Omaggio eno-gastronomico a “Sua Sardità”
17 Maggio 2009
Una mia amica, così orgogliosamente sarda da considerarsi una sorta di vestale dell’isola (io la chiamo “Sua Sardità”), molto si adonta ascoltando la ricorrente considerazione secondo cui sia più facile mangiar bene in un ristorante sardo di Roma o di Milano, piuttosto che in loco (o dovrei dire in situ, giocando sull’equivoco linguistico?). Con buona pace di “Sua Sardità”, credo di dovermi accodare alla vulgata appena ricordata, giacché non ho difficoltà ad indicare immediatamente cinque o sei buoni (anche se, spesso, non poco esosi) locali sardi per ciascuna delle due città, mentre i miei ricordi di eccellenza culinaria dell’isola mi riportano a straordinari pranzi o cene in accoglientissime case di amici e conoscenti, ma non, con poche eccezioni, a locali pubblici. D’altra parte, in territori storicamente poveri, ove non sussiste una radicata ed articolata tradizione culinaria (come sontuosamente accade invece in Sicilia) l’afflusso turistico ha finito di far sviluppare pochi ristoranti di lusso, tendenzialmente ad asettica vocazione di cucina internazionale, e numerosi ristoranti medi e medio bassi, dove la cucina del territorio, in mano a cuochi spesso improvvisati, è occasione di facile folclore, ma non di impegno e di ricerca.
Fa eccezione a quanto appena sostenuto Sa cardiga e su schironi (rispettivamente: la graticola e lo spiedo), locale non lontano da Cagliari, dove, pur con qualche ammiccamento al folclore negli arredi, i buoni e semplici prodotti dell’isola, primo tra tutti il pesce, sono ricercati con passione e trattati con grande maestria, così da esaltarne le caratteristiche intrinseche. Se, infatti, molti dei ristoranti in precedenza ricordati con disfavore, anche per ragioni di prezzo non si impegnano a compiere alcuna ricerca sul territorio, non mancano posti dove la qualità delle materie prime è mediamente buona, ma viene poi svilita in sede di manipolazione, dimenticando il valore della semplicità.
Chiacchericcio a parte, venendo al nostro ristorante, va innanzitutto detto come la cortesissima accoglienza della casa trova immediato riscontro “operativo” nella tempestiva messa a disposizione, sulla tavola allegramente imbandita, di un tagliere con ottima salciccia secca, ciotole di crema di pecorino e ammiccanti vasetti di olive, gustosamente insaporite secondo tradizione (olive a scabecciu).
La scelta degli antipasti è assai ampia, tanto tra i freddi, quanto tra i caldi. Il misto di mare, la bottarga di muggine affettata con doveroso accompagnamento di sedano crudo a tocchetti, la bottarga di tonno con pomodorini pachino, la cernia con verdure novelle, le ostriche, il tonno fresco alla maniera di Carloforte ovvero l’anguilla incasada con olio e pecorino, la frittura di piccoli pesci, i polpetti alla diavola – opportunamente insaporiti di pibireddu (peperoncino) – , la zuppa di frutti di mare possono essere affrontati con pantagruelico entusiasmo, magari ulteriormente accompagnati da un plateau di frutti di mare, alicette marinate, gamberi crudi all’arancio e scampi crudi al limone.
In alternativa ai primi piatti, l’astice preparato secondo la tradizione della casa non delude le più ghiotte aspettative. Per gli affezionati del primo piatto si può comunque segnalare il risotto alla pescatora (nerissimo di seppia), gli spaghetti alla bottarga, le linguine all’aragosta, i malloreddus di Capoterra (sono delle trofiette ), la fregula (grani di impasto di semolino e zafferano) con arselle di stagno in brodo.
Ricco e piacevole, quale intervallo rinfrescante tra le diverse portate, il pinzimonio. Tra i secondi l’utilizzo sistematico di cardiga e schironi consente di godere appieno dei sapori di spigole, orate, triglie, scampi, aragoste, anguille, filetti di manzo e maialetti, fatta comunque salva la possibilità di varianti più cucinate della stessa ottima materia prima. Assolutamente da considerare l’aragosta alla sarda e, per finire, prima dei dessert, i formaggi locali, accompagnati da deliziose confetture artigianali.
Tra i già richiamati dessert – forse le proposte di carattere più corrente del ristorante – si possono ricordare i dolci tradizionali campidanesi, la panna cotta, le seadas (sfoglia sottile con un cuore di formaggio) al miele di corbezzolo, i raviolini di ricotta caldi nel loro sugo. Da gustare i gelati artigianali.
Per terminare, il mirto (ovviamente scuro) o, a seconda dei gusti, il filu e ferru debbono assumersi alla stregua di una prescrizione medica.
L’offerta della cantina non è enorme, ma con ricarichi equilibrati. Il rapporto qualità/prezzo si può definire buono.
Sa cardiga e su schironi – Località Maddalena Spiaggia- S.S.195 – Capoterra (CA) telefono: 070/71652 – chiuso il lunedì