Omofobia, “l’eccezione italiana” non c’è più. Difendiamo almeno la libertà d’espressione

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Omofobia, “l’eccezione italiana” non c’è più. Difendiamo almeno la libertà d’espressione

Omofobia, “l’eccezione italiana” non c’è più. Difendiamo almeno la libertà d’espressione

16 Giugno 2020

No, decisamente il disegno di legge sull’omofobia in discussione alla Camera dei deputati non ci piace. Il fatto che la sinistra e i 5s insistano a proporlo, testimonia non la preoccupazione per l’ovvio rispetto dovuto alle persone omo o transessuali, ma l’invincibile tendenza ad estendere oltremisura le sanzioni penali, inventando sempre nuove fattispecie di reato, con inesauribile fantasia. Manette, manette per tutti, in particolare per i reati d’opinione, da sempre tipici dei regimi autoritari. Ma siccome ormai le battaglie culturali e politiche si vincono attraverso la propaganda, e quindi le forzature semantiche e gli slogan pubblicitari, è bastato che, invece di rubricarli correttamente come reati d’opinione, si applicasse la dicitura “crimini d’odio”. Chi mai è disposto a legittimare l’odio? A ben guardare, però, il crimine d’odio sarebbe ascrivibile proprio a chi difende questo tipo di norme. Come ha spiegato il professor Mauro Ronco nella sua audizione alla Commissione giustizia della Camera, l’eticizzazione del diritto penale porta alla distinzione, così tipica della sinistra, tra i buoni e i cattivi, chi “odia”, e chi no. Insomma, la superiorità morale del Pci, di berlingueriana memoria, ha trovato una nuova veste sotto cui riproporsi. Se la legge fosse approvata, alcune opinioni sarebbero bollate come malvage, cioè frutto non di ragionamenti, convinzioni, fede religiosa, ma di pura cattiveria. Pensi che i bambini nascano dall’amore tra un uomo e una donna? Sei un essere abietto, odiatore di coppie omosex che hanno “diritto al figlio”, e non possono procreare per le storture della natura matrigna (che purtroppo non è passibile di sanzione penale). Una legge del genere non porterebbe alla tutela delle persone Lgbt, tutela per cui sono sufficienti gli strumenti giuridici già esistenti, ma solo alla drastica condanna di idee non conformiste (benché spesso condivise dalla maggioranza dei cittadini) e l’istigazione all’odio nei confronti dei rappresentanti di tali idee sarebbe una conseguenza, automatica e terribile, dell’operazione.

Va anche sottolineato che, se fosse vero che le aggravanti già contenute nel codice non bastano, nessuna delle tante forme di diversità individuale che possono esporre una persona a discriminazioni (per esempio l’obesità o la disabilità) sarebbe sufficientemente tutelata. Con la logica adottata dalla sinistra bisognerebbe prevedere aggravanti specifiche per ogni situazione, rischiando sempre di tralasciarne qualcuna.

No, le proposte di legge sull’omofobia non ci piacciono, le consideriamo, oltre che superflue, estremamente pericolose per qualcosa che ci sta profondamente a cuore: la libertà di espressione, diritto fondamentale dei cittadini in un paese democratico. Ma è bene chiarire un punto: non sono motivi legati alla questione antropologica, cioè al radicale cambiamento dei fondamenti dell’umano ormai in atto, quelli che ci muovono.

La battaglia culturale e politica per arginare e contrastare la rivoluzione antropologica è finita, e le tante vittorie significative, ottenute fino a qualche anno fa, sono state spazzate via nel giro di pochissimo tempo. L’eccezione italiana, formula felice con cui Giovanni Paolo II aveva sintetizzato la straordinaria resistenza del nostro paese a farsi inghiottire dall’omologazione occidentale, si è esaurita. Lo spazio per farla rivivere non c’è più, e non ci sono interlocutori politici che vogliano farlo. La legge contro l’omofobia non ha un peso decisivo in questo senso, perché le norme che davvero fanno la differenza sono già tutte passate. C’è il matrimonio omosessuale, anche se pudicamente si chiama unione civile, e l’utero in affitto -benché in Italia sia ancora illegale- è una realtà a cui si può ricorrere serenamente, certi di non essere puniti. D’altra parte, come scandalizzarsi del mercato dei bambini e delle madri surrogate, se già con lo stravolgimento della legge 40 sulla procreazione assistita si possono comprare, ordinandoli su catalogo, seme e ovociti di persone estranee alla coppia? Abbiamo anche introdotto da poco, in Italia, il farmaco-gender per eccellenza, la triptorelina, per bloccare lo sviluppo degli adolescenti, in attesa che decidano a quale genere vogliono appartenere. Grazie all’inerzia, o alla cattiva volontà, del parlamento, la Corte costituzionale ha legittimato il suicidio assistito, a cui la legge sul testamento biologico aveva spalancato le porte.

Cosa può portare di peggio la legge sull’omofobia, quando una scrittrice famosa in tutto il mondo come la Rowling viene sconfessata e aggredita per aver detto semplicemente che esistono le donne? O quando c’è un appello per cacciare Arcilesbica, associazione rea di contrarietà all’utero in affitto, dai circoli Arci? O quando già Google e Facebook esercitano le loro pesanti censure su ogni pensiero non perfettamente in linea con il pensiero unico?

Difendiamo dunque la nostra libertà di opinione, lottando contro le pulsioni autoritarie e censorie della maggioranza parlamentare, contro una legge giustamente definita liberticida, ma con la consapevolezza che la battaglia per la difesa della “condition humaine” passa ormai per altre strade, e la linea di resistenza alla rivoluzione antropologica va ripensata e ricostruita secondo nuovi criteri.