Nella rielezione di Obama non conterà solo Bin Laden ma anche l’economia
06 Maggio 2011
“Obama got Osama” (Obama ha preso Osama) è il grido di New York. Ground Zero è sua, ma la strada per la riconferma è ancora lunga. L’America del dopo blitz accoglie il presidente per ricordare le vittime dell’11 settembre. A volte risulta difficile distinguere la giustizia dalla vendetta e questo è uno di quei casi. Sono il volto dei pompieri e la rabbia di chi ha perso i propri cari a dimostrarlo. Dominano la scena e acclamano Obama, senza divisioni apparenti. Questa unità svanirà quando si andrà a votare. Da Washington e Chicago la macchina organizzativa per la campagna democratica 2012 sta per partire.
La morte di Bin Laden rafforza il presidente nel breve periodo e l’amministrazione tenta di cavalcare l’onda al meglio. Una squadra ormai ben rodata è pronta a sostenerlo, ma gli ultimi sondaggi appaiono contrastanti. Dando per certo che l’indice di gradimento del lavoro di Obama resta per il momento inferiore al 50%, si può notare come, in realtà, i dati emersi dai sondaggi siano contrastanti. Gallup, Cnn, Newsweek non rilevano particolari variazioni. Quelli commissionati da Washington Post, Pew Research, Cbs e New York Times, al contrario, mostrano un balzo in avanti intorno ai 10 punti percentuali. Un +9% per i primi due, 11% per gli altri. Una reazione che sembra perfettamente nelle corde del popolo americano, ma la cui forza potrebbe affievolirsi rapidamente, presi dai gravi problemi economici che interessano il Paese. La sfida più dura per l’Obama team potrebbe rivelarsi proprio questa: riforma sanitaria, disoccupazione e spese militari i temi caldi della campagna. C’è un’economia che stenta a ripartire. Obama si troverà di fronte un’opinione pubblica da convincere e che mostra ancora forti perplessità sulle politiche economiche del presidente.
Facciamo una piccola digressione al 2008. Quando si presentò alle primarie democratiche, Obama venne attaccato per la sua scarsa esperienza in politica estera. Ciò viene identificato da subito come il suo tallone d’Achille e su quel fronte si gioca gran parte della partita. Non puoi governare una nave, se non conosci l’oceano. La sua posizione ricorda molto quella di JFK nel 1960, stessa retorica. Quella fu la prima campagna elettorale vissuta in diretta tv dalle famiglie americane. Una vera rivoluzione. Il volto impacciato dello sfidante Nixon oscurò completamente i limiti del giovane Kennedy negli affari internazionali e come nel 2008 vinse l’immagine. La politica estera è un tema molto sentito negli Stati Uniti, ma non è tutto. Facendo riferimento a due precedenti storici è possibile osservare che i punti percentuali guadagnati da Obama negli ultimi giorni sono assolutamente fisiologici del sistema, forse al di sotto della norma. In effetti, George H. W. Bush ereditò un ottimo consenso dagli esiti di Desert Storm, la prima Guerra del Golfo. I consensi schizzarono all’89%, ma in pochi mesi perse tutto il vantaggio acquisito e finì per non essere rieletto.
La campagna elettorale di Obama, come nel 2008, toccherà tutti gli Stati d’America, senza eccezioni. Sarà dura e solo un partito repubblicano poco competitivo faciliterebbe la vita all’attuale amministrazione. Il bel colpo di Abbottabd potrebbe non bastare ai democratici, anche se ieri a New York in pochi se ne sono accorti.