Parrucconi e sanculotti: il catechismo della sinistra sessantottina
28 Marzo 2017
Il documentario di Ernesto Galli della Loggia è dedicato all’Italia “Paese perduto”. Con qualche nostalgia: di quando la scuola era e appariva davvero tale e di quando, grazie alla Cassa del Mezzogiorno, Puglia e Lucania non furono più “sitibonde”. Rispetto ad allora, pur di farsi “nuova”, la scuola ha cessato di essere scuola e l’Italia delle autonomie ha sradicato l’intervento straordinario. Lo Stato nazionale, risorgimentale al modo di Benedetto Croce, lontano se non ostile a quella che al modo di Antonio Gramsci era stata battezzata “società civile”, è stato in molti punti rottamato e, salvo che negli spettatori del documentario, non è che lo si rimpianga troppo.
Lucia Annunziata, ad esempio, a Ernesto Galli della Loggia, pur con qualche apprezzamento, ha rimproverato un atteggiamento troppo parruccone e troppo poco sanculotto. Non solo: “sanculotto” sarebbe da intendersi nel senso meno girondino, di riforma, e in quello più giacobino, di rivoluzione. Il che dipenderebbe dalla irrinunciabile esigenza, nei tempi di grande e vera rottura delle cose e dei tempi, di non farsi lettori di Montesquieu e di tenersi a Rousseau… Ora Montesquieu e Rousseau in Italia son diventati riferimenti scabrosi. Meglio, nella sua generica vacuità, la presunzione di analogia fra il 1968 all’italiana e il 1789 alla francese. E, quindi, meglio i sanculotti protesi al futuro (!?) dei parrucconi a guardia del passato (!?). Già ma fra questi ultimi c’era anche Talleyrand, mentre fra i primi c’era anche Saint-Just. Di futuro in Francia e in Europa ne avrebbe scritto più Talleyrand o Saint-Just? E la catastrofe dell’istituto regionale in Italia sarebbe stata opera di parrucconi o di sanculotti?
A suo modo, la Annunziata preferisce Saint-Just a Talleyrand e soprattutto i sanculotti ai parrucconi. Ancora una volta, il sessantottismo è sostanza, liturgia, catechismo della sinistra italiana. All’inseguimento di Rousseau, en marche, anche quando Rousseau si vesta da Grillo e Casaleggio e quando lo dice Bersani. Il quale, temporibus illis, alla presidenza dell’Emilia-Romagna, immaginò se stesso come il Saint-Just dell’Italia delle regioni, contro quei “parrucconi” che alle regioni faticavano a rassegnarsi.