Obama come Carter? Be’, forse…

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Obama come Carter? Be’, forse…

22 Agosto 2011

Primi mesi del 2010. Obama ha già ricevuto i più disparati accostamenti ai grandi presidenti della storia americana: è stato paragonato ad Abraham Lincoln, a Franklin Delano Roosevelt, a Bill Clinton. Ma secondo la prestigiosa rivista Foreign Policy, il suo atteggiamento nella gestione della politica estera riporta alla mente Jimmy Carter. In base al seguente ragionamento: "Barack Obama potrebbe ancora rivoluzionare la politica estera americana. Ma se non sarà in grado di conciliare il Thomas Jefferson e il Woodrow Wilson che albergano dentro di lui, il 44esimo presidente potrebbe fare la fine del numero 39", cioè Carter.

Sintetizzando la tesi avanzata da Fp, nell’indole democratica di Obama convivrebbero due spiriti: quello di scuola jeffersoniana – secondo cui gli Usa prosperano tanto più quanto riducono i loro impegni all’estero e assegnano meno peso al fattore militare – quello di scuola wilsoniana, secondo cui gli Usa hanno una sorta di "dovere etico" nel farsi i promotori dei valori della democrazia nel mondo. Questa contrapposizione tra due nature conflittuali sembrava poter essere superata quando, nel suo discorso inauguarale, Obama aveva affermato che: "Noi rigettiamo come falsa la scelta tra la nostra sicurezza e i nostri ideali".

Nei fatti, tuttavia, la politica estera di Obama ha in molti casi rinunciato alle premesse idealiste, prevedendo forme di compromesso e chiudendo spesso un occhio con Paesi dalla dubbia "democraticità" – è l’opinione di Foreign Policy – quali l’Iran, il Pakistan, lo stesso Afghanistan. In tal modo, il presidente americano avrebbe in tal modo "tradito" entrambe le sue due nature. Un po’ come Jimmy Carter – sostiene Fp – che durante il periodo della sua presidenza (1977-81) si propose di mettere fine alla Guerra Fredda, per poi invece sostenere la resistenza afghana contro l’esercito sovietico, aumentare le spese militari e porre le basi per la presenza degli Usa in Medio Oriente. Secondo Fp, pertanto, il secondo anno di presidenza Obama doveva aprirsi con un necessario cambio di rotta in politica estera, pur riconoscendo al presidente americano Obama il tentativo di operare sempre con "dignità e coraggio".