
Nell’arte del buon mangiare (il pesce) c’è chi scende e c’è chi sale

01 Novembre 2009
La categoria dei “ristoranti di servizio” (locali, cioè, dove si può pranzare o cenare non spiacevolmente, senza, tuttavia, che essi si connotino come luoghi di assoluto o, comunque, ragguardevole piacere gastronomico, da frequentare, quindi, ben al di là del sia pur più che decoroso soddisfacimento di necessità alimentari o relazionali) ha sollevato vario interesse tra i lettori e acceso non poche discussioni. Mi auguro che l’attenzione suscitata sia anche di stimolo per questi ristoranti a cercare di uscire di slancio dalla categoria “cadetta” e trovare (o ritrovare) una collocazione di primo livello, sempre, ovviamente, secondo le soggettivissime valutazioni dell’incompetente compilatore di questa dilettantesca rubrica.
Proprio al fine di accrescere il dibattito, abbiamo pensato, questa settimana, di segnalare, in un sol colpo, due locali romani giudicati “di servizio”, uno di recente avvio, l’altro, invece, senz’altro ascrivibile ai locali storici della Capitale.
Artigiani del pesce
Il presupposto perché possiate frequentare questo ristorante è che non vi disturbi allontanarvene mantenendo su abiti e cute il forte ricordo di quanto vi è cucinato. Se, come nel mio caso, avete una feroce e, francamente, un po’ maniacale idiosincrasia per gli odori di cibo (in primo luogo ritrovati, dopo il pasto, sui capelli della vostra compagna), Artigiani del pesce non fa proprio al caso vostro.
Difettosi impianti di aspirazione a parte, questo esercizio esclusivamente ittico, dalla denominazione spiritosa, aperto da non molti mesi, situato a due passi da Piazza del Popolo, è senz’altro carino (il meglio sono i bagni, e lo dico sinceramente, senza ironia o cattiveria), almeno secondo i canoni di un arredamento minimalista, tutto sommato non spiacevole, specialmente quando trova garbata applicazione nell’allestimento di ambienti dediti alla ristorazione.
Dagli Artigiani del pesce l’accoglienza del cliente è particolarmente cortese, al pari del servizio, assai attento per l’intera durata del pranzo o della cena. Quanto al menù, tutto ruota intorno ad un pesce di alta qualità e freschezza, gustabile, con soddisfazione, tanto crudo, quanto cotto. Una particolare nota di merito va alla diverse tipologie di ostriche proposte, tra le migliori della città. Buone le paste e i vegetali, circostanza, quest’ultima, che denota un’apprezzabile attenzione al mercato, in occasione dell’approvvigionamento. Siffatta attenzione è singolarmente contraddetta dalla pessima scelta delle patate, che nella versione “al forno” risultano addirittura un piatto di non comune sgradevolezza. I dolci sono accettabilmente validi e, sebbene non affollata di etichette, la cantina è appropriata e reca ricarichi abbastanza ragionevoli. Essa si caratterizza, tuttavia, per una scomoda stramberia. E’ infatti a disposizione dei clienti la carta dei vini bianchi, ma non quella dei rossi, i quali possono essere scelti, tra non numerose opportunità, solamente abbandonando il tavolo e andando a visionare uno scaffale, posto accanto all’ingresso della cucina.
In conclusione: Artigiani del pesce è un posto con buone potenzialità, certamente in grado di crescere e, direi, senz’altro in dovere di farlo, per adeguare la proposta complessiva, alimentare ed ambientale, al livello dei prezzi, definibile come medio, tendente all’alto. Tenuto conto di ciò, il rapporto qualità/prezzo del locale si può qualificare, all’attualità, come meramente accettabile.
Ezio alle scalette
Reputo che non mancherà di stupire e fors’anche di scandalizzare la collocazione tra i “ristoranti di servizio” di questo locale, in attività da moltissimi anni, da talune guide gastronomiche tuttora esaltato come tempio della cucina di pesce a Roma. Il fatto è che, per dirla brutalmente, di alto livello, da Ezio alle scalette restano indeflettibilmente i costi, ormai, tuttavia, largamente sproporzionati rispetto all’offerta gastronomica. Intendiamoci: in questo ristorante (dagli ambienti ampi e movimentati, ricco di sale e di salette, nel quale taluni vertici di kitsch arredativo finiscono per divenire anche gradevoli e, tutto sommato, persino divertenti, come accade per le coloratissime applique pisciformi) il prodotto ittico è sicuramente di primissima qualità, ma non sempre le preparazioni la onorano. Valga l’esempio dell’articolato percorso degli antipasti, non privo di talune assolute eccellenze, ma decisamente confuso e negativamente segnato da qualche decisa caduta. I primi piatti sono generalmente validi (e fin troppo abbondanti), ma talora i secondi risultano, inaspettatamente, a rischio. Per fare un esempio, è, infatti, inammissibile che meravigliose e saporitissime creature, faticosamente sottratte alle acque di un mare sempre meno generoso da abili paranze, giunte a tempo di record – e, quindi, freschissime – ad un passo dal vostro piatto, non raramente siano”uccise” da una cottura al forno, che ne altera completamente e assai sgradevolmente il sapore.
Va da sé, che, compiendo scelte molto oculate e attente, si riesce, senz’altro, a mangiar bene da Ezio, pescando altresì una buona bottiglia nella fornitissima cantina (ma, attenti ai ricarichi, in qualche caso “robusti”), godendo di un’accoglienza sempre cordiale e di un servizio cortese, attento alle esigenze del cliente e decisamente professionale (caratteristica, quest’ultima, com’è noto, tutt’altro che consueta nella Capitale).
Tirando le somme, va detto che Ezio alle scalette racchiude certamente tutte le possibilità per ritornare ad essere, come accadeva in un recente passato, un ristorante ottimo, da frequentare con piacere (anche per ragioni di rappresentanza), di target alto e, quindi, nuovamente coerente con gli alti prezzi che pratica. Allo stato, infatti, va rilevato come il rapporto costo/qualità del locale mostri un “delta” ragguardevole.
* Artigiani del pesce – Via di Ripetta, 242 – Roma – telef.: 06/89017481 – 393/9726142 – sempre aperto, pranzo e cena
* Ezio alle scalette – Via Chiana, 89/91 – Roma – telef.:06/8411714 – chiuso la domenica e sempre a pranzo