romanzi che consolidano la fama dell’autrice. Sopraggiunge però la guerra e poi l’occupazione tedesca. La Némirovsky non riesce a espatriare. Si nasconde sotto falso nome, ma viene scoperta. Nell’estate del 1942 viene portata ad Auschwitz, dove è uccisa poco settimane dopo il suo arrivo.

Dimenticata nel dopoguerra, alcuni suoi libri tornano a circolare in Francia nei primi anni novanta del secolo scorso, sempre per iniziativa dell’editore Grasset. Probabilmente, senza un inatteso ritrovamento, sarebbe rimasta una scrittrice di nicchia, apprezzata da una cerchia ristretta di affezionati. Nel 2004, però, viene pubblicato un romanzo postumo lasciato incompiuto. Il manoscritto era conservato, insieme a ricordi e fotografie, in una valigia che le figlie portano con sé al momento della separazione e che salvano in modo rocambolesco nelle loro peregrinazioni di bambine ebree negli anni di guerra. Ritrascritto da una delle figlie molti anni dopo, Suite francese diventa un successo mondiale che dà il via a una rivalutazione complessiva della sua opera.

Sulla scia di questa riscoperta viene ora pubblicata anche una raccolta di racconti, in parte inediti in parte mai più ristampati (I. Némirovsky, Les Vierges et autre nouvelles, a cura di O. Philipponnat, Paris, Denoël, 2009, pp. 231, € 17,00). Tranne alcuni che risalgono agli anni Trenta, i racconti sono stati quasi tutti composti tra il 1940 ed il 1942. Quello che dà il titolo alla raccolta è moralmente postumo. Viene infatti pubblicato su di una rivista, sotto pseudonimo, il 15 luglio 1942, pochi giorni dopo il suo arresto. I temi cari alla scrittrice franco-russa, che animano i suoi romanzi, si ritrovano anche in questi racconti: il conflitto tra madre e figlia, la condizione di sradicamento come radice emotiva dell’ebraismo. Accanto a questo, però, affiorano anche altri motivi, a segno di una dispiegata  maturità letteraria. In Fim parlé, l’unico racconto già pubblicato in un’altra raccolta, le tecniche del cinematografo (dissolvenza, campo e controcampo, flash-back) sono applicate con sapienza alla scrittura e danno alla narrazione una movente drammaticità. Un altro racconto (La voleuse) ci consegna uno spaccato di vita della vita di campagna francese dove l’avarizia, l’egoismo, il senso dell’onore vanno a comporre un quadro realistico che fa pensare alle novelle contadine di Maupassant. In altri casi ancora abbiamo una sferzante satira della vita letteraria che mette in luce il distacco e l’ironia della Némirovsky verso il suo mondo professionale (Écho, L’Inconnue)

Tuttavia, nella varietà degli argomenti e delle storie emerge una sorta di cornice emotiva ed etica dell’intera raccolta. La generazione della Némirovsky, tra la giovinezza e la prima maturità, si trova a vivere due guerre mondiali. Da qui un senso di precarietà che aleggia sulla vita quotidiana e la segna in profondità, anche se in superficie gli sconvolgimenti emozionali sembrano sanati.

Quest’atmosfera, che era già al centro del romanzo I fuochi dell’autunno, anch’esso composto in quest’ultima e quasi febbrile fase di attività, filtra in maniera diretta o mediata anche in alcuni dei più significativi racconti della raccolta. La ritroviamo, ad esempio, nella fiaba allegorica La Grand allée, dove le allusioni alla guerra in corso sono trasparenti, o nel racconto Magie, ambientato tra gli esuli russi, dove  una profezia che appare inverosimile non si avvera per un curioso gioco del destino. Ma è soprattutto in due racconti (En raison des circostances e La Peur) che il doppio sconvolgimento delle guerre mondiali fornisce non solo la materia viva del racconto, ma la stato d’animo di fondo della scrittrice franco-russa.

Due considerazioni per chiudere. Da un punto di vista letterario la raccolta dimostra che la Némirovsky dei racconti non è inferiore alla romanziera. Da un punto di vista più generale, poi, questo libro ci dà  la possibilità di cogliere l’atmosfera di quel particolare momento storico. A dimostrazione che la letteratura può dare un contributo alla conoscenza del passato che non sempre i libri di storia riescono a offrire.