Pagamenti in contante, in Spagna chi non li accetta viola la legge

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Pagamenti in contante, in Spagna chi non li accetta viola la legge

Pagamenti in contante, in Spagna chi non li accetta viola la legge

13 Giugno 2022

Pagare in contante piace agli spagnoli, come avviene in altri Paesi europei, vedi Italia e Germania. Ma con la nuova legge sulla protezione dei consumatori del 28 maggio scorso, la Spagna fa un ulteriore passo in avanti. Se un esercente rifiuta di accettare i pagamenti in contante viola la legge, con una gradualità di sanzioni che diventano più severe sulla base dell’atteggiamento tenuto dal commerciante verso il consumatore.

È una notizia in controtendenza rispetto al quadro generale sulle forme di pagamento tradizionali e digitali in questo scorcio di Ventunesimo secolo. Tra le conseguenze della pandemia c’è stata infatti una maggiore diffusione dei pagamenti digitali nei Paesi europei, insieme alla diffusione degli acquisti online. Più in generale è la trasformazione digitale che imprime ormai da anni un cambiamento nelle abitudini di pagamento delle persone. Tanto più che si discute della introduzione dell’Euro digitale, al fianco delle tradizionali banconote che usiamo nella Unione. E senza dimenticare fenomeni di enorme volatilità economica come i bitcoin.

Pagamenti digitali e contante, le questioni ancora aperte

La transizione verso la moneta digitale, soprattutto nei Paesi dove è più radicato l’utilizzo del contante, apre una serie di grandi questioni legate agli interessi delle multinazionali della moneta di plastica e dei big dei pagamenti elettronici, come pure sulla sicurezza digitale e sulla tutela della privacy e dei nostri dati personali. Non solo. Quando processi di questa portata tendono ad essere guidati dall’alto hanno spesso delle ricadute contraddittorie o al limite negative. Ad esempio una certa tendenza a demonizzare l’uso del denaro contante, cercando al contrario di premiare chi utilizza metodi di pagamento digitali. Si pensi alle limitazioni, i tetti messi all’utilizzo del cash, in Spagna come in Italia, sempre variabili negli ultimi anni ma che comunque imprimono una torsione poco liberale alle nostre società, comprimendo la libertà di scelta dei cittadini. Tanto più che non vi è realmente certezza che provvedimenti del genere servano realmente a contrastare evasione fiscale e riciclaggio di denaro sporco. Con la nuova legge spagnola, però, Roma e Madrid prendono direzioni opposte sull’atteggiamento da tenere verso gli esercenti, grandi e piccoli, che usano, o non usano, pagamenti con carte e bancomat. In Italia si vuol punire gli esercenti che non accettano pagamenti digitali, in Spagna avviene il contrario.

Lo scenario in Spagna

L’obiettivo del legislatore spagnolo è stato evidentemente quello di proteggere i gruppi sociali più svantaggiati (come gli anziani o gli unbanked, chi non ha carte di credito o conti correnti bancari) nella convinzione che l’utilizzo del denaro contante sia una forma di tutela della inclusione sociale. Il contante come un diritto universale, dunque, e una barriera per arginare fenomeni di esclusione. Secondo un sondaggio realizzato dalla piattaforma Danaria lo scorso settembre, il 90 per cento degli spagnoli difende il diritto a utilizzare denaro contante come una forma di pagamento, il 70 per cento lo considera necessario dal punto di vista dello sviluppo sociale e il 77 per cento lo ritiene un “bene pubblico”.

Nel marzo scorso, la Banca centrale europea ha criticato il tetto al contante in Spagna. Il tetto è stato giudicato “sproporzionato”. Secondo la Bce provvedimenti del genere hanno “effetti indesiderabili sulla circolazione legale delle banconote in euro”. Le limitazioni riducono significativamente la capacità dei consumatori di utilizzare banconote in euro e la libertà dei cittadini di scegliere quale forma di pagamento usare. Insomma, il dibattito sulle forme di pagamento nell’epoca della trasformazione digitale è più complesso di quello che sembra.