Nomine: Prodi fa le barricate con le poltrone

LOCCIDENTALE_800x1600
LOCCIDENTALE_800x1600
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

Nomine: Prodi fa le barricate con le poltrone

10 Gennaio 2008

Sulle grandi società pubbliche soffia il vento del
rinnovo. Le assemblee di primavera sono alle porte e la squadra di governo di
Prodi è già al lavoro per riposizionare gli amici e gli amici degli amici. Le poltrone delle aziende in
scadenza, da Eni a Enel passando per Finmeccanica e Terna, sono occupate da
uomini “piazzati” dal precedente Governo. Alcuni “convertiti” alle amicizie di
sinistra e quindi più o meno al riparo, altri forti di bilanci da record e
maxicedole staccate all’azionista-Tesoro stanno facendo il massimo per rimanere
in sella. E tra riconferme annunciate e giri di valzer minacciati, impazza il
toto-nomine.

E’ su Poste che sono puntati gli occhi di molti top manager.
Quella di Massimo Sarmi, attuale amministratore delegato
(è al suo secondo mandato) è una poltrona che scotta. Poste è la più grande
azienda pubblica per numero di dipendenti, gode di buona salute e Sarmi
starebbe giocando il tutto per tutto pur di rimanere in sella e svestire i
panni dell’uomo legato al centrodestra. In questo caso però l’ultima parola
spetta al ministro delle Telecomunicazioni Paolo Gentiloni, pronto a schierare
uno dei “suoi”. Tra i nomi che trapelano quello di Paolo Cuccia, presidente di Eur Spa. In molti puntano però su Giovanni Ialongo: arriva da Ipost, fa
capo alla Margherita e qualcuno lo dà in pole position per la carica di Ad al
posto di Sarmi (che tornerebbe al settore della telefonia da dove proviene),
qualcun altro per la presidenza. Anche la poltrona di Vittorio Mincato è infatti in scadenza. Nominato dal centrodestra
(come anche due membri del Cda che risulterebbero in bilico, Mauro Michelon e Filippo Milone) lo si
descrive come un uomo energico nonostante il fattore-età (classe 1936) che
potrebbe comunque portarlo fuori dal giro di poltrone.

Per l’amministratore delegato di Enel Fulvio
Conti
, forte dei successi in Spagna e Russia, potrebbe arrivare la
riconferma. E’ però sul fronte della
presidenza del gruppo che potrebbe muoversi qualcosa. Le voci circolano da più
parti e chiamano in causa il leader dei Liberaldemocratici Lamberto Dini. Che
avrebbe rinviato di qualche mese il colpo basso a Prodi, con l’obiettivo di far
occupare la poltrona che dal maggio 2002 è di Piero Gnudi. Il candidato sarebbe Augusto Fantozzi (già Ministro delle Finanze nel Governo Dini). E
Gnudi? Il bolognese, ex liquidatore dell’Iri amico di Prodi (ma anche di Casini
e Fini) andrebbe all’Eni al posto di Roberto Poli.

L’attuale numero uno di Eni Paolo
Scaroni
è invece al centro di numerose partite che lo vedono a volte in
uscita dalla più grande azienda italiana, altre volte destinato a rimanere in
sella. Nominato nei mesi scorsi consigliere delle Generali, il top manager
potrebbe ambire alla poltrona del francese Antoine Bernheim, rieletto nel 2002 alla presidenza della
compagnia di assicurazioni. Scaroni potrebbe quindi lasciare la guida del
gruppo italiano a maggiore capitalizzazione di borsa, controllato dallo Stato
con una quota del 30% (sommando le quote del Tesoro e della Cassa Depositi e
Prestiti), per ricoprire il ruolo di presidente (non di amministratore
delegato, come erroneamente si vociferava) e lasciando la sua poltrona a Corrado Passera. Il quale Passera
lascerebbe a sua volta a Pietro Modiano
(marito del ministro Barbara Pollastrini e attuale direttore generale della
superbanca) la guida di Intesa Sanpaolo. Che Passera spinga per arrivare
all’Eni non è però un mistero. Alla base dell’interesse del banchiere per il Cane a
Sei zampe ci sarebbero un motivo professionale e uno personale: se da una parte
pare che Passera non sia immune al fascino di una poltrona di grande peso e
prestigio come quella di Scaroni, dall’altra, dicono i più informati, sembra
gli stia ormai stretto il rapporto con il guru della finanza Giovanni Bazoli e
con il ruolo di Ad della superbanca.

Da sistemare c’è anche Claudio
Costamagna
, ex responsabile per l’Europa dell’investment banking di Goldman
Sachs e molto vicino a Romano Prodi. Anche per lui si starebbe studiando un
posto in Generali.

