Risposta sanitaria e risposta economica devono andare di pari passo

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Risposta sanitaria e risposta economica devono andare di pari passo

17 Febbraio 2021

Pubblichiamo l’intervento di Gaetano Quagliariello in Senato nel corso del dibattito sulla fiducia al governo Draghi.

Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, colleghi senatori, mi sia consentito di esprimere innanzitutto la soddisfazione di Cambiamo, una piccola componente che per prima, di fronte a una crisi così eclettica, anche e soprattutto per i tempi, ha chiesto un Governo di salvezza nazionale. Avevamo usato l’espressione «Gabinetto di guerra», perché ci sembrava che questa fosse l’unica soluzione all’altezza dei tempi.

Signor Presidente del Consiglio, nelle sue parole oggi abbiamo ritrovato l’eco di quella preoccupazione. Se questa soluzione si è affermata lo si deve al principio di realtà, che a volte fa miracoli e consente anche a piccole forze politiche di diventare maggioranza. Lei ha risposto alle parole pronunciate dal presidente Mattarella quando, in quei sei minuti che sono stati una svolta di questa crisi, ha avvertito il dovere di rivolgere un appello a tutte le forze politiche presenti in Parlamento «perché conferiscano la fiducia a un Governo di alto profilo, che non debba identificarsi con alcuna formula politica». È stato il salto rispetto alla proposta del Governo Conte 3, dove invece c’era una evidente e chiara pregiudiziale, che veniva espressa facendo riferimento all’europeismo.

All’europeismo si è riferito anche lei, signor Presidente del Consiglio, ma – se lo faccia dire da un europeista degasperiano – ci sono due modi di concepire l’Europa. Nella storia l’Europa è stata una necessità popolare; lo è stata quando Jean Monnet diceva che bisognava prendere un problema compreso dalla gente, praticare il minimo di cessione di sovranità necessario per risolverlo e poi partire da lì per avere una maggiore integrazione. È quello che stiamo vivendo oggi per l’ennesima volta, con i cittadini di uno Stato chiamati a pagare le tasse per cittadini di un altro Stato. È evidente che se la soluzione andrà bene noi avremo una maggiore integrazione politica.

L’Europa, quando ha avuto successo, è stata una risposta a problemi contingenti, come al tempo della Comunità europea del carbone e dell’acciaio (CECA), quando Spinelli e De Gasperi si sono ritrovati su una necessità pratica. L’Europa non è mai stata una ideologia di sostituzione, non è mai stata una cintura di castità. Io la prego, signor Presidente del Consiglio, di far riferimento a questa concezione alta dell’europeismo, in modo da non far rientrare dalla finestra quella formula che il Presidente Mattarella ha cacciato dalla porta.

La sua non è una coalizione; il suo è un Governo repubblicano di salvezza, dove le diverse forze politiche fanno riferimento a lei. Noi non ci stiamo unendo in una nuova coalizione; questo è un capitolo di una lotta politica che guarda e deve guardare al futuro (e per questo ha poco senso la proposizione di vecchi intergruppi). Noi speriamo che il suo Governo non sia la riedizione di un capitolo già visto, ma che possa scrivere una riforma della lotta politica. E questo sarà tanto più possibile quanto più lei terrà presenti quelle che sono le vere emergenze del Paese.

Lei ha parlato di Governo antidepressivo e noi lo abbiamo apprezzato, senza maramaldeggiare nei confronti di chi l’ha preceduta perché in realtà si è trovato ad affrontare un vero e proprio salto nel buio, che a volte la storia propone, come al tempo della Prima guerra mondiale c’è stata la mitragliatrice e al tempo della Seconda guerra mondiale i tank. Questo Paese non sapeva, al pari di tutto il mondo, come affrontare la pandemia. Ma il problema rimane.

Oggi, dopo un anno, c’è da armonizzare la risposta a due emergenze, che vanno viste insieme e non come due capitoli separati. Abbiamo l’emergenza sanitaria e abbiamo l’emergenza economica di un Paese depresso e, in qualche caso, addirittura disperato.

Signor Presidente, in quel periodo che viene chiamato sede vacante (quando muore un papa e se ne fa un altro), c’è stata una sbandata. Certamente non ha dato armonia al Paese aver negato un pranzo a san Valentino alle coppie che festeggiavano questa data in zona arancione; si potevano aspettare ventiquattro ore per far entrare in vigore le nuove misure. Certamente non è stata una bella cosa quello che è accaduto nelle stazioni di sci, dove si è avvertito quasi un odio nei confronti delle imprese e degli imprenditori. Alcuni di loro mi hanno detto di non essere più nemmeno arrabbiati, ma di essere rassegnati. E certamente non è una bella cosa il fatto che un consulente del Governo, invece di dare consulenze all’interno, parli all’esterno come se fosse un rappresentante del Governo.

Comprendo che queste cose sono accadute in un momento del tutto particolare ed evidentemente per questo non è possibile farne nemmeno lontanamente una colpa al suo Governo. Però è necessario, signor Presidente, che ora si dia un segno di cambiamento, che si tenga la barra dritta su quelle che sono le vere emergenze del Paese, che ci sia la forza di armonizzare le risposte che riguardano la pandemia e quelle che riguardano l’economia. Più il suo Governo riuscirà a fare questo, più lei riuscirà ad assicurare ciò come punto di congiunzione tra le varie parti politiche che fanno riferimento innanzitutto a lei, ancor più che tra di loro, e più noi le saremo accanto. Signor Presidente, buon lavoro.