Nel caso del reverendo Jones la rappresentazione domina la religione
10 Settembre 2010
Il circo mediatico del reverendo Terry Jones, pastore di una chiesa protestante “libera” di Gainesville, Florida, ha bruciato il mondo intero, non solo 200 copie del Corano.
Il mondo come volontà e rappresentazione, scriveva due secoli fa il filosofo tedesco Schopenhauer. Dopo la rivoluzione inavvertita dei situazionisti, effimera associazione di filosofi-artisti-politici che descrisse il profilo futuro e dittatoriale della Società dello Spettacolo, si può dire che la rappresentazione ha avuto ragione sull’ottimismo della volontà.
La rappresentazione domina anche la religione, lo spettacolo è il dominus ex machina della società dell’informazione?
Scrive John Avlon su The Daily Beast: “La sfida del circo Incendia-Corano di Terry Jones dimostra che i nemici della democrazia americana non sono solo i terroristi stranieri, ma anche gli idioti nostrani che trasformano la politica statunitense in un reality televisivo”.
Avlon aggiunge: “Il carciofesco (“crusty”) rev. Jones ha seguito una formula nota, che consiste nella manipolazione della stampa pavloviana nell’era di internet. Ha sfruttato il tema del thread mediatico della costruzione di una “moschea” (i media mainstream ingigantiscono) sulle ceneri delle Due Torri. Dopo di che ci ha costruito su il reality del rogo dei libri eretici, “forte” di 50 fedeli di una cittadina della Florida. Nel terrore di una risposta terroristica, sono intervenuti i leader politici di tutto il mondo, da Obama a Ki Moon, dal generale Petraeus a Karzai, dal governo indiano al papa, dal segretario alla Difesa Robert Gates al governo indonesiano.
La strada dello spettacolo è facile, se si è disposti ad abbandonare l’antiestetico uso della ragionevolezza, della modestia, delle ragioni del cuore contro quelle del portafoglio. E la ragione del portafogli sembra essere il dio nascosto del pastore di Gainesville, fin dai tempi in cui si recò a Colonia, in Germania, per cercare un nuovo Great Awakening, trovando mille fedeli da fanatizzare, prima di tornare negli States, dove ottenne altro successo grazie alla sua capacità di fare business, ciò che un tempo si chiamava “simonia”, e che oggi non è sparito, ma si è trasferito anche al di fuori delle religioni. Il Grande Risveglio oggi si ottiene manipolando le coscienze con lo spettacolo.
L’Awakening spirituale invece risale a secoli fa, dopo di che l’umanità ha attraversato il deserto dei lager, dei gulag, dell’ateismo di Stato e dell’ateismo di moda, o – peggio – l’indifferenza nei confronti di ciò che sussiste al dominio delle superfici bidimensionali. C’è tuttavia una dimensione superiore a quella delle apparenze, sui testi sacri come nei teoremi di Incompletezza di Gödel.
Detto ciò si deve fare attenzione a non buttare via il bambino (il cristianesimo) con l’acqua sporca (i sacerdoti in cerca di visibilità). Si deve fare chiarezza sulla fede di matrice luterana e riformata, in una nazione in cui poco o nulla si sa del protestantesimo, tanto che giornalisti, docenti, artisti e intellettuali parlano di “religione cattolica” e di “religione protestante” senza sapere che si tratta di diverse “confessioni” ma di un’unica religione.
Al contrario dei seguaci di molte dottrine religiose e non, lo spirito originario del cristianesimo dice che non basta seguire i precetti cristiani per essere tali.
Nemmeno il rogo di libri è cristiano. Al di là della legge evangelica dell’Amore, che costituisce il solo Comandamento del credente, il cristianesimo è nato fondandosi sull’avversione ebraica nei confronti dei “segni” religiosi. L’ebreo non utilizza immagini di Dio, perché rischiano di diventare oggetto di adorazione al posto della divinità. Cristo va anche oltre, combattendo l’ipocrisia delle sette dell’epoca, secondo le quali l’obbedienza alle regole e ai precetti assicurava il paradiso. Adorare l’immagine di un santo per un ebreo (e per un protestante) non ha senso, anzi è un residuo pagano. Di conseguenza, è altrettanto sbagliato bruciare un’immagine. Si può dire pane al pane nei confronti delle “false credenze” ma non si dovrebbe nemmeno “contrastarle”. Figurarsi cadere in una trappola rituale e pagana come il bruciare i testi sacri di una qualsiasi religione o qualsiasi altro testo. E anzi è la stessa ritualità a non avere senso nel cristianesimo riformato, che si basa proprio (come riprende il cattolico René Girard in “Delle cose nascoste sin dalla fondazione del mondo”, sulla fine dei riti, sulla fine dell’archetipo del “capro espiatorio”, la ricerca ossessiva di un colpevole cui attribuire tutti i mali del villaggio globale. Dopo Cristo non ci possono più essere vittime cui attribuire una qualsiasi colpa. Non si può uccidere o colpevolizzare qualcuno in nome di Dio o in nome di una “dottrina”. Il cristianesimo originario è di una libertà e profondità spaventose, l’esatto opposto della riduzione della fede a rito o – peggio – della messa al rogo di chi viene individuato come colpevole di un “male”, si tratti di persone, di idee o altro.
Non si dovrà pertanto colpevolizzare nemmeno Terry Jones, il quale rappresenta soltanto se stesso e chi lo segue. Le chiese evangeliche “libere” non costituiscono una confessione definita, dal momento che ogni comunità decide da sé su tutti gli aspetti della fede. Ci sono libere chiese americane in cui si seguono le indicazioni di Gesù Cristo in maniera mirabile, come non avviene più nelle comunità cattoliche o ortodosse, dove la dottrina piramidale tende a raffreddare i cuori, le passioni per la spiritualità, la Kharis.
Ci sono invece chiese “libere” americane e italiane in cui ci si convince che Dio è il Personal Jesus cantato dai Depeche Mode: “Allunga la mano e tocca la fede”. Un dio personalizzato, customizzato, accessoriato, che riguarda in qualche modo anche molti italiani, credenti o meno. Un dio che non è il D-o impronunciabile e Altro della mistica ebraica, e nemmeno quello vicino e umano annunciato dai Vangeli. Anche in Italia si prega invece di correre dal medico per ottenere la guarigione, perché “così è scritto nella Bibbia” (un caso di idolatria protestante, in cui il culto per le immagini o i santi viene sostituito dal culto per la Parola Sacra). In molte comunità americane l’apocalittica viene utilizzata per fanatizzare le anime più ingenue, e l’Anticristo diventa (tramite esegesi di rara fantasia) il papa di Roma, il comunismo sovietico, oppure il capitalismo, o la Babilonia geografica (cioè l’Iraq attuale) o la Persia attuale, visto che quelle potenze sono citate nell’Antico testamento come potenze nemiche. Il numero della Bestia viene utilizzato per accusare e giudicare il Cesare di turno in nome di Cristo. Piegare Dio alla propria convenienza o alla propria ingenuità, è questo il rischio in cui incorre il cristianesimo riformato libero. Ma ciò vale per ogni attività umana, per tutti noi: bisognerà cominciare a uscire dall’infinita pletora delle dottrine preconfezionate, se si vuole crescere senza farsi trascinare dalle migliaia di rev. Terry Jones che ci circondano per confinarci all’infinito nell’irrealtà del reality.