Di nuovi equilibri in Confindustria si parlerà invece dal 16
gennaio, quando Luca Cordero di
Montezemolo
(che manterrà quasi certamente la guida della Luiss)
incontrerà  i suoi predecessori per
indicare una rosa di nove nomi all’interno della quale, il giorno
seguente, la giunta di Viale
dell’Astronomia voterà i tre saggi incaricati di svolgere le consultazioni per
il rinnovo della presidenza. A quella montezemoliana subentrerà con ogni
probabilità quella “marcegagliana”. Per la prima volta infatti, a guidare gli
industriali potrebbe essere una donna: Emma
Marcegaglia
. Amministratore delegato
di un gruppo di carattere siderurgico che fattura 4 miliardi, ha ricoperto la
carica di presidente dei giovani industriali dal 1996 al 2000 per diventare poi
vicepresidente sotto la presidenza D’Amato tra il 2000 ed il 2002 e tornare
vicepresidente con delega all’Energia ed alle Politiche ambientali nel 2004.
Oggi è, tra i vice, la meno montezemoliana e sostanzialmente autonoma rispetto
al dominio “torinese”. Anche la potente Assolombarda guidata da Diana Bracco
(nel Cda della cui azienda siede la stessa Marcegaglia), sarebbe pronta a
sostenerla. Sul fronte delle vicepresidenze, una volta ritiratosi dalla corsa, Alberto Bombassei si è dichiarato
disponibile a mantenere le relazioni industriali. In corsa come “numero due” ci
sono sia Marco Tronchetti Provera,
sia Giorgio Squinzi. Scontata la
conferma di Maurizio Beretta alla
direzione generale mentre con il nuovo giro di nomine il suo attuale vice Luigi Mastrobuono siederà sulla
poltrona di direttore generale dei costruttori. Non è ancora chiaro quale, ma un posto andrà a Matteo Colaninno, in scadenza come
numero uno dei giovani. E se Giuseppe
Morandini
resterà alla guida del Consiglio Centrale Piccola industria
ancora per due anni, in pole position per la delega per l’energia c’è Andrea Moltrasio. Massimo Calearo potrebbe andare all’internazionalizzazione mentre Federica Guidi potrebbe finire per
guidare, appunto, gli under 40. E il presidente di Napoli Giovanni Lettieri dovrà invece giocarsi il posto da rappresentante
del Mezzogiorno.

In scadenza anche la poltrona di Flavio Cattaneo, amministratore delegato
della società che gestisce la rete elettrica nazionale e direttore generale Rai
nell’era berlusconiana. Molti osservatori puntano comunque su una possibile
riconferma. Sebbene Cattaneo sia stato un uomo del centrodestra (voluto, alla guida di Terna da Giulio
Tremonti e Silvio Berlusconi) nel tempo, grazie anche alle frequentazioni della
sua fidanzata Sabrina Ferilli, si è avvicinato al mondo di sinistra. A cui oggi
piace. Se alla simpatia del Palazzo si aggiunge una buona gestione dell’azienda
e conseguenti buoni risultati, la riconferma potrebbe essere dietro l’angolo.
In scadenza c’è anche la presidenza: Luigi
Roth
, molto vicino al presidente della Lombardia Roberto Formigoni, sarebbe in procinto di lasciare l’azienda
elettrica ma nessun nome trapela ancora negli ambienti economici.

Il giro di nomine toccherà anche il primo gruppo italiano
attivo nella difesa e nell’aerospazio: Finmeccanica. Pier
Francesco Guarguaglini
, presidente e amministratore delegato, potrebbe
essere al centro di una redistribuzione di poteri che vedrebbe assegnare più
deleghe operative all’attuale direttore generale Giorgio Zappa.

C’è poi la Rai: a maggio potrebbe riscriversi la mappa del
potere. Ma ci sono due fattori dai quali non si può prescindere: cosa succede
con il ddl gentiloni? Soprattutto, questo governo resterà in carica fino a maggio?
Certo è che dopo il reintegro forzato di Angelo Maria Petroni (area
centrodestra) in Rai è tornato l’equilibrio. Le poltrone che scottano sono
comunque quelle di  Agostino Saccà e Deborah
Bergamini
. Per quanto riguarda Rai fiction, rimane in piedi l’ipotesi Del Noce (si libererebbe così anche la
direzione di Rai 1) ma da più parti bocciano l’ipotesi  (“è improbabile che la poltrona possa andare
all’opposizione”, si dice).

La partita sugli Enti Previdenziali invece è ferma. I
presidenti degli Enti e dei Civ (comitati di indirizzo e vigilanza) sono stati
prorogati fino a scadenza naturale dei Consigli di amministrazione (il 4 luglio). Lo spettro del
commissariamento rimane – nel milleproroghe è stata inserita una clausola poco
chiara secondo la quale qualora ci fosse bisogno di una accelerazione il
Governo non perderebbe tempo – ma la questione è complessa e dopo il momentaneo
ko del Governo (il tentativo di
accorpamento degli Enti è fallito tra Natale e Capodanno) regna la calma.