Nuove tasse per pagare le rinnovabili

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Nuove tasse per pagare le rinnovabili

27 Marzo 2012

Altre tasse nell’aria, stavolta di carattere ambientale, capaci di colpire i carburanti con un proiettile calibro 24 (centesimi). Ma il caricatore è pieno e pronto a sparare una raffica di “green taxes” che andranno a sostenere le energie rinnovabili – eolico, solare, geotermico e via dicendo – ma faranno crescere ancora di più la pressione tributaria. All’articolo 15 dello schema di legge delega “recante disposizioni per la revisione del sistema fiscale” si prevede «l’introduzione di nuove forme di imposizione per preservare e garantire l’equilibrio fiscale (green taxes) » e la «revisione della disciplina delle accise sui prodotti energetici in funzione del contenuto di carbonio (carbon tax)». 

SI PARTE CON 4 CENTESIMISta quindi per succedere che il Governo tasserà ancora la benzina, in linea con le previsioni del presidente di Nomisma Energia, Davide Tabarelli, che per mantenersi cauto aveva parlato di possibili rincari da 2 a un massimo di 20 centesimi. E poi, chissà, se le condizioni lo richiederanno, il Governo potrebbe anche decidere di intervenire su altri capitoli che hanno a che fare con lo sviluppo sostenibile perché – salvo colpi di scena – il maggior gettito è destinato a coprire i costi delle rinnovabili, al momento finanziate attraverso la componente “A3” della bolletta energetica. 

PERCHÉ PIÙ TASSE. La tassazione ambientale, secondo quando scritto nel provvedimento che sarà all’esame di uno dei prossimi Consigli dei ministri, fornirà all’Esecutivo un «doppio dividendo »: da un lato, si legge, contribuendo alla riduzione delle emissioni nocive, dall’altro consentendo una migliore distribuzione del carico tributario. E per spiegare meglio questo concetto è stato preso a prestito un riservatissimo report. 

GLI EFFETTI STIMATI. Lo studio è partito da Palazzo Koch, sede romana della Banca d’Italia. I ministri al lavoro sulla delega fiscale lo citano nell’ultima pagina, all’ultimo capoverso, della relazione illustrativa alla legge. «Con l’introduzione di una carbon tax sul carburante, applicando un’accisa al litro tra i 4 e i 24 centesimi, si avrebbe una riduzione delle emissioni legate al trasporto delle famiglie compresa tra 1,1 e 6,1 milioni di tonnellate, un aumento delle entrate tra i 2 e i 10 miliardi di euro e allo stesso tempo una contrazione della domanda di carburante delle famiglie più benestanti, che sarebbero anche quelle più colpite dalla misura». La minore domanda, continua lo studio «potrebbe contribuire a contenere il consumo energetico del Paese tra i 200 e i 1000 milioni di euro». 

STAGNARO: COSÌ NON VANessuna indicazione sui tempi (ma se carbon tax sarà, scatterà solo dal 2013, tra un anno) e neppure è chiaro se green taxes e carbon tax saranno sostitutive o aggiuntive l’una dell’altra. Spiega Carlo Stagnaro, esperto di energia dell’Istituto Bruno Leoni: «L’Italia è obbligata a ridurre l’emissione attraverso gli incentivi alle fonti rinnovabili e la partecipazione al mercato europeo dei diritti di emissione. Quello che il Governo sta discutendo – continua l’esperto – è se introdurre una nuova imposta sulle emissioni che va ad aggiungersi agli strumenti già in essere». Ma secondo Stagnaro, una carbon tax avrebbe senso solo se facesse piazza pulita degli altri strumenti e con una diversa destinazione del ricavato: «Se il Governo decidesse di abbassare l’imposta regionale sulle attività produttive di dieci miliardi farebbe una cosa socialmente conveniente per il Paese». Al contrario, «se utilizza la carbon tax per alimentare altra spesa corrente, anche sotto forma di sussidio alle rinnovabili, non sta facendo altro che aumentare la pressione fiscale». Ma il destino è già scritto: «La pressione fiscale, già elevata, è destinata a crescere ulteriormente », recita la legge delega. 

(tratto da L’Unione Sarda)