“Operazione Barbarossa”, quando Hitler decise di fermare Stalin
21 Marzo 2010
Un librino veloce, quasi un reportage, eppure il tema è grosso, del tipo cruciali per le vicende della grande storia, almeno di quella del secolo appena trascorso. Si tratta di un’operina di una settantina di pagine (ampia bibliografia inclusa) in cui Stefano Fabei, esperto di fascismi e mezzelune, racconta la cosiddetta Operazione Barbarossa, ovvero il fatico 22 Giugno 1941, ovvero il momento in cui le armate del Reich decidono di attaccare il paese del socialismo.
La premessa è, opportunamente, revisionistica, l’autore conviene con un recente studio del russo Victor Suvorov, dove si individua in Stalin, l’“effettivo iniziatore della guerra” e insieme il superbo manipolatore che riesce ad “apparire come parte lesa”, così da potersi accomodare successivamente al tavolo dei vincitori. Per Suvorov “l’attacco ‘a sorpresa’ di Hitler all’Urss sarebbe stato in realtà un’estrema reazione per prevenire l’imminente invasione dell’Europa da parte di Stalin”. Ergo scoperte le intenzioni del collega moscovita il Fuhrer lo avrebbe semplicemente preceduto. Nel libro si fissa anche una data per l’invasione rossa dell’Europa che sarebbe stata fissata per il 6 luglio 1941, esattamente due settimane prima del colpo a sorpresa germanico.
Sempre attingendo a Suvorov, Fabei, spiega l’impreparazione dei soldati dell’Armata rossa, col “fatto che erano stati preparati a una guerra offensiva e non difensiva quale fu quella cui li aveva costretti il Terzo Reich”. Ulteriori conferme alle sue tesi, lo studioso italiano, le rintraccia in un altro pezzo da novanta della storiografia, Constantin Pleshakov, che in recente vaglio degli archivi sovietici, avrebbe trovato le prove che il dittatore georgiano preparava il conflitto per il 1942. Insomma un altro tassello a conferma che fra Mosca e Berlino lo scontro era nell’aria e che, per entrambi i contraenti, si trattava semmai di un problema di tempo.
Quindi il leader russo sarebbe stato perciò ben consapevole che “prima o poi Hitler” lo avrebbe attaccato, anche se “non si aspettava che l’aggressione sarebbe avvenuta così presto”. Una specie di corsa a ostacoli per il capo dei nazi, una scelta estrema che lo stesso Hitler la spiega articolatamente, nel febbraio del 1945, nel corso di un colloquio col suo numero due Martin Bormann: “Durante la guerra, non mi sono trovato a dover prendere una decisione di maggior importanza di quella dell’attacco contro la Russia. Avevo sempre affermato che avremmo dovuto evitare a ogni costo la guerra su due fronti, e inoltre nessuno può dubitare che, più di chiunque altro, io abbia riflettuto sull’esperienza russa di Napoleone".
"Perché dunque questa guerra contro la Russia, e perché proprio nel momento da me scelto? Avevamo perduto la speranza di porre fine alla guerra mediante un’invasione, coronata da successo, delle isole britanniche. L’Inghilterra, guidata da capi imbecilli, si era rifiutata di concederci il predominio in Europa e di concluder una pace senza vittoria… Ne conseguiva che la guerra sarebbe durata all’infinito, provocando una partecipazione sempre più attiva da parte degli americani a fianco degli inglesi… tutto contribuiva a dissuaderci dall’impegnarci, a ragion veduta, in una guerra di lunga durata… il tempo non avrebbe fatto che lavorare, in misura crescente, contro di noi. Per indurre gli inglesi a fare quello che avrebbero dovuto, per obbligarli alla pace, non restava di conseguenza che toglier loro la speranza di poter contrapporci, sul continente, un avversario della nostra stessa levatura, cioè l’Armata Rossa. Non avevamo scelta… Ma c’era anche un altro, non meno valido, motivo, che già i per sé sarebbe stato più che sufficiente: il terribile pericolo che la Russia costituiva per noi, per il semplice fatto di esistere. Per noi sarebbe stata una calamità mortale se un giorno ci avesse aggredito. La nostra unica possibilità di vincere la Russia consisteva nel precederla…”.
Stefano Fabei, Operazione Barbarossa, Mursia, pagine 76, euro 3,90.