Ormai alla spending review ci crede solo Padoan

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Ormai alla spending review ci crede solo Padoan

30 Ottobre 2017

Se il governo, Padoan in testa, continua a decantare incessantemente i risultati della spending review, la riduzione della spesa pubblica, ma poi, stando ai numeri, sembra proprio che la spesa più che diminuire addirittura aumenta, è evidente che qualcosa non quadra. L’analisi effettuata dal Centro Studi di Unimpresa, sulla base dei dati della Banca d’Italia, non lascia scampo ad equivoci: nei primi 8 mesi di quest’anno sono usciti oltre 14 miliardi di euro in più rispetto al 2016 con un incremento che sfiora il 5%. Da gennaio ad agosto dello scorso anno, la spesa statale era arrivata a quota 305 miliardi e si è attestata a 320 miliardi nello stesso periodo di quest’anno. E, come sempre, se aumenta la spesa aumentano anche le tasse: infatti, i tributi a carico dei contribuenti, sia imprese sia famiglie, sono cresciuti di 4,4 miliardi (+1,5%) da 303,2 miliardi a 307,6 miliardi.

“I dati ci dicono che la spending review non esiste e che la lotta agli sprechi sui conti pubblici è un buon argomento da dibattiti televisivi o da campagna elettorale” è stato il duro commento del vicepresidente di Unimpresa, Claudio Pucci. “La verità è un’altra: siamo in un anno pre-elettorale e paghiamo più tasse per finanziare le mancette della politica” ha aggiunto.

E pensare che nel lontano aprile del 2015 Padoan si sbilanciò lanciando questa profezia: “Nel 2018 addio all’incubo della montagna di debito pubblico”. Profezia ribadita poi in modo ancora più deciso nel maggio 2016 quando, davanti ai colleghi dell’Ecofin, cercò di rassicurare tutti: “il debito pubblico italiano si è stabilizzato, ha smesso di crescere e non potrà stare fermo per molto tempo, scenderà rapidamente”. Peccato però che, nonostante anche oggi il ministro dell’Economia continui a ripetere che il debito “scenderà”, i numeri dicano l’esatto contrario.

Ma, come abbiamo detto anche altre volte, non siamo di fronte ad una novità: la politica economica dei governi di sinistra sembra rispondere sempre allo stesso, solito, vecchio schema: tassa e spendi. Non a caso, il mantra renziano della “flessibilità” da parte dell’Europa aveva proprio questo obiettivo: fateci fare più debito. E a poco importa se poi, per ripianarlo, servono manovre e manovrine che gravano sulle tasche dei cittadini.