Niente giri di parole: quello della Fiom contro Israele è antisemitismo
27 Dicembre 2010
“Occorre combattere ogni indizio di razzismo, e innanzitutto ogni rigurgito di antisemitismo, anche quando esso si travesta da antisionismo: perché antisionismo significa negazione della fonte ispiratrice dello Stato ebraico, delle ragioni della sua nascita ieri, e della sua sicurezza oggi, al di là dei governi che si alternano nella guida di Israele”: questo dichiarò il presidente Giorgio Napolitano il 25 gennaio 2007. Parole chiare, nette, che oggi inchiodano pesantemente il vertice della Fiom che il 22 dicembre scorso ha assunto una posizione che gronda antisemitismo, proprio quella fattispecie di antisemitismo definita e condannata da Giorgio Napolitano.
Un antisemitismo che si caratterizza per la sua “negazione delle ragioni della sicurezza di Israele”, aggravata dalla richiesta formale al governo italiano di “sospendere gli accordi commerciali e militari con Israele finché il suo Governo non rispetti il diritto internazionale e i diritti umani, metta fine agli insediamenti e all’assedio della popolazione di Gaza e che addirittura arriva al punto di minacciare “la sospensione delle relazioni sindacali con il sindacato israeliano Histadrut da parte di tutte le sedi sindacali internazionali”, nel caso continui a non rispettare i principi del sindacalismo europeo(indipendenza, democrazia, diritti umani e del lavoro). Frasi e concetti che ci rappresentano una Fiom in preda ad un delirio antisionista e antisemita (nella versione perfettamente definita da Napolitano), che naturalmente non si interessa minimamente dei 40 missili lanciati nell’ultima settimana da miliziani islamici da Gaza contro la città israeliana di Ashkelon, per colpire i cittadini e i lavoratori israeliani (naturalmente iscritti alla Histadrut).
Un omissione gravissima e colpevole, che nega l’evidenza e la stravolge. Il blocco di Gaza, dopo la piena e totale disoccupazione israeliana della Striscia operata da Ariel Sharon nel 2005, è solo e unicamente motivato dalle continue aggressioni missilistiche dei palestinesi di Hamas e di altri gruppi che hanno fatto una decina di morti tra gli israeliani e centinaia di feriti, così come dal rapimento del 25 giugno 2005 del caporale israeliano Gilad Shalit, in violazione di ogni diritto di guerra e della sua crudele detenzione a tutt’oggi.
L’aggressività di Hamas è tale che ormai è acclarato che si è dotata, grazie alla Siria e all’Iran, non solo di migliaia di missili, ma anche di vettori in grado di colpire Tel Aviv. Quello della Fiom è dunque un delirio estremista, antisionista e antisemita che arriva a citare tra i “crimini israeliani la “costruzione di un treno ad alta velocità tra Tel Aviv e Gerusalemme, per collegare le colonie israeliane, attraverso i territori occupati, a cui partecipa anche l’azienda italiana Pizzarotti”.
Treno che invece percorrerà solo e unicamente le campagne disabitate che separano Tel Aviv e Gerusalemme e che non “collegherà” alcuna “colonia”. Il tutto, sulla base di un voluto strafalcione: l’accusa ad Israele di violare con i suoi insediamenti ”il diritto internazionale che sancisce l’illegalità delle colonie”, là dove anche i bambini sanno che non vi è nessun “diritto internazionale” che sancisca tale illegalità, ma solo delle delibere dell’Onu. Questo per la semplice – ma fondamentale – ragione che i Territori non sono affatto separati da Israele da una linea di confine, ma da una semplice linea armistiziale (la “linea verde”. Linea armistiziale che fu voluta e imposta proprio dai paesi arabi nel 1948 che rifiutarono la richiesta di Israele di trasformarla in confini tra stati.
Tutti gli insediamenti che Israele costruisce sui Territori possono dunque essere condannati sotto il profilo dell’opportunità politica, ma non costituiscono affatto una “violazione del diritto internazionale”. Questo è tanto vero che la Giordania, quando firmò la pace con Israele dopo gli accordi di Oslo del 1993, modificò di comune accordo con Gerusalemme la “linea verde”, con scambi equi di territorio, trasformandola in veri e propri confini. Ma tutto questo non interessa evidentemente ad una Fiom che ha deciso di collocarsi su una linea di contrasto frontale con Israele, ben diversa peraltro, non solo da quella tradizionale del Pd e anche della stessa Cgil.
Una scelta scellerata, gravida di conseguenze che apre una pagina buia per una parte del sindacalismo italiano che sceglie oggi di abbandonare la stessa dirigenza palestinese della Anp di Abu Mazen a favore di Hamas e dei gruppi più fondamentalisti. “Siamo noi l’obbiettivo di Hamas” ha dichiarato due giorni fa Andan Damiri, il responsabile della Sicurezza della Anp da Ramallah a proposito della ripresa del lancio di missili da Gaza: “Stanno accumulando armi per colpire noi, non Israele. Puntano a rovesciare il governo di Ramallah, non a colpire lo stato ebraico”.
E’ indispensabile dunque che il mondo politico e sindacale si mobiliti per chiedere ad alta voce alla Cgil e alla sua segretaria Susanna Camusso di prendere atto di questa pericolosa deriva della Fiom e di intervenire, per quanto le è dato di fare.