Nuova influenza. Scuole al via regolarmente nell’Ue, Usa e Canada
31 Agosto 2009
di redazione
Mentre la questione se chiudere o meno le scuole a causa dell’allarme contagio dell’influenza suina tiene banco in Italia, la campanella di inizio dell’anno scolastico suonerà regolarmente anche nei principali Paesi europei, Stati Uniti e Canada, nonostante la pandemia di influenza suina. A pochi giorni dalla ripresa delle lezioni nessun Governo ha deciso di rinviare il ritorno degli studenti in classe temendo la nuova ondata di influenza A, attesa dagli esperti per l’inizio dell’autunno.
Il più possibilista su un eventuale posticipo dell’inizio delle lezioni sembrava l’esecutivo francese, che però poi ha deciso la regolare riapertura. Il nuovo anno scolastico comincerà martedì 2 settembre, come annunciato dal ministro dell’Istruzione, Luc Chatel, nei giorni scorsi dopo la riunione dell’unità di crisi sulla pandemia di influenza A. Il piano messo a punto dagli esperti convocati dal dicastero prevede la chiusura di un istituto solo in presenza di 3 casi di contagio in una settimana. A decidere saranno i prefetti. No, comunque, alla chiusura generalizzata. La riapertura è prevista dopo 6 giorni consecutivi di stop, la disinfezione della struttura e dopo che alunni e personale abbiano superato la fase contagiosa. I ragazzini non resteranno a casa con le mani in mano. Le lezioni continueranno online, sul canale tv nazionale France 5 e sulla radio France Culture.
Anche il Governo britannico ha fatto appello alla tv pubblica per andare avanti con le lezioni se il virus H1N1 dovesse far chiudere i cancelli scolastici. Nel Regno Unito, dove nella prima ondata di pandemia nei mesi scorsi più di mille scuole hanno registrato casi di influenza A e oltre il 60% dei contagi si è verificato fra bambini o teenager, la chiusura degli istituti è prevista solo in circostanze eccezionali. Ma se lo scenario peggiore dovesse verificarsi, con migliaia di scuole chiuse per la pandemia, l’esecutivo vuole essere certo – si legge sul Daily Mail – che la Bbc mandi in onda un certo numero di ore di programmi educativi e formativi, anche sul suo sito Internet.
Trinidad Jimenez, ministro della Sanità in Spagna, ha escluso un rinvio dell’apertura dell’anno scolastico a causa della pandemia di influenza H1N1. "Non ci sono ragioni né cliniche né epidemiologiche per prendere una misura del genere", ha precisato la Jimenez nei giorni scorsi sui media spagnoli, aggiungendo che il ministero è preparato a quest’evenienza "in caso di indice molto alto di contagio nelle scuole" e se la chiusura "venisse raccomandata dalle autorità sanitarie internazionali".
Negli Usa chiudere gli istituti colpiti dal virus H1N1, come accaduto in vari Stati durante l’epidemia della scorsa primavera, non dovrebbe essere necessario quest’autunno o d’inverno, secondo le linee guida emanate a inizio agosto dai Centers for Disease Control. Le indicazioni "aiuteranno le scuole a prepararsi e a rispondere alla minaccia H1N1, in vista della riapertura nei prossimi giorni", ha sottolineano il ministro della Salute statunitense Kathleen Sebelius, aggiungendo che "una chiusura di massa non fermerebbe comunque l’epidemia di nuova influenza". "La decisione sarà locale – ha precisato Janet Napolitano, ministro per la Sicurezza interna – e solo le scuole con un alto numero di studenti a rischio, o di casi, dovrebbero considerare la chiusura". A scongiurare il peggio dovrebbero servire le linee guida, con una serie di indicazioni pratiche agli istituti e agli insegnanti (preparazione di piani d’azione, stanza ad hoc per i casi sospetti, mascherine per i malati e chi è a contatto, particolare cura dell’igiene, ‘quarantenà degli studenti colpiti per 7 giorni) e ai genitori (controllare eventuali sintomi influenzali dei figli ogni giorno, tenerli a casa per 5 giorni se qualcuno in famiglia si è ammalato).
È la stessa via seguita dal Governo canadese, che ha emanato le linee guida rivolte alle scuole un paio di settimane prima della riapertura nella maggior parte delle province e sconsiglia la chiusura degli istituti, che avrebbe un effetto deleterio togliendo i più giovani da un ambiente controllato e rendendoli liberi di andarsene in giro, magari a diffondere il virus.
Gli stessi specialisti si dividono sull’efficacia di una simile misura per limitare la diffusione del virus, che ha una "predilezione" per i più giovani, fra i più colpiti. Secondo uno studio dell’Imperial College di Londra, pubblicato sulla rivista Lancet, la chiusura delle scuole potrebbe prevenire un caso su 7 in generale e uno su 5 fra i bambini, riducendo del 40% le infezioni nel picco di pandemia. I due ricercatori, Simon Cauchemenez e Neil Ferguson, precisano che la decisione di chiudere le scuole va presa sulla base della gravità della situazione e della severità della pandemia.
La malattia al momento, a parte alcuni casi, si conferma lieve e l’unico motivo per cui si potrebbe considerare di tenere a casa gli studenti è "la preoccupazione che il sistema sanitario possa essere mandato in tilt da un consistente aumento di casi". Gli esperti contrari fanno notare che ormai il virus è stabilmente presente nella comunità e chiudere le scuole non avrebbe senso per contenere l’infezione nella situazione attuale. Non solo. Una chiusura di 12 settimane, si sottolinea sul Times, ridurrebbe del 6% il Pil del Regno Unito, costringendo i genitori che lavorano a trovare alternative per non lasciare soli i figli a casa. Fino a un terzo dei dipendenti del sistema sanitario e dei servizi di assistenza sociale dovrebbe assentarsi dal lavoro per prendersi cura degli figli.