Nuove aspettative potrebbero salvare i ragazzi dallo sballo di massa

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Nuove aspettative potrebbero salvare i ragazzi dallo sballo di massa

01 Maggio 2011

Recenti studi spiegano il rapporto tra uso di cannabis e inizio di gravi malattie mentali. In certi casi la cannabis può provocare questo effetto ritardando la maturazione del cervello (vedi la rivista Schizophrenia Research dell’Aprile 2011). Per non parlare dei rischi dovuti alla perdita di controllo, di riflessi, anche per giorni dopo l’assunzione della droga. Ci si domanda allora perché in tanti spettacoli televisivi si guardi con indulgenza all’uso di stupefacenti, perché si accetti che i soliti VIP ne parlino ammiccando o supponendo addirittura che sia “normale” farne uso, magari specificando che è un vezzo dell’adolescenza che “poi passa”.

Ci si dovrebbe rendere conto che la droga è un modo di fuggire dalla realtà, e la fuga per la fuga è già in sé un cattivo messaggio da dare a chi è fragile come un adolescente. A questo sommiamo poi le conseguenze sulla salute e c’è quanto basta per inasprire l’allarme. Certo, questo vale anche per l’alcol, altro “vezzo giovanile”, che oggi trova grande diffusione, nella forma del ‘binge drinking’ tra i giovani, cioè il buttar giù drink su drink per “sballare”.

In Francia l’accesso precoce all’alcol o alla droga è associato con la tendenza al suicidio, secondo l’International Journal of Public Health dell’aprile 2011. Sono 4 milioni gli italiani che praticano il binge drinking, cioè bere 6 o più drink in un’unica occasione, almeno una volta l’anno. Del fenomeno si occupa l’Osservatorio alcol dell’Istituto Superiore di Sanità. “Nei giovani di 15-24 anni – spiega – il binge drinking raggiunge 1,450 milioni di persone, e riguarda 450mila ragazzi fino a 15 anni” (Ansa, 28 aprile).

Cosa spinge i ragazzi a cercare lo sballo in massa? E cosa fa sì che la politica se ne occupi solo marginalmente? Stiamo allevando una generazione di figli senza ideali, ci avvertono i sociologi, e non dipende dalla mancanza dei posti di lavoro, ma dallo sguardo privo di speranza dei loro genitori. Si chiamano “echo boomers” questi giovani, che vivono solo di riflesso dei desideri dei loro genitori; con una specie di obbligo di compiere i desideri frustrati di chi li ha messi al mondo. E siccome sono morti gli ideali (o sopravvivono solo in pochi), l’unico desiderio cosciente dei giovani è quello di far soldi, che è quello dei loro genitori, che facevano i rivoluzionari capelloni "cheguevaristi" e poi sono andati tutti a finire nella più omologata borghesia: questa è la prima generazione nella storia del mondo in cui i giovani – figli di tali padri – rimproverano ai genitori non di essere “sorpassati” moralmente o culturalmente, ma di non dargli abbastanza soldi o posti di lavoro. Così riportano acutamente vari osservatori.

E’ una generazione che sa di essere nata perché ha superato “l’esame genetico prenatale” cui tutti loro sono stati sottoposti; e da una generazione di sopravvissuti, già moralmente vecchi appena nati perché invecchiati dalle aspettative “vecchie” dei loro genitori, cosa possiamo aspettarci?