Oltralpe cronoprogramma per le riaperture. Per una volta: Vive la France
25 Novembre 2020
di Cominius
Vive la France
Ci sono giorni che ad apertura di giornale anche chi non simpatizza per la Francia giacobina, accentratrice, napoleonica ecc. ecc. (io per esempio) è assalito da un moto di invidia accompagnato dalla dolorosa domanda “perché non noi?”.
Appare le President Macron, comunica che l’epidemia di Covid-19 morde meno, annuncia un cronoprogramma in tre tappe, univoco e lineare, per le riaperture da qui a gennaio (scuole, esercizi commerciali, bar, ristoranti).
Indipendentemente dal merito, indipendentemente dall’idea che ognuno di noi si è fatta sul modo in cui i governi hanno gestito l’emergenza, volete mettere la differenza?
Intanto parla uno, uno che ha l’autorità per farlo, che è stato messo lì dai cittadini elettori. Da noi parlano tanti, tutti i giorni (non solo il presidente del Consiglio): ministri, esperti, virologi, consulenti annunciano provvedimenti contraddittori, aggirandosi ciascuno secondo le sue inclinazioni tra date aleatorie, 21 indici, 3 colori, 100 previsioni oscure. E poi se basta l’RT o se adesso che si abbassa non conta più niente e conta qualcuno degli altri 20, che dobbiamo fare a Natale, chi e come potrà uscire di casa e andare a trovare i parenti – e quanto “stretti” – in quanti si dovrà mangiare il panettone, a che ora potremo uscire dalla Messa della vigilia. Per ora non hanno ancora sproloquiato sul menù del cenone, ma mi aspetto che almeno un richiamino del predicatore alla “sobrietà” prima o poi ci scappi. E poi se andremo a sciare, se la scuola riaprirà e quando (a dicembre, a gennaio o forse mai tanto la DAD è una cosa meravigliosa), se si deve fare il vaccino col patentino obbligatorio o se al vaccino bisogna fargli proprio marameo. E ognuno – ministro, esperto, consulente – si pone in qualche modo come assertivamente definitivo. Prendete il caso del consulente che dice “se sarà necessario il vaccino lo renderemo obbligatorio” (lui è consulente, non ministro, sembra un dettaglio pignolo ma invece la dice lunga). Tutti insieme ci restituiscono l’immagine di un ceto politico-scientifico-giornalistico ansiogeno, intento a propagare devastante confusione e destabilizzante incertezza.
Insomma, almeno per questa volta, perfino quelli fra noi che coltivano le memorie della chouannerie devono adattarsi a scandire ad alta voce: vive la France, la douce France, la vielle France!