Obama e l’ambiente: “Verde fuori, rosso dentro”

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Obama e l’ambiente: “Verde fuori, rosso dentro”

09 Novembre 2010

Washington D.C. – Howard Segermark prepara una cenetta con zuppa al chili, annaffiata con vino rosso e terminata con un sorso di liquore italiano. Nel giardino di casa, di fianco a innumerevoli strumenti per il barbecue, cominciamo le nostre conversazioni su come preparare il pollo e la situazione politica e culturale degli Stati Uniti e dell’Italia. Howard è uno squisito gentleman, con uno splendido senso dell’ospitalità che non si sottrae anche alle domande più provocatorie.

Quello che sorprende l’interlocutore del vecchio continente è la capacità di analizzare le situazioni gli eventi, sia culturali, politici ed economici, con categorie razionali e taglienti che non lasciano incertezza, ma che descrivono la realtà magnificamente. Durante il soggiorno a WDC le occasioni di parlare del mio lavoro nel campo dell’ambiente sono state innumerevoli e in tutte le occasioni le risposte e le osservazioni sono state appropriate con una percezione di quello che sta accadendo molto lontana da quello che abbiamo nel nostro continente. Indubbiamente la differenza principale sta nel punto di partenza dei loro ragionamenti.

Nella terra della libertà la Costituzione nasce per difendere i cittadini, la Chiesa, le comunità dalle ingerenze dello Stato, e non per definire i poteri dello Stato sulla realtà, e questo cambia radicalmente la prospettiva. La libertà, inoltre, non è percepita come la possibilità di fare tutto quello che si vuole (salvo fatto la libertà altrui), ma come un diritto inalienabile a cui corrispondono doveri di solidarietà che impegnano i singoli uomini e le comunità. La struttura burocratica del vecchio continente, ovvero un contenitore vuoto dove tutti possono fare quello che desiderano, è percepita come il gesso quando la frattura è guarita, semplicemente inutile e fastidiosa. Questa è la “weltanshauung” in cui Segermark si muove, non certo nello stereotipo dello Yankee capitalista sempre pronto ad abusare dei diritti dei più deboli.

Anche negli USA è evidente che l’Occidente sta smarrendo la propria identità, l’uomo occidentale non si ricorda più chi è e quale è la sua missione nel mondo. L’uomo occidentale vuole barattare la sicurezza e la stabilità economica con la propria libertà responsabile. La visione ambientalista, secondo cui l’uomo è il problema e se si riesce a limitarlo Gaia ci regalerà un’era di pace e serenità, si presta benissimo al baratto. Sorprendente Howard, “l’ambientalismo sostituisce la visione classica dell’uomo”. Il politicamente corretto inorridisce di fronte al concetto di verità di bene e di male, ma di fronte a Madre Natura si inchina rispettosa, tremante di fronte alla sua potenza.

Evidentemente qualsiasi cultura produce anche una operatività, un desiderio di costruire il mondo in una determinata maniera, legittima, fino a quando questo non si trasforma in vero e proprio sconvolgimento della forma e delle prerogative dello stato che, negli USA, mai si era permesso di entrare nella vita economica come oggi, mai si era parlato di incentivi come in un paese socialista. Howard ne dà una spiegazione economica “se hai bisogno di tenere basso il valore del dollaro, l’inflazione tende a salire, per recuperare il valore incentivi la spesa interna con le sovvenzioni alla green economy” e da un giorno all’altro ti trovi che il socio in affari di maggioranza si chiama Stato.

Ci si chiede perché i Tea Party stiano crescendo. Come non potrebbero crescere? Da liberi cittadini protetti dalla Costituzione, si trovano di fatto in un mondo in cui lo Stato sta occupando la loro libertà. E tutta questa operazione è coperta dal cosiddetto amore per la natura, che in realtà nasconde solo un goffo tentativo di sostituire la vecchia ideologia socialista (per non dire comunista) con l’ambientalismo. Da noi si dice “verdi fuori, rossi dentro”, semplicemente Howard li chiama “Green” come un vecchio libro che lo colpì.

E’ dura dargli torto, vive in una città dove gli scoiattoli corrono liberi nei parchi, dove la stazione ferroviaria profuma di ristorante, e il traffico non ti soffoca come in una camera a gas. Se esci dalla città, ti trovi immerso nel verde, tra boschi infiniti e paesaggi meravigliosi, come possono aver bisogno di un’ideologia vecchia come il paganesimo. Certo i problemi ambientali non mancano qualche volta sono anche drammatici come il caso del Golfo del Messico, ma la visione del mondo occidentale, declinata secondo il paradigma statunitense, non è quella della costrizione, della legislazione statale ad oltranza, dello Stato tutore dalla bara alla culla.

La via che si vuole percorrere è quella che è stata trasmessa da padre in figlio fino ai “Padri Fondatori”, la via della libertà, la libertà del figli di Dio, ovvero la via della libertà responsabile, per cui ogni uomo deve poter rispondere secondo le proprie aspirazioni e talenti al progetto che il creatore del mondo ha su ognuno di noi e sul creato. Il rischio di sbagliare c’è, come in qualsiasi attività umana, ma per poter correre sulla via della costruzione di un mondo migliore rispettoso della natura e più a misura d’uomo è decisamente meglio farlo senza il gesso al piede, senza il peso di uno stato burocratico che vuole pensare alla per sempre alla tua felicità.