Ora che Montezemolo non conta più (quasi) niente me ne vado in vacanza

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Ora che Montezemolo non conta più (quasi) niente me ne vado in vacanza

26 Aprile 2010

E ora che cosa succederà a Luca Cordero di Montezemolo? Il presidente uscente della Fiat aveva manovrato su diversi tavoli per conservare la sua carica al Lingotto. Da una parte aveva cercato di mantenere un suo peso in Confindustria, così da offrire all’impresa torinese una sponda nelle partite sindacali e nei rapporti di forza con il governo. Dall’altra aveva cercato di acquisire un peso politico da usare anche questo con la famiglia Agnelli per conservare incarico e influenza. In Viale dell’Astronomia Montezemolo nel momento del rinnovo della presidenza di Emma Marcegaglia (dopo due anni c’è un “tagliando” prima di una conferma per altri due), aveva fatto dimettere dalla presidenza il suo vecchio amico Andrea Moltrasio e aveva tentato di suggerire ad Alberto Bombassei la stessa mossa, per indebolire la ladership in carica. Ma Bombassei si è guardato bene di infilarsi nelle manovre montezemoliane e il presidente della Ferrari si è trovato scoperto: con in più l’entrata di John Elkann nella presidenza che gli ha tolto ogni ruolo.

Altrettanto rovinosi i giochi politici. Quello che ha determinato la fragilità di fondo di questi giochi è stata l’idea di sopperire a una debolezza di cultura politica con “consiglieri” che facevano due analisi contrapposte della situazione. Da una parte quelli che gli assicuravano un Silvio Berlusconi alla fine del suo ciclo politico e lo invitavano quindi a posizionarsi per guidare la successione. Dall’altra quelli che gli garantivano una solidità di fondo del premier con cui era indispensabile trovare un accordo. Fino a dicembre Montezemolo ha lavorato sulla prima ipotesi. Poi all’inizio del 2010 ha pensato che Berlusconi fosse ormai in sella e ha iniziato a trattare persino per un posto di ministro per cercare di rientrare nella partita. Nell’ultima fase infine si è convinto che la leadership del centrodestra fosse in caduta libera e ha mandato avanti il presidente della sua Fondazione ItaliaFutura per sostenere un astensionismo che avrebbe fatto perdere i berlusconiani in regioni chiave provocando l’inizio della fine.

Tutta questa serie di manovre finite male ha spinto i vertici della Fiat a liberarsi rapidamente di un personaggio divenuto ingombrante.

Naturalmente Montezemolo mantiene ancora una sua influenza, innanzi tutto sui media dove può far valere anche le sue doti di comunicatore. Così alla Stampa dove si combinano le influenze di due “tramontanti”: Montezemolo stesso, appunto, e Enrico Salza. Al Sole 24 ore dove il peso degli esponenti dell’ex partito Fiat (da Luca Cordero a Franco Bernabé) è forte anche se subordinato agli spazi consacrati alla Marcegaglia e a Giulio Tremonti. Al Corriere della Sera conta anche la sua presenza nel consiglio d’amministrazione della Rcs quotidiani, oltre che la stretta amicizia con il manager Antonello Perticone: molto dipende per il futuro da quello che la Fiat (e in prima persona la famiglia Agnelli) intenderanno fare della partecipazione azionaria nel quotidiano milanese.

Non secondaria è la sua presidenza della Ferrari, dove Montezemolo ha svolto un ottimo lavoro, impresa di cui però Sergio Marchionne ha bisogno per delineare le caratteristiche della nuova multinazionale dell’auto. In questo senso i tentativi montezemoliani di autonomizzare la società modenese sono falliti assieme alle sue manovre più generali.

Il suo fondo Charme (con al centro prodotti perfetti come la poltrona Frau) è stata un’ottima intuizione ma deve gestire la crisi del 2008 che ha procurato parecchi problemi a tutto il settore del lusso. Infine c’è l’iniziativa nel campo dell’alta velocità ferroviaria, un’altra ottima scelta (portare in questo settore un’impresa privata è meritorio) seppur gestita attraverso un’amicizia personale con il presidente delle Ferrovie italiane Innocenzo Cipolletta, successivamente “tradito” grazie a un rapporto preferenziale con le ferrovie francesi che alla lunga potrebbe creare qualche contraccolpo.

Insomma Monezemolo continua essere assai attivo sia sui media sia in campo imprenditoriale. Però il non essere più presidente della Fiat gli toglie quella carta in più che lo faceva uno dei protagonisti delle scene politiche ed economiche. Ora avrà nel mondo imprenditoriale un profilo di seconda fascia e in quello politico finirà per essere una variabile non solo di uno come Gianfranco Fini ma persino di un Francesco Rutelli. In questo senso secondo alcuni giocherà gli ultimi avanzi di un’antica grandezza per acquisire un qualche ruolo pubblico che lo rafforzi. Si parla, nonostante la cattiva prova che aveva dato di sé con i campionati mondiali di calcio del 1990, di una presidenza di un comitato per le Olimpiadi a Roma. Comunque, a meno di avvenimenti imprevisti, il destino di Montezemolo perde di interesse anche per un “maniaco” come me. E dunque questa rubrica si interrompe qui.