Ok al decreto sul nucleare. Cantieri aperti nel 2013 e produzione dal 2020
10 Febbraio 2010
Il Consiglio dei Ministri ha approvato il decreto legislativo, già esaminato il 22 dicembre a Palazzo Chigi, sulla disciplina della localizzazione, della realizzazione e dell’esercizio di impianti di produzione di energia elettrica nucleare e di impianti di fabbricazione del combustibile nucleare. E ancora, dei sistemi di stoccaggio del combustibile irraggiato e dei rifiuti radioattivi, nonché misure compensative e campagne informative al pubblico. ”Da quel momento (dall’approvazione del decreto, ndr) si avvierà il percorso per la scelta delle aree idonee da parte delle imprese – aveva detto il ministro dello Sviluppo Economico Claudio Scajola alla vigilia – Quando le aziende avranno individuato i territori più conformi, credo che nel giro di due anni potremo iniziare i percorsi autorizzativi".
Altro passaggio particolarmente atteso è quello relativo allo statuto dell’Agenzia per la sicurezza nucleare: si attende la firma del ministero dell’Economia, che affiancherà quella del ministro Claudio Scajola, per poi procedere nell’iter che porterà alla nomina dei vertici della nuova Autorità di controllo. Solo con la prossima nascita dell’Agenzia e la predisposizione della strategia nucleare, gli operatori potranno proporre i siti per la realizzazione degli impianti e presentare i progetti per le relative autorizzazioni.
Insomma, serve un mix di componenti energetiche che comprenda anche il nucleare per affrontare il futuro e il Governo spinge sull’acceleratore, anche se per entrare nella fase operativa della costruzione delle prime centrali si dovranno aspettare almeno due anni. Il piano porterà infatti a cominciare i primi lavori nei cantieri nel 2013 e la produzione di energia elettro-nucleare dal 2020. Obiettivo: ottenere una maggior sicurezza degli approvvigionamenti energetici, una minore dipendenza dalle importazioni e prezzi allineati a quelli europei.
Il decreto legislativo conta 35 articoli e recepisce le osservazioni del Consiglio di Stato e delle Commissioni parlamentari oltre che quelle emerse nel corso dei lavori tecnici in sede di Conferenza unificata.
Il decreto individua diverse linee guida. Oltre ai siti, c’è il capitolo che riguarda le procedure autorizzative: il processo si basa sulla cosiddetta Autorizzazione unica per la realizzazione e l’esercizio di ogni singolo impianto, che prevede un massiccio coinvolgimento delle Regioni interessate. Il decreto prevede inoltre la più ampia partecipazione delle Regioni, degli enti locali e delle popolazioni, anche attraverso consultazioni, sulle procedure autorizzative, sulla realizzazione, sull’esercizio e sulla disattivazione degli impianti nucleari, così come sulle misure di protezione sanitaria dei lavoratori e della popolazione e la salvaguardia dell’ambiente (è prevista tra l’altro l’istituzione di "Comitati di confronto e trasparenza").
Quella di oggi è stata anche l’occasione per cercare di appianare le tensioni delle ultime settimane con le regioni e più in generale con le comunità locali assicurando incentivi economici diretti alle famiglie sotto forma di sgravi sulla spesa energetica ma anche sulle imposte. Il decreto stabilisce che vengano riconosciuti benefici economici per le popolazioni, le imprese e gli enti locali dei territori interessati dalla realizzazione di impianti nucleari. Tali benefici sono a carico dei soggetti coinvolti nella costruzione e nell’esercizio degli impianti. Concretamente, i benefici consentiranno la riduzione della spesa energetica dei consumatori finali del territorio interessato, della Tarsu, dell’addizionale Irpef, dell’Irpeg e dell’Ici.
Per quanto riguarda infine lo smantellamento degli impianti e il deposito, il Governo ha deciso che i costi relativi allo smantellamento degli impianti a termine esercizio sono a carico degli stessi operatori che hanno realizzato le stesse installazioni, per il tramite di un apposito fondo. Lo smantellamento è affidato a Sogin. Il decreto, inoltre, prevede la creazione di un deposito nazionale realizzato in un più ampio Parco tecnologico che conterrà anche un centro di ricerca sul trattamento delle scorie nucleari.
Sulle misure per il nucleare pendono alcuni ricorsi ‘incrociati’ alla Consulta: undici Regioni hanno impugnato il ddl Sviluppo, mentre il Governo (su proposta del ministro Scajola d’intesa con Raffaele Fitto, ministro degli Affari regionali) ha portato davanti alla Corte Costituzionale le leggi regionali di Puglia, Campania e Basilicata che escludono la possibilità di centrali sul loro territorio. Per il governo, le tre leggi sono ritenute lesive della competenza esclusiva attribuita allo Stato in materia di tutela dell’ambiente e dell’ecosistema. Uno strappo importante, nonostante da tempo il ministro delle attività produttive vada ripetendo che in ogni caso ”la scelta dei siti sarà condivisa con il territorio, in quanto le popolazioni saranno informate e potranno partecipare a ogni fase del processo autorizzativo". Come avviene in Francia.