Non ci sono più le stagioni di una volta

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Non ci sono più le stagioni di una volta

09 Giugno 2015

Non ci sono più le stagioni di una volta, le nevi d’antan, e non c’è più il senso delle istituzioni, vivo ancora fino a tempi non troppo remoti. Non se ne vede traccia né a destra né a sinistra, e non parliamo di altri luoghi politici meno definiti, come il Movimento Cinque Stelle.

Non chiediamo di avere tra noi un nuovo De Gasperi, basterebbe molto meno: rapporti corretti tra i diversi organi dello stato, tra i vari livelli amministrativi, e così via. Insomma, quel minimo bon ton istituzionale che, come la buona educazione nei rapporti personali, rende tutto più fluido e accettabile, e consente qualche sicurezza.

Assistiamo invece a situazioni paradossali che si accavallano, senza che nessuno sembri scandalizzato, o perlomeno stupito. Per esempio: il ministro degli Interni impedisce, attraverso una circolare ai prefetti, che alcuni sindaci  registrino matrimoni tra persone dello stesso sesso contratti all’estero, palesemente privi di valore legale in Italia, e una parte della sinistra inneggia all’iniziativa dei sindaci.

Il bello è che lo fa anche il sottosegretario ai Rapporti con il Parlamento, l’on. Scalfarotto, che non solo fa parte del governo, ma per il suo ruolo dovrebbe difendere le prerogative del Parlamento, che sul tema del matrimonio gay non ha legiferato.

Persino Zagrebelsky  ammette che “ il ribellismo nientemeno che di sindaci, ufficiali di stato civile, è frutto e sintomo, oltre che causa, di un disfacimento delle istituzioni fondamentali della Repubblica, che non dovrebbe essere apprezzato nemmeno da coloro che, nel merito, condividano il segno politico che le illegali registrazioni esprimono.”

Ma il conflitto con i sindaci prosegue, e alla Camera ieri si discuteva una mozione presentata da Sel  in cui si chiedeva ad Alfano di ritirare la sua circolare, come se questo bastasse a rendere legittima la registrazione dei matrimoni gay in assenza di una legge apposita.

Secondo esempio: un ex Ministro degli Interni, ora governatore di una importante regione del nord, si rifiuta di applicare una direttiva che lui stesso aveva firmato, quando appunto era al Viminale. Oggi l’ex ministro è dall’altra parte della barricata, e che importa ormai il rispetto delle istituzioni?

Forse questo nell’immediato porta qualche consenso, ma si rischia di contribuire così al crollo di credibilità delle istituzioni della Repubblica e di chi le rappresenta. Ed è la prima volta (forse l’ultima) che mi accade di essere d’accordo con  Zagrebelsky.