Nessuna verità per Ustica ma non è una novità

LOCCIDENTALE_800x1600
LOCCIDENTALE_800x1600
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

Nessuna verità per Ustica ma non è una novità

30 Gennaio 2013

Così è, se vi pare. Potremmo commentare così la sentenza della Cassazione sulla strage di Ustica che, lungi dal chiarirci definitivamente i profili di una delle pagine più nere della recente storia italiana, appare piuttosto come una farsa nella sua portata rivelatrice.

Se possiamo di certo comprendere la soddisfazione dei familiari delle vittime che, dopo anni, riescono ad ottenere qualcosa, non si riusciamo invece a comprendere l’euforia con cui numerosi commentatori salutano la sentenza di un processo civile che stabilisce solo un risarcimento dei danni a carico dello Stato, perché a lui spettava (e a chi sennò?) “assicurare la sicurezza dei voli”.

Tralasciando il triste spettacolo nel quale lo Stato italiano, tramite la costituzione in giudizio del Ministero della difesa, ha fino all’ultimo momento eccepito la prescrizione, come se stessimo a discutere di una causa condominiale, questo processo (civile) non riesce a chiarire nulla della strage di Ustica, se non ad affermare, con una certa sicurezza, che l’abbattimento del Dc-9 è avvenuto non a causa di una esplosione interna non meglio verificata (bomba, guasto, ecc.) ma piuttosto per l’azione di un missile. Nient’altro. Come sia stato possibile, chi siano stati i veri responsabili di questa strage, chi per anni ha taciuto e chi ha permesso di insabbiare i contorni di questa vicenda, sono tutti interrogativi di una pagina ancora da scrivere, destinata probabilmente a rimanere bianca. Le responsabilità (penali) sono ancora da accertare a pieno.

Già in passato si tentò di accertare la eventuale colpevolezza dei vertici militari dello Stato ma l’indagine finì in un binario morto sia per questioni procedimentali (rimanendo ignoti gli autori non si può arrivare a dibattimento) sia per depistaggi delle varie autorità coinvolte, le quali, grazie al segreto di stato su questa vicenda e alla carenza di prove, vennero assolte nel 2007, non per aver impedito ma solo turbato (sic) le indagini. Una autentica beffa.

Molti politici, all’indomani della sentenza, hanno chiesto la rimozione del segreto di stato: peccato che molti di questi siano gli stessi che per anni hanno sostenuto quei governi che il segreto di stato lo hanno difeso e mantenuto e che mai, in precedenza, si erano pronunciati sulla vicenda. In tempi di campagna elettorale ognuno si fa paladino di diritti e battaglie mai combattute prima, una situazione questa che contribuisce ancor di più alla trentennale speculazione di una vicenda tragica, che solo oggi ha ricevuto una parziale e insufficiente chiarificazione.

Una riflessione seria, piuttosto, andrebbe fatta su quanto sia utile ad oggi il segreto di stato su vicende certamente complesse che però riguardano ormai il passato remoto. E non solo su Ustica. I numerosi episodi, più o meno importanti, coperti ancora da segreto (dal golpe Borghese all’Italicus, finanche la ristrutturazione di Villa Certosa) servono piuttosto a celare il fallimento delle istituzioni nell’indagare e nel rendere giustizia a centinaia di vittime che ancora la attendono. Ma non c’è giustizia senza chiarezza e non ci può essere chiarezza se il segreto di stato, presente da più di trenta anni nonostante le mutate condizioni geopolitiche, continua ad impedire il raggiungimento della verità storica. La guerra fredda è finita ma al governo non se ne sono ancora accorti.