Netanyahu fa bene a preoccuparsi dell’attacco hacker ai siti israeliani
09 Novembre 2011
Non bastassero le consuete uscite maldestre di Monsieur Sarkozy (incapace di nascondere l’irritazione verso il premier israeliano durante un recente colloquio con Obama) e, soprattutto, i ventilati piani di attacco contro gli impianti nucleari iraniani, l’irritazione di Bibi Netanyahu, già di consueto piuttosto facile agli sfoghi rabbiosi, si è concentrata nelle scorse ore sulla grave falla, chiamiamola così, che ha colpito il sistema informatico della sicurezza nazionale.
Domenica, una moltitudine di siti governativi, tra cui quello del Mossad, sono andati in tilt contemporaneamente a causa di un sospetto cyber attacco da parte degli hacker del famoso gruppo Anonymous, poi smentito dalle autorità che hanno puntato sulla spiegazione del "guasto tecnico a catena". Una tesi accolta con scetticismo da parecchi analisti ed esperti del campo, specie dopo il video in cui venerdì scorso i pirati di internet intimavano allo Stato ebraico di rompere l’isolamento attorno a Gaza. Da quel momento, a quanto appreso, le migliori risorse della Difesa sui territori virtuali sono state allertate per scongiurare rappresaglie capaci di causare danni al Paese e al suo prestigio internazionale in un ramo dove è abituato a toccare livelli prossimi all’eccellenza. A giudicare dal black out generale, questa volta la massima allerta non è bastata, e la defaillance è costata severe ramanzine ai responsabili di settore.
Nei prossimi giorni, doverosamente, la macchina dell’informazione cercherà di spiegare meglio all’opinione pubblica quel che realmente è accaduto, mentre alcuni segugi di Gerusalemme e Tel Aviv, oltre la cortina dei dispacci ufficiali e la palude delle indiscrezioni ufficiose, sono alla caccia di possibili mandanti dell’offensiva Anonymous, cercando magari di prevenire le prossime mosse. Con i venti di guerra che soffiano impetuosi, gravidi d’immaginabili conseguenze a tutti i livelli, Israele ha bisogno di tutto fuorché d’apparire, o essere davvero, vulnerabile dalla sofisticata arma del terrorismo informatico.