Oggi l’Europa Orientale ha di nuovo paura della Russia e delle sue minacce
24 Luglio 2009
L’Europa centro-orientale è allarmata per la ripresa dell’influenza russa sulla regione. Lo scorso 16 luglio, dopo l’inconcludente visita del presidente americano a Mosca, ventidue leader e intellettuali, da Vaclav Havel a Lech Walesa, hanno inviato una corposa lettera aperta a Obama. La lettera è un atto d’accusa contro il disimpegno verso cui si inclina la politica degli Usa per l’est europeo.
Il messaggio finale esprime una forte preoccupazione per la carenza di una nuova politica americana per l’Europa Orientale, capace di evitare una nuova Guerra Fredda, ma anche di indebolire le giovani democrazie orientali rispetto al vicino russo.
Obama sta rimuovendo i punti cardinali della dottrina Bush senza fissarne di nuovi. Il progetto dello scudo missilistico resta sospeso oppure, come appena accennato da Obama a Putin, potrebbe essere ampliato per coinvolgere anche la Russia. Ma è improbabile che Mosca accetti l’installazione delle batterie missilistiche in Polonia e dei radar nella Repubblica Ceca.
La lettera cita anche la crescente debolezza della Nato in cerca di un nuovo concetto strategico che includa anche Georgia e Ucraina. In questi giorni il vicepresidente americano Biden visita i due Paesi più riottosi all’influenza russa, ma senza il compito di sbloccare la questione del loro ingresso nella Nato.
Anche sul versante geoeconomico i ventidue denunciano l’infiacchirsi degli sforzi americani per aiutare gli europei a ridurre la dipendenza energetica dalla Russia. Ad un anno dalla guerra tra Russia e Georgia è difficile comprendere la posizione degli Usa in Europa orientale. Tuttavia sia la Russia che l’Europa dell’Est affrontano una fase turbolenta.
La Russia ha dovuto rinunciare per l’ennesima volta a realizzare il fiore all’occhiello delle sue forze strategiche nucleari, il missile balistico intercontinentale “Bulava”, capace di trasportare fino a sei testate nucleari e di violare ogni sistema di difesa. E’ dal 1998 che la Russia lavorava ai Bulava, ma finora sono falliti la maggior parte dei test, di cui l’ultimo proprio il 15 luglio scorso.
L’esercito fatica a completare il radicale ammodernamento dell’esercito avviato da Medvedev ma ostacolato dalle corrotte oligarchie che rendono le forze armate russe una macchina inefficiente e pachidermica.
In modo analogo l’Europa orientale versa in condizioni estremamente difficili per effetto di una crisi economica molto più acuta che nel resto del continente. La complicazione dell’est è che i costi sociali della crisi si sono bruscamente scaricati sulla politica, travolgendo gran parte dei governi e alimentando nelle popolazioni derive antiliberali, nazionaliste e anti-semite – come denunciato dai sottoscrittori lettera.
I rapporti tra Usa, Russia ed Europa dell’Est riflettono lo scenario internazionale. Uno dei pochi successi del vertice moscovita di Obama è stata la concessione ad attraversare lo spazio aereo russo per trasportare materiale bellico in Afghanistan. Ma anche il rinnovo dell’utilizzo della base aerea di Manas, in Kirghizistan, dopo che il governo locale aveva espresso parere negativo su pressione russa, rappresenta un segnale di distensione tra Usa e Russia.
Questo può significare che l’Oriente che ora interessa di più gli Usa è quello asiatico, sia in Afghanistan che in Iran. E’ questa la fonte delle paure dell’Europa dell’Est: finire barattati dagli Usa in cambio di un Iran sotto il controllo della Russia – sempre che i dissidenti di Moussavi non riescano a compromettere il potere di Ahmadinejad.
Dalla crisi economica alla crisi d’identità, l’Europa post-sovietica si riscopre divisa tra grandi potenze, ma soprattutto divisa al suo interno. La lettera aperta dall’Europa orientale è anche la dimostrazione che il vecchio continente resta separato al suo interno. Nonostante l’ingresso a pieno titolo nell’Unione Europea, la metà orientale procede a una velocità politico-economica diversa dal resto dell’Unione, mentre continua a subire la pressione del vicino russo. Ma anche la reale potenza di Mosca solleva delle perplessità. Tra gli Usa in un velato disimpegno e una Russia in cerca di nuove proiezioni europee, si apre il vuoto dell’Europa unita.