Oggi l’unico pregiudizio accettabile è essere anticattolico
16 Gennaio 2008
La vicenda della lezione contestata di Josef Ratzinger, insigne teologo e
capo della chiesa cattolica con il nome di Benedetto XVI, se non fosse tragica,
sarebbe semplicemente ridicola.
Ma come, prendiamo sul serio le accuse di uno drappello di docenti universitari
che accusano il papa del 2008 di essere colpevole dei torti fatti a Galileo
Galilei, che fu processato 375 anni fa, al tempo del cardinale Richelieu e dei
tre moschettieri? Perché non prendersela con l’attuale sindaco di Roma, Walter
Veltroni, e accusarlo dell’invasione della libera Gallia barbarica condotta dal
suo predecessore, Giulio Cesare? O chiedere un risarcimento al primo ministro
spagnolo, José Zapatero, per i danni morali e materiali che le tre caravelle di
Cristoforo Colombo provocarono ai pacifici indiani d’America? Non sto
scherzando: qualcuno ha recentemente attaccato il candidato presidenziale
americano, Barack Hussein Obama, chiamando in causa certi suoi antenati che 150
anni fa erano stati proprietari di schiavi.
E non si dica che i suddetti docenti dell’Università di Roma, o tantomeno
lo sparuto drappello di ignoranti pseudogiovanili che si riconoscono nello
slogan “No pope”, intendono contestare in punta di penna
l’interpretazione che Ratzinger darebbe del rapporto tra religione e scienza
nel mondo contemporaneo.
Questa vicenda ha una matrice e una soltanto: quella di quella nuova
chiesa, questa sì tanto oscurantista e reazionaria quanto sorda e compatta, che
non accetta alcuna posizione che si discosti dalla sua vulgata benpensante,
progressista soltanto negli slogan. Per questi intellettuali della nuova
Inquisizione, che per ragioni anagrafiche non possono mettere all’attivo delle
loro storie personali nemmeno la Resistenza antifascista, e che hanno visto
fallire una dopo l’altra tutte le utopie politiche delle quali hanno nutrito la
loro vita, non resta ormai che un ultimo mulino a vento contro il quale
inalberarsi, quello della religione cattolica.
Va da sé che tutte le altre “religioni” vanno benissimo, islam in
testa, purché esprimano esigenze culturali “non occidentali”.
Insomma, è proprio vero che in questo mondo “politically correct”, il
cui comune denominatore è la ricerca ipocrita e ossessiva del “non
offensivo”, l’unico e ultimo pregiudizio accettabile è, come ha scritto lo
storico americano Philip Jenkins (2003), quello anticattolico — purtroppo,
aggiungiamo noi, insieme a quello antiebraico.