Nella notte della paura di Deaver nulla è davvero come sembra
19 Ottobre 2008
Peter Goodcastle è un signore asciutto, intorno ai quaranta, che svolge un mestiere di un certo prestigio. Vende oggetti di pregio e ha buona pratica del bel mondo. Peter in realtà è un delinquente matricolato. Dietro il paravento di un negozio di antiquariato ereditato dieci anni prima, è sempre sul chi vive e alla ricerca di nuove prede da spolpare . Nella preparazione di ogni colpo lavora di bulino e si accaparra di ogni informazione utile sulle future vittime dei suoi maneggi.
“Proprio per questo”, osserva Jeffery Deaver, nelle prime righe di “L’anello della Westfalia”, il racconto di apertura di “La notte della paura. Racconti inediti”, libro in uscita il prossimo 22 ottobre per i tipi di Rizzoli, “era riuscito a sfuggire all’occhio vigile di Scotland Yard per dodici anni, da quando tornato dalla guerra, aveva cominciato a dedicarsi alla sua attività criminosa”. Il nostro ladro-antiquario per l’occasione ha messo gli occhi su un anello di incomparabile valore, “opera di un famoso gioielliere della Westfalia, Wilhelm Schroeder, risalente al principio del secolo” e costituito “da bande alternate d’oro e d’argento” con incastonate la prime da diamanti le seconde da “zaffiri di un blu intenso”. Insomma un’autentica meraviglia. Peter ne è talmente sedotto da rubare “solo quello, insieme a un fermacravatta di diamanti, una modesta spilla e cinquanta ghinee d’oro”, trascurando altri preziosi disseminati nel boudoir del suo nobile e ricco proprietario. Ecco, appunto il proprietario, un lord, morbosamente attaccato a quel suo formidabile anello, così compreso dalla sua bellezza da scatenare una caccia al ladro senza precedenti. I segugi britannici sul chi vive e il cerchio dei sospetti che si restringe sempre più.
Goodcastle che ha le sue maniglie fra gli uomini di Scotland Yard sa che si punta il dito sugli ambienti del commercio dei mobili e dell’antiquariato. Il motivo? Gli ispettori “hanno trovato tracce di varie sostanze sulla scala a pioli, in camera da letto e nello spogliatoio”, fra cui un frammento di crine di cavallo del tipo di quello abitualmente usato per l’imbottitura di divani e poltrone. Va aggiunto che il potente derubato “non ha niente del genere in casa propria”. Se non bastasse, i poliziotti hanno rintracciato altre tracce, cera e così via, che conducono dritto all’ambiente degli operatori dell’arredamento.
L’oramai edotto Peter è quindi sulle spine. Si sente sotto schiaffo e punta perciò a uscire rapidamente di scena anche al costo di mollare l’avviato negozio e l’onorabilità conquistata in anni di duro e, apparentemente irreprensibile lavoro. In affanno, sull’orlo di una crisi di nervi, si arrabatta come può. Raccatta un complice dal passato non immacolato e si prepara alla fuga. Quando oramai tutto sembra perduto un colpo di scena conclude la fiction. Un giro di boa, che naturalmente non raccontiamo, ma che appartiene al genere per cui nulla è davvero come sembra. O meglio ancora a quella serie di indizi di primo acchito inequivocabili ma che in ultima battuta si rivelano un’insieme di false piste, magari costruite ad arte.
Ne “L’anello della Westfalia” c’è in sintesi un po’ tutto Deaver, affermato maestro del racconto di suspense, capace di svariare in contesti e situazioni diversissime. Dalla Londra uggiosa alla maniera di Sherlock Holmes de “L’Anello”, alla California contemporanea del pezzo successivo: “Sorveglianza”. Dove si racconta di un ladro sopraffino, di un detective ossessionato dall’idea di catturarlo e del tiro mancino con cui il primo mette al tappeto il secondo. Identica linea del brivido anche nelle storie successive. Tutte scritte in maniera piana e tutte dal finali spiazzanti.
Jeffery Deaver, “La notte della paura. Racconti inediti”, Rizzoli, pagine 414, euro 19,00.