Non facciamo il gregge di Di Pietro. Al referendum non andiamo a votare!

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Non facciamo il gregge di Di Pietro. Al referendum non andiamo a votare!

03 Giugno 2011

Il 12 e 13 Giugno, gli italiani sono chiamati alle urne per esprimere il loro parere su tre quesiti referendari: la liberalizzazione della gestione dei servizi idrici, il nucleare e il legittimo impedimento.

La natura e i contenuti dei quesiti referendari dicono tutto su come l’Italia sia ormai un Paese totalmente ingovernabile, destinato ad un’inevitabile agonia economica, sociale e culturale. Il fatto poi che i promotori e sostenitori dell’abrogazione delle norme contenute nei quesiti referendari, siano coloro che si definiscono riformisti, ci fa perdere ogni speranza sulle possibilità di uscire dall’ineluttabilità dei nostri destini.

Ma vediamo perché siamo chiamati alle urne.

Liberalizzazione della gestione dei servizi idrici. Sono piovute giuste critiche sul governo in carica per la timidezza (per essere buoni) sulle liberalizzazioni. Ebbene dell’unica vera liberalizzazione realizzata si chiede l’abrogazione. I promotori del referendum vogliono infatti che gli italiani continuino a pagare l’acqua (quando c’è!) circa il 15% in più della media OCSE, vogliono che ogni anno a causa di una rete idrica medievale si sperperi più del 30% della capacità totale ed ancora vogliono che ogni genere di investimento sulla rete sia precluso. Per finire ovviamente, vogliono che si conservino costosissimi consigli d’amministrazione pubblici, con i soliti rappresentanti figli delle clientele. Insomma, è come dire: ho la possibilità di avere l’acqua ad un prezzo più basso, con una copertura maggiore e nello stesso tempo mandare a lavorare qualche “boiarduccio” di provincia, ma ci rinuncio. Complimenti!

Due giorni fa, la Cassazione ha accolto la richiesta dell’Idv: il 12 e 13 giugno si voterà comunque il referendum sul nucleare. I promotori del referendum chiedevano di abrogare le norme sulla localizzazione e realizzazione delle centrali nucleari. Ma c’è un piccolo particolare, queste norme non esistono più e ad ora non è dato di sapere che cosa gli italiani saranno chiamati ad abrogare: il tutto assomiglia ad una sorta di processo alle intenzioni del governo …. cosa non si fa per dare il colpo di grazia al Caimano! A parte questo esempio di cristallinità giuridica, la scelta nucleare in Italia sta diventando il paradigma di un paese ridicolo: trent’anni fa eravamo uno tra i paesi all’avanguardia nelle tecnologie nucleari, ma a seguito dell’incidente di Chernobyl, unico paese dell’OCSE, nel 1982 siamo usciti dal nucleare, scelta che è costata ai cittadini 8 (otto!) miliardi di euro all’anno. Nello stesso periodo nel mondo sono state costruite quasi cento nuove centrali nucleari, di cui cinque a meno di cento chilometri dai nostri confini nazionali. Nel frattempo gli standard di sicurezza si sono elevati in maniera esponenziale con le centrali di terza generazione. Oggi paghiamo l’energia il 40% in più rispetto ai nostri vicini francesi, che di reattori nucleari ne hanno qualche decina. Nonostante ciò, il 12 e 13 Giugno sull’onda emotiva scatenata dal terrorismo mediatico che è stato fatto sull’incidente a Fukushima, causato da un maremoto di proporzioni bibliche (come noto, evento naturale tipico dei mari di casa nostra!?), qualche milione di incapaci di intendere e di volere, decreteranno la morte del nucleare.

Legittimo impedimento. A gennaio scorso, l’Alta Corte, pur demandando ai giudici di valutare le ragioni che secondo la difesa impedirebbero la presenza in aula delle alte cariche dello Stato soggette a processi, ha dichiarato la legge sul legittimo impedimento costituzionale. Oggi i promotori del referendum, tutti noti sacerdoti e cultori dell’inviolabilità della Carta Costituzionale, ne chiedono l’abrogazione. C’è qualcosa che mi sfugge, a meno che, non c’entri ancora il Caimano.

Insomma, tra antimodernità, autolesionismo ed anti-berlusconismo, assisteremo tra qualche settimana alla triste transumanza di un gregge inconsapevole di trogloditi guidati dai cosiddetti riformisti e da quel demagogo di Di Pietro, che esulteranno aver dato un’altra spallata all’odiato Berlusconi, senza sapere che si sono appena dati una martellata sulle palle!

C’è da chiedersi se di fronte a tale stupidità e volontà di strumentalizzazione, non sia il caso a volte di sospendere la democrazia, soprattutto quando essa diventa perniciosa rispetto gli interessi generali.

PS: ho appena appreso che il PdL lascia libertà di voto e non dà indicazioni riguardo i referendum, se è vero, siamo alle comiche finali! Ma come, il nucleare stava nel programma elettorale del 2008, la legge sulla liberalizzazione della gestione dei servizi idrici l’ha fatta questo Governo e sul legittimo impedimento ce l’hanno menata per un intero anno, ed ora lasciano libertà di voto?

Sarà sicuramente una svista, ma a scanso di equivoci è meglio non andare a votare.