No al Renzi bis: non si prendono in giro gli italiani
09 Dicembre 2016
L’inquietante prospettiva di un “Renzi due, la vendetta”, si sta facendo ogni giorno più realistica. Il nostro eroe comincia a capire che le sue frettolose dimissioni rischiano di sancire un’effettiva uscita di scena, cosa che, nonostante le nobili dichiarazioni del genere “se sarò sconfitto lascerò la politica”, Renzi non ha mai voluto. Il premier finto-dimissionario cercava solo di inscenare l’ennesimo coup de théatre, che secondo lui doveva concludersi con un rapidissimo ricorso al voto (avrebbe abbandonato al suo destino persino la finanziaria delle mancette, pur costruita con tanta cura) e con il tentativo di capitalizzare quel 40% di sì, che cerca ostinatamente di accreditare come suo.
Vistasi sbarrata la strada delle elezioni immediate dal presidente Mattarella, Renzi è entrato nel panico. Se ci vuole un governo che duri almeno qualche mese, il tempo di aspettare la sentenza della Corte costituzionale e di fare una nuova legge elettorale, l’incarico deve essere suo. Impossibile, per lui, fidarsi di qualcuno, impossibile rischiare di lasciare ad altri spazi di manovra dentro un Pd ormai ridotto, più che a un partito strutturato in correnti, a un caos tribale privo di vero collante. Renzi mette in conto di perdere la faccia, ma è nulla rispetto a perdere potere, e trovarsi di fronte a un presidente del consiglio che non controlla e che va per conto suo, mettendolo ai margini e oscurandolo definitivamente.
Noi di Idea siamo all’opposizione, e hic manebimus optime, in qualunque caso, e chiunque sia il prescelto per l’incarico esplorativo. La nostra posizione è chiara, ed è quella che unisce tutta l’area di centrodestra: il Pd ha la maggioranza, come è stato confermato dal recente voto di fiducia sulla legge di stabilità, e quindi non può scaricare le proprie responsabilità su altri, dopo aver fatto tutti i danni che poteva fare. E’ il classico tentativo di socializzare le perdite dopo aver tenuto rigorosamente per sé i profitti: prima mi lancio in una sprezzante sfida uno contro tutti, poi, quando perdo, pretendo che siano gli avversari a raccogliere i cocci. Una buona parte dei sì alla riforma era dovuta ai timori per l’eventuale situazione di instabilità successiva al voto.
Ora si scopre che il fautore dell’instabilità è lo stesso ex premier, che gioca una partita tutta personale e non vuole utilizzare la maggioranza di cui dispone per appoggiare un nuovo governo. Dopo di me il diluvio, e che gli italiani paghino per aver votato no! L’irresponsabilità viene elevata a sistema, e Renzi si scopre definitivamente per quello che è, uno spericolato giocatore di poker che usa il paese come un tavolo verde, un avventurista che gestisce la crisi senza un minimo di considerazione per il bene comune.
Se però il voto contrario dei parlamentari di Idea è scontato, questo non significa che per noi un governo equivale a un altro e tutte le vacche, nella crisi al buio, sono grigie: c’è una richiesta chiara emersa dal voto del 4 dicembre, ed è che il premier finto-dimissionario si faccia realmente da parte. Un Renzi bis, oggi, sarebbe una clamorosa truffa, e se il “ducetto di Rignano sull’Arno”, nella sua sublime impudenza, è disposto a perdere la faccia e farsi prendere in giro (magari dal fantastico Crozza), noi italiani no.