Palermo, la protesta dei Rosari contro il preside burocrate

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Palermo, la protesta dei Rosari contro il preside burocrate

25 Novembre 2017

Tutto è nato da una preghiera, breve, semplice: “Signore, benedici il cibo che stiamo per prendere e fa che lo abbiano tutti i bambini del mondo”. Fino a qualche giorno fa, gli alunni dell’istituto “Ragusa Moleti” di Palermo la recitavano sempre prima della merenda. Qualcuno, ingenuamente, deve averla proposta anche a casa, magari quando la famiglia si riunisce per la cena, suscitando l’indignazione di genitori che, in nome della laicità, hanno chiesto al preside di proibire la preghiera in tutte le classi della scuola, elementari e materne. 

Il preside, Nicolò La Rocca, avrà temuto possibili esposti, denunce, querele. Così, ha pensato di mettere a tacere tutti con un repulisti definitivo: via dalle pareti i crocifissi e le immagini di Papa Francesco, in cantina (o sul davanzale del bagno, se non c’è posto) statue e statuette della Madonna. Senza alcuna esitazione (non avrebbe forse dovuto almeno consultare il consiglio d’istituto?) ha poi firmato una circolare per ribadire che “secondo un parere dell’Avvocatura dello Stato, non è possibile celebrare “atti di culto, riti o celebrazioni religiose durante l’orario scolastico o durante l’ora di religione cattolica”. 

Possiamo immaginare quella comunicazione letta a voce alta in ogni classe, con cui il preside ha platealmente preso le distanze da quei quotidiani momenti di preghiera che, è risaputo, fanno parte della memoria e dell’identità della scuola da generazioni, come a dire che non è colpa sua se le maestre, di propria iniziativa, osano recitare il “Padre Nostro” con i piccoli all’inizio della giornata.  

Ma la risposta dei genitori non si è fatta aspettare: in tanti hanno preso d’assalto la presidenza rivendicando la libertà di pregare, anche a scuola. Probabilmente, anche loro hanno imparato a farsi il segno della Croce proprio in quelle aule e non possono accettare che oggi, quel tipo di educazione venga proibita quasi fosse eversiva. Ci sono ben altre cose a cui pensare, denunciano: la scuola cade a pezzi, “crollano i soffitti”, e i piccoli studenti sono costretti a orari massacranti di recupero. Di questo, non di altro, dovrebbe occuparsi il preside burocrate. 

La risposta dei genitori “ribelli” è stata bella e coraggiosa: i loro figli, ieri, sono entrati in classe indossando al collo un Rosario o un crocifisso. E lo faranno anche lunedì, e tutti i giorni a venire. Fino a quando quella circolare non verrà ridiscussa, e c’è da credergli. Tutto avrebbe voluto, il preside, tranne che questa storia esplodesse sui giornali. Invece così è stato. Le decisioni d’imperio non funzionano se c’è di mezzo Santa Rosalia e la libertà. Il preside ha sottovalutato i palermitani.