Obama ha promesso di raccontare tutta la verità sugli extraterrestri
29 Novembre 2009
L’appuntamento ha mandato in fibrillazione gli appassionati del mistero. Venerdì scorso Barack Obama aveva promesso di parlare all’America degli Ufo, annunciando con ogni probabilità che presto i dossier riservati del governo su dischi volanti e incontri ravvicinati del terzo tipo verranno desecretati. In questo modo l’amministrazione americana intende metter fine, una volta per tutte, a una lunga storia di sospetti, indiscrezioni, insinuazioni inquietanti e fantasie più o meno fondate sull’esistenza degli alieni.
Quella degli Ufo è ormai un’ossessione dilagante: solo quest’estate in Italia sono stati segnalati circa 1500 avvistamenti, più che in tutto l’anno scorso, secondo una progressione inarrestabile che va avanti da decenni. Tutto cominciò con l’avvistamento del miliardario americano Kenneth Arnold, che il 24 giugno del 1947 raccontò di aver osservato nove oggetti volanti non identificati alzarsi in volo nei pressi del monte Rainier, nello stato di Washington. Poi, solo pochi giorni più tardi, fu la volta dell’incidente di Roswell, nel New Mexico, dove il 509° gruppo bombardieri ritrovò i presunti resti di un disco volante, con tanto di piloti a bordo, subito prelevati e trasportati in un luogo di massima sicurezza. Era la famigerata Area 51, una base segreta nel bel mezzo del deserto del Nevada, usata per sperimentare nuove tecnologie aeronautiche e più precisamente, secondo gli ufologi, per studiare relitti di navicelle e corpi di extraterrestri rinvenuti a Roswell o in altri “Ufo crash”. I vertici dell’aviazione militare americana si affrettarono a chiarire entrambi gli episodi: gli Ufo del monte Rainier erano in realtà prototipi di aerei “ad ala volante” collaudati in quella zona, mentre nel caso dei presunti alieni di Roswell si trattava di semplici manichini impiegati per lanci di paracadute ad alta quota. Ma a dispetto delle smentite ufficiali le illazioni sui dischi volanti e gli extraterrestri non cessarono.
Quanto l’America fosse sensibile all’argomento, del resto, l’aveva dimostrato il genio irriverente di Orson Welles, che nel 1938 trasformò l’adattamento radiofonico de “La guerra dei mondi”, un romanzo di fantascienza di H. G. Wells, nella simulazione di uno sbarco degli alieni, tenendo “affatturati” per ore, l’orecchio incollato agli apparecchi, milioni di Americani terrorizzati dall’inizio della colonizzazione. In realtà l’interesse per gli Ufo non era, allora come adesso, un fenomeno originale: nel corso della storia si contano numerosi casi di avvistamenti ed episodi misteriosi, apparentemente inspiegabili. Si pensi all’incisione che riproduce il cielo sopra Norimberga solcato da una miriade di corpi luminosi nella notte del 14 aprile 1581 o alla fotografia scattata nel 1883 dall’astronomo messicano José Bonilla, che ritrae una fitta formazione di oggetti opachi frapposti tra il suo telescopio e il disco del sole. Tuttavia, nella seconda metà degli anni ’40, una serie di circostanze “favorevoli” – le suggestioni del progresso scientifico, il potere e l’influenza dei mass media – consentirono l’esplosione e la diffusione, dagli Stati Uniti al resto del mondo, di un’autentica mania.
Da allora gli avvistamenti di oggetti volanti non identificati si sono moltiplicati in termini esponenziali alimentando un dibattito che ha coinvolto fisici (impegnati a riportare il fenomeno sui binari della “retta scienza”), astronomi e perfino un nume della psicoanalisi come Carl Jung, autore di una teoria che presenta gli Ufo come “archetipi della psiche”, proiezioni e oggettivazioni di un inconscio represso dalle certezze razionali della scienza e della tecnica. Mentre il campo degli enigmi si estendeva a dismisura (dai “cerchi nel grano” alle piramidi egiziane, dallo “stargate” ai disegni sull’altopiano di Nazca in Perù), mentre aumentavano i presunti casi di rapimento da parte degli alieni, si è sviluppata sul tema una vera e propria disciplina d’indagine, definita dai suoi sostenitori “ufologia”. Una scienza, o piuttosto una “pseudoscienza”, che si propone di classificare i fenomeni Ufo e di spiegarne le cause; un agglomerato di ipotesi fantasiose e posizioni più rigorose, fermo a un passo dal trovare l’argomento decisivo per dimostrare l’esistenza degli alieni e la loro presenza sulla terra.
Nel 1989 la svolta sembrava vicina: Bob Lazar, sedicente fisico in servizio per anni nell’Area 51, raccontò di laboratori sotterranei destinati a esperimenti sui dischi volanti e diffuse alcuni video di autopsie condotte su cadaveri alieni. Anche se in seguito i filmati vennero dichiarati falsi e le informazioni fornite da Lazar totalmente inattendibili, i fanatici del mistero ne trassero nuova linfa per la “teoria del complotto”, secondo cui l’apparente mancanza di prove credibili sull’origine extraterrestre degli Ufo è da attribuirsi ad uno sforzo congiunto di autorità governative e militari statunitensi per occultare l’evidenza dei fatti.
Ora Obama promette di infrangere il muro e svelare gli x-files: gli agenti Mulder e Scully, già mandati in pensione dal piccolo schermo, rischiano di restare a spasso. Ma niente, nessun tentennamento, nessun fremito di compassione può frenare l’entusiasmo degli esperti. Dopotutto una presa diposizione così netta dell’uomo più potente al mondo non può che nascondere un intento preciso, in ogni caso clamoroso: far scoppiare in faccia al mondo una gigantesca bolla di sapone, mostrare (con le dovute cautele) che la Cia si è fatta beffe per decenni dei contribuenti, ha plagiato l’immaginario collettivo dell’America alimentando falsi sospetti a uso e consumo dell’industria cinematografica; oppure rivelare verità sconvolgenti che non possono essere più taciute, e aprire nuovi orizzonti alla scienza, cambiare per sempre, in tutti noi, il modo di concepire la vita e l’universo.
Quello che il popolo degli Ufo assolutamente non si augura è un compromesso “in salsa politichese”. Mezze verità, mezze ammissioni e mezzi dinieghi: il trionfo del mezzo, insomma. Anche se questo mezzo dovesse essere l’unica, triste realtà… da Obama gli appassionati non accetteranno niente di meno di una piena confessione, niente che li lasci ancora in sospeso. Se l’esito delle rivelazioni sarà deludente, il resto della storia è già scritto. Ufologi, avvistatori professionisti e dilettanti diranno che non è tutto lì, che restano ancora muri da abbattere e segreti inconfessabili. Al grido di “Io voglio credere” reciteranno a memoria la litania delle loro teorie, ribadiranno convinti i dogmi della loro fede. ma se Obama sotto sotto fosse uno di loro? Se l’evidenza delle prove dimostrasse che qualcosa è stato nascosto e che lui, primo presidente nero, primo neofita della Casa Bianca battezzato col Nobel, ha squarciato le tenebre? Accrescerebbe il suo mito mediatico, aggiungerebbe un altro colpo di scena al suo formidabile carnet. E magari il prossimo viaggio di rappresentanza dovrebbe farlo su Marte.