Obama ospita l’amico Silvio e dimostra che tra Italia e Usa nulla è cambiato
15 Giugno 2009
Quello che si sapeva, c’è stato. Cordialità e contenuto, esteri, economia, giustizia internazionale. Se qualcuno voleva una conferma che l’Italia e gli Stati Uniti avrebbero continuato ad andare insieme, adesso ce l’ha. E’ nel sorriso che Barack Obama riserva al presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi: “Great to see you, my friend”. Amici, quindi. Amici loro e amici i Paesi, come nell’era Bush così nel futuro. Berlusconi viene ricevuto come secondo leader europeo alla Casa Bianca. Prima di lui, ovviamente, solo Gordon Brown. Solo che a differenza dell’incontro con il leader britannico, qui non c’è stata cordialità e intenti. Qui s’è parlato e s’è deciso. Sui militari in Afghanistan, per esempio. Obama ha bisogno di più uomini, l’Italia glieli ha garantiti: partiranno appena possibile e saranno quelli che oggi sono giù impegnati in altri teatri di guerra. E’ la continuità, ancora. Perché Bush aveva chiesto e l’Italia aveva dato, oggi Obama chiede e l’Italia dà.
La lotta al terrorismo che nasce nei campi a cavallo tra Pakistan e Afghanistan non ha partito: Obama non è mai stato pacifista contro chi finanzia Al Qaida. A Berlusconi ha chiesto anche di ospitare tre detenuti oggi in carcere a Guantanamo. L’Italia ha accettato: prenderà i tre uomini accusati di terrorismo internazionale. E’ un patto, questo. Un patto che unisce Stati Uniti e Italia forse più di prima. Perché Roma è il primo governo europeo ad accettare di prendere in custodia alcuni prigionieri. L’effettiva possibilità di accogliere i prigionieri, aveva precisato una fonte nel pomeriggio, dovrà però essere verificata caso per caso. In passato gli Stati Uniti avevano chiesto all’Italia di prendere in consegna due prigionieri di origini tunisine. Dalla prigione di Guantanamo la scorsa settimana sono già stati trasferiti nove detenuti: quattro cinesi membri del gruppo etnico Uighur, rilasciati nelle Bermuda, e un iracheno e un ciadiano, mandati nei rispettivi paesi. Altri tre sono stati trasferiti in Arabia Saudita, loro paese di origine. Obama vuole chiudere il carcere per presunti terroristi che si trova nella base navale Usa di Cuba, dove attualmente si trovano circa 220 prigionieri, entro la fine di gennaio 2010.
Quello su Guantanamo, è stato il punto forse più importante dell’incontro alla Casa Bianca. Un’ora e mezza, il 50 per cento in più di quello che il protocollo prevedeva. S’è parlato anche di i temi del G8. Sono stati approvati i temi del summit e s’è approfondito anche il potenziale risvolto geopolitico dell’incontro: “Speriamo che il vertice sia il preludio alla riapertura dei negoziati di Doha”, ha detto Berlusconi. Di fronte al premier, al tavolo c’erano anche il segretario di Stato Hillary Clinton, il consigliere per la sicurezza nazionale James Jones, il capo di staff Rahm Emanuel e altri funzionari della Casa Bianca e del Dipartimento di Stato. Ovviamente, però, tutti hanno puntato gli occhi solo su Obama e Berlusconi. Così ecco i dettagli, quindi i sorrisi e la mano appoggiata sulla spalla di Berlusconi. Obama rilassato, il premier italiano a suo agio. Per chi ha assistito agli incontri con Bush, è stata una scena già vista. Per chi non voleva vedere o non credeva che ci sarebbe stato tanto affetto è stata una delusione. Volevano un clima teso, hanno trovato amicizia. Come prima e come avverrà anche dopo.