Parlamenti pletorici: il primato va alla Cina, ma il più inefficiente è l’italiano

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Parlamenti pletorici: il primato va alla Cina, ma il più inefficiente è l’italiano

22 Maggio 2009

È fondato il lamento di Berlusconi secondo il quale il Parlamento Italiano è pletorico? Probabilmente, i 100 deputati da lui proposti a ragione di chi scrive sarebbero troppo pochi, e la storia insegna che l’antiparlamentarismo anche quando ben motivato può portare a risultati pessimi. D’altra parte, non è vero quel che si è detto, che i nostri eletti costituiscono l’assemblea elettiva più numerosa del mondo. Se così non è, però, è davvero poco quello che ci manca. Il record in senso assoluto, a livello mondiale, spetta infatti al Congresso Nazionale del Popolo cinese: 2987 membri. Secondo è il glorioso Parlamento Britannico: 646 deputati alla Camera dei Comuni e 743 Lord. Il nostro è solo terzo: 630 deputati italiani, più 315 senatori, più 7 senatori a vita. Però, ammettiamolo, è una posizione già bella pretenziosa, se si pensa che al numero uno c’è il Paese più popoloso del mondo, e al numero due il Parlamento cui si è ispirata la moderna democrazia. Non il più antico, come spesso si ripete: il record spetta infatti all’Althing islandese, che si riunisce dal tempo dei primi coloni vichinghi arrivati sull’isola dalla Norvegia, anno 930. Noblesse oblige, e forse per questo anch’esso con i suoi 60 eletti per 320.000 abitanti è discretamente sovradimensionato. Con la stessa proporzione, in Italia avremmo un Parlamento di oltre 16.000 membri!

Insomma, c’è pure chi sta peggio. Ma i più stanno decisamente meglio (ovviamente, a voler identificare la virtù con un minor numero di stipendi da parlamentari da erogare). La Francia, con un po’ più dei nostri abitanti e una storia costituzionale anch’essa gloriosa, ha un’Assemblea Nazionale con 577 membri e un Senato con 343. La Germania, che oltre 20 milioni di cittadini in più di noi, ha una Dieta con 612 deputati e un Consiglio Federale con 69. Gli Stati Uniti, con oltre cinque volte la nostra popolazione, hanno un Congresso che non arriva neanche alla nostra sola Camera: 435 rappresentanti e 100 senatori. L’India, con 20 volte in nostri abitanti, ha una Camera del Popolo di 552 membri e un Consiglio degli Stati di 250. E la stessa Cina, se vogliamo, ha tre volte i nostri eletti con 26 volte i nostri abitanti. Certo, con 60 deputati il Consiglio Grande e Generale di San Marino, esistente almeno dal XII secolo, ha un quindicesimo dei nostri eletti per un duemillesimo dei nostri abitanti. Ma si sa che i sanmarinesi sono italiani pure loro.

D’altra parte, si deve però considerare che in Cina il Congresso Nazionale del Popolo è un organismo puramente fittizio: il potere effettivo spettando al Partito Comunista, l’assemblea si riunisce solo per due settimane all’anno, e per il resto del tempo i suoi poteri sono gestiti da un Comitato Permanente di 150 membri. E quanto a Westminster, è notorio che i Lord sono un mero omaggio alla tradizione tipicamente britannica, ma senza alcun potere effettivo. Le cose che contano le sbrigano tra i soli Comuni, che sono due terzi dei nostri parlamentari. Comunque, i lavori vengono resi spediti da una serie di prassi per cui ad esempio qualunque iniziativa di spesa spetta esclusivamente al Governo. E le residue iniziative, Private Member’s Bills, dipendono da un calendario rigidamente fissato dallo Speaker, che ha anche varie strumenti per troncare il dibattito: dalla “Ghigliottina”, che stabilisce un termine alla discussione, al “Canguro”, che salta tutte le questioni giudicate irrilevanti.

Ancora più restrittivo del sistema britannico, quello francese della Quarta Repubblica certe limitazioni di carattere efficientista ai poteri parlamentari le ha imposte non per prassi o regolamento, ma addirittura nella Costituzione. Ad esempio, è l’articolo 18 a stabilire che il Parlamento si riunisce solo per due sessioni all’anno, ognuna di circa tre mesi per ciascuna. Mentre gli articoli 34 e 47 limitano drasticamente gli ambiti su cui i parlamentari possono votare leggi: tutto ciò che non è espressamente lì indicato lo disciplina il governo a colpi di regolamento. Il governo controlla poi l’ordine del giorno dei lavori parlamentari e l’organizzazione dei dibattiti; può fare ricorso al voto bloccato per evitare la discissione di emendamenti; ha anch’esso, all’inglese, l’esclusiva sulle proposte di legge che comportino maggiore spesa.

In Germania, invece, i poteri dei deputati sono maggiori, e tra l’altro non esistono come da noi Commissioni Deliberanti. La votazione finale, dunque, deve essere sempre fatta dal plenum dell’aula. Se il Governo si vede bocciare dalla Dieta un progetto di legge che ha dichiarato urgente, però, il Cancelliere può chiedere la dichiarazione di uno “stato di emergenza legislativa” che gli permette per sei mesi di far approvare leggi col solo voto del Consiglio Federale, i cui rappresentati sono designati dai governi regionali.

Insomma, è normale che i governi godano di qualche corsia preferenziale: fermi restando i diritti dell’opposizione. Una riprova dell’eccezionalità italiana? Una cosa come il Ministro dei Rapporti col Parlamento, che esiste in pratica solo da noi, perché solo da noi ce n’è bisogno. Nel Gabinetto Britannico, in particolare, ci si limita a nominare ministri i due leader della maggioranza alle Camere: attualmente quello della Camera dei Comuni Harriet Harman è anche Lord del Sigillo Privato, sinecura simbolica, e Ministro per la Donna e l’Eguaglianza, mentre quello ai Lord, la Baronessa Royall of Blaidson, è anche Lord Presidente del Consiglio, altra sinecura largamente tradizionale e simbolica. Inoltre è nominato ministro anche il Chief Whip, che sarebbe colui che incaricato effettivamente di intruppare i deputati al voto. Attualmente è Nick Brown, che ha anche l’incarico di Segretario Parlamentare al Tesoro. In Francia invece un incarico ai Rapporti col Parlamento esiste, ma basta un semplice Segretario di Stato: attualmente è Roger Karoutchi. In Spagna esiste un Ministro della Presidenza con funzioni anche di Portavoce e il cui compito è però soprattutto assimilabile al nostro Sottosegretario alla Presidenza: attualmente è María Teresa Fernández de la Vega. E qualcosa del genere è anche in Germania il Ministro per i Compiti Speciali e Capo della Cancelleria, attualmente Thomas de Maizière. Insomma, solo da noi il governo deve dedicare una persona con rango di ministro apposta a trattare in continuazione con gli eletti: anche quando gode di una in teoria comoda maggioranza assoluta.