
Nucleare e Libia non hanno evitato il tonfo elettorale della Merkel

28 Marzo 2011
Il peggiore degli incubi di Angela Merkel è diventato realtà. La roccaforte dei cristiano democratici tedeschi, il Baden Württemberg, un Land che dal 1953 era governato dalla CDU è passata alla coalizione di centro-sinistra formata da socialdemocratici e verdi. Anche nell’altro Land in cui si è votato ieri, il Rheinland-Pfalz, storico feudo della SDP, la CDU, nonostante un buon risultato, non è riuscita ad imporre una grande coalizione. Anche i socialdemocratici perdono consensi, ma restano il primo partito e governeranno insieme ai Verdi, anche qui i veri vincitori delle elezioni. In realtà, in queste elezioni regionali hanno perso tutti, escluso, appunto, i Verdi che hanno letteralmente raddoppiato i propri voti.
Negli ultimi mesi tutti i sondaggi davano i Verdi in costante crescita, ma è evidente che i temi ambientali hanno condizionato e determinato il voto di ieri in maniera decisiva. A Stoccarda, capitale del Baden Württemberg, è da circa un anno che gli ambientalisti protestano contro la costruzione di una gigantesca (ed impopolare) stazione ferroviaria, la cosiddetta “Stuttgart 21”. Se a questo, poi, si aggiunge la crisi d’identità e di linea politica sia dei conservatori della CDU sia dei socialdemocratici ed, ancora, il disastro ambientale in Giappone, è facilmente comprensibile il successo dei Verdi. Del resto, nelle ultime settimane, la discussione politica tedesca è stata monopolizzata dalla discussione sul nucleare. I Verdi, che da sempre si battono contro il nucleare, ne escono vincitori ed ora governeranno (insieme ai socialdemocratici) in Rheinland-Pfalz, mentre in Baden Württemeberg ci sarà il primo Governatore Verde della storia della Germania, ovvero Winfried Kretschmann, che il Frankfurter Allgemeine Zeitung, ha definito “un cattolico conservatore che considera l’amore per la natura più importante di qualsiasi altro esperimento socio-politico”.
Non sono dunque servite a nulla le recenti capriole politiche di Angela Merkel. Non è sembrata credibile la rinuncia al nucleare annunciata, in modo forse un po’ troppo spettacolare, dalla Cancelliera e dal suo vice Westerwelle, considerato che appena cinque mesi fa avevano entrambi portato avanti una convinta campagna a favore del nucleare. A questo punto il governo nero-giallo di liberali e cristiano-democratici deve fare i conti con la terza sconfitta elettorale in un anno. Due di queste tre sconfitte pesano come macigni: Nord-Reno Westfalia (poco meno di un anno fa) e, ieri, nel Baden-Württemberg, alle quali va aggiunta quella, ampiamente prevista, ma non meno grave, ad Amburgo. Ora il cammino della coalizione dei cristiano democratici e dei liberali si fa duro, soprattutto perchè la maggioranza ha perso altri seggi nel Bundesrat, la Camera delle regioni. Già il governo era in minoranza di quattro seggi, ora sono ben dieci. E’ certamente vero che dopo l’ultima riforma istituzionale del 2006 l’influenza di questa seconda Camera è diminuita, ma non poter contare su una maggioranza stabile anche nel Bundesrat resta comunque un ostacolo di non poco conto per la realizzazione del programma di governo.
In realtà, però, il problema di Angela Merkel ora è ben più complesso. Non è solo una questione di numeri e di maggioranze che non ci sono più. Ora inizierà un processo alla linea politica della Cancelliera all’interno del partito. Al momento non c’è un successore, ma si può considerare già aperta la discussione sull’identità e sulla linea politica che i conservatori tedeschi dovranno avere nei prossimi mesi. Fino ad ora il tratto distintivo della leadership di Angela Merkel è sempre stato caratterizzato dal freddo calcolo politico. Le è mancata una visione politica di alto profilo. Sono da interpretare in questo senso anche l’astensione alla missione militare in Libia, che ha, di fatto, isolato la Repubblica Federale Tedesca dai suoi principali partner europei e, ancora, i mal di pancia del governo tedesco nei confronti della guerra in Afghanistan. Dal punto di vista elettorale, inoltre, non risultano neanche tanto vincenti le rigide ricette economiche che la Merkel ed il suo governo hanno deciso negli ultimi mesi nel proprio paese come anche in Europa.
E’ chiaro a questo punto che i conservatori tedeschi si trovano oggi davanti ad un bivio. Ritrovare una nuova identità politica e culturale o essere destinati a perdere ulteriori consensi. Forse solo adesso si percepisce la mancanza dell’ex Ministro della Difesa Karl Theodor zu Guttenberg, l’unico che avrebbe potuto ridare emozioni ai conservatori tedeschi, rilanciare i cristiano-democratici ed offrire una guida forte al centro-destra tedesco.