Nessuno può rovesciare il Re di Hollywood: il cinema americano

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Nessuno può rovesciare il Re di Hollywood: il cinema americano

26 Febbraio 2011

La sessantunesima edizione del festival di Berlino si è conclusa la scorsa settimana con la vittoria di un film iraniano, “Nadar and Simin. A Separation”. I protagonisti del film (addirittura tre uomini e tre donne) hanno vinto anche il premio per la miglior interpretazione maschile e femminile. L’ennesimo trionfo iraniano, dunque, alla più intellettuale e innovativa finestra cinematografica europea. L’ennesimo film iraniano (c’è stato un tempo dei film africani, poi di quelli cinesi, infine l’onda si è sintonizzata sulle antenne di Teheran), che pochi spettatori (o nessuno spettaore) potranno vedere. L’ennesimo segno di una concezione elitaria del cinema.

Cosa che invece non accade con l’annuale assegnazione dei premi Oscar. Stanotte a Hollywood va in scena la parata delle stelle. La curiosità, come sempre, verte su chi trionferà. Una risposta davvero semplice è: il cinema americano. Gli Oscar servono essenzialmente a questo. Promuovere a livello planetario i film di Hollywood. Film del resto che hanno già avuto enorme successo e, spesso, consenso intellettuale. I film che hanno le carte in regola per trionfare sono sei. E tutti rigorosamente classici, privi di asperità. La loro ideologia è bianca. Quest’anno Hollywood non ha concesso nulla ad altre culture. Il grande contenitore dell’insalata etnica americana stavolta ha un colore unico.

A leggere i segni che arrivano dal pianeta hollywoodiano, il film dell’anno dovrebbe essere “Il discorso del Re” di Tom Hooper. Pochi mezzi, tanta professionalità, intelligenza e umanità. Tutto si regge su tre eccellenti attori: Colin Firth, Goeffrey Rush, Helena Bonham Carter. I creativi di Hollywood pescano nella storia europea la chiave del successo. Ma sanno trovarla anche nella vita di eroi tipicamente americani. Ne è la riprova il film che ha serissime possibilità di trionfo: “The Social Network” di David Fincher, basato sulla storia vera di Mark Zuckerberg, il “nerd” inventore di “Facebook”. Tra i contendenti “Il discorso del Re” e “The Social Network” potrebbe uscire a sorpresa il terzo, “Il Grinta” dei fratelli di culto del cinema contemporaneo, Ethan e Joel Coen. Il remake dei Coen ha riportato un grande successo, rimpiazzando il vecchio John Wayne con un efficacissimo Jeff Bridges.

Ma Hollywood sa sfruttare il passato come il futuro. Ne è un esempio “Incepction” di Christopher Nolan, mega-produzione di fantascienza, che l’Oscar l’ha già vinto al botteghino (800 milioni di dollari nel mondo, di cui 300 in America). Due film minori concludono il panorama dei possibili trionfatori nella notte delle stelle. L’oscuro, confuso e sopravalutato “Il cigno nero” di Darren Aronofskj, che è sostenuto però da una grandissima interpretazione di Natalie Poortman, ballerina classica ossessionata da fantasmi troppo più grandi di lei, che la portano all’annientamento. E il sin troppo scontato pugilistico “The Fighter” (uscirà in Italia il 4 marzo) di David O. Russell, interpretato da Mark Wahlberg e Christian Bale, protagonisti di una storia di caduta (causata dalla tossicodipendenza) e resurrezione (aggrappata alle corde del ring).

Insomma, ce n’è per tutti i gusti. E vinca il migliore. Ma prima di trascorrere la notte (in diretta su Sky) ad aspettare l’apertura delle buste magiche col nome dei vincitori, c’è tempo per vedere una decente commedia italiana, un po’ stiracchiata visto che siamo arrivati al terzo appuntamento: “Manuale d’amore 3” di Giovanni Veronesi. La lingerie nera di Monica Bellucci e la porta in faccia di De Niro che mette al tappeto Carlo Verdone valgono da sole il prezzo del biglietto.