Papa in Sinagoga, “No ad antisemitismo”
18 Gennaio 2016
Bagno di folla e di smartphone per la visita di Papa Francesco alla Sinagoga di Roma. "Il Concilio Vaticano II, con la Dichiarazione Nostra aetate, ha tracciato la via," da detto Papa Francesco, "sì alla riscoperta delle radici ebraiche del cristianesimo; no ad ogni forma di antisemitismo, e condanna di ogni ingiuria, discriminazione e persecuzione che ne derivano". Erano in tanti oggi a Roma, cittadini e turisti, a salutare l’ingresso del pontefice nella sinagoga, un appuntamento importante per il dialogo interreligioso e tra fedi diverse.
Durante il suo discorso, il presidente dell’Unione delle Comunità ebraiche italiane, Renzo Gattegna, ha detto che oggi i rapporti tra cattolici ed ebrei hanno un tratto "innegabilmente positivo, che non deve indurre alcuno a interrompere il cammino intrapreso per raggiungere nuovi e ulteriori progressi". "Rritengo necessario realizzare una strategia comune che consenta un’ampia diffusione presso tutta la popolazione della conoscenza del grande lavoro svolto e del consolidamento dei sentimenti di rispetto reciproco di amicizia e di fratellanza che fino ad oggi sono rimasti circoscritti ai vertici religiosi e culturali; ancora circolano con frequenza pregiudizi e discorsi improntati a un disprezzo che ci offende e ci ferisce," ha ricordato Gattegna. "Guardiamo alle giovani generazioni, con la speranza che sappiano cogliere i frutti di quanto abbiamo seminato, e molto altro, per affermare i valori del dialogo e della vita".
Quella di Papa Francesco è la terza visita di un pontefice alla Sinagoga di Roma, dopo Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. "Il segno concreto di una nuova era, dopo quanto è successo in passato", dice il rabbino Di Segni. "La svolta sancita dal Concilio Vaticano II cinquant’anni fa è stata confermata da numerosi e fondamentali atti e dichiarazioni, che hanno prima aperto e poi consolidato un percorso di conoscenza, di rispetto reciproco e di collaborazione", su cui "la Chiesa non vuole tornare indietro".
L’incontro con il Papa, secondo Di Segni, "è un evento la cui portata si irradia in tutto il mondo, con un messaggio benefico". "L’intuizione di Giovanni Paolo II fu di tradurre in gesti concreti e in messaggi essenziali e comprensibili a tutti le difficili elaborazioni dottrinali, aprendo anche la strada al riconoscimento vaticano di Israele". Il rabbino ricorda che siamo "all’inizio di un anno speciale per i cristiani", il Giubileo della misericordia indetto da Papa Francesco. "Sappiamo che la Bibbia ha istituito il Giubileo, un’idea originaria della Torah ebraica. E che il popolo ebraico mantiene il calcolo degli anni sabbatici: sette cicli di sette anni per arrivare al 50° anno che è il Giubileo biblico, in cui i debiti vengono rimessi".