
Parte la riforma fiscale ma (per ora) le tasse non scendono

21 Ottobre 2010
Il Governo ne rivendica la priorità ormai da tempo e Giulio Tremonti, appena una settimana fa ci ha finalmente messo sopra il cappello dicendo chiaramente che dalla revisione del sistema tributario dipende la crescita futura dell’Italia: “La fase due, quella dello sviluppo, comincia dalla riforma fiscale”, aveva detto. Una delle principali cause della scarsa competitività del sistema Paese risiede proprio lì, nella regolamentazione a volte eccessiva e burocratica delle attività economiche e nel peso del fisco ed è proprio per per questo che quella tributaria rappresenta una riforma ormai ineludibile. La riforma delle riforme, come spesso è stata chiamata.
Quella riforma che così come è stata presentata ieri da Tremonti e Berlusconi, andrà a ridisegnare le linee di un sistema stratificato negli anni e contorto, che spesso tende a pesare su chi già paga senza trovare soluzioni efficaci contro chi evade. Un sistema obsoleto, pensato 40 anni fa e oggi superato dagli eventi e dai cambiamenti sociali ed economici. E così, all’indomani delle dichiarazioni negative della Corte dei Conti – secondo cui la prolungata bassa crescita del Pil rende difficile fissare obiettivi di riduzione della pressione fiscale – la riforma fiscale è ai blocchi di partenza: con l’incontro tra governo e parti sociali è stato infatti avviato il processo per arrivare alla revisione del sistema tributario.
Le tappe del percorso sono segnate, così come i contenuti sulla base dei quali si aprirà il copnfronto. In una prima fase si procederà alla raccolta dei dati e all’analisi, poi alla messa a punto del disegno di legge delega da presentare in Parlamento e successivamente si passerà all’attuazione attraverso i decreti legislativi che attueranno i principi contenuti nella delega. La riforma fiscale sarà fatta dando priorità alla famiglia, senza impegnare il potenziale gettito che potrebbe arrivare dall’evasione fiscale prima di averlo incassato, e non toccando la tassazione dei bot.
“Una grande ambizione e una grande responsabilità”, ha sottolineato il premier Silvio Berlusconi che non ha mancato l’appuntamento. “Siamo il primo Paese che avvia una grande riforma fiscale”, gli ha fatto eco il ministro dell’Economia Giulio Tremonti. Le parti sociali, che saranno chiamate ad un nuovo confronto nel giro di 3-4 giorni, hanno salutato con favore l’avvio del processo (anche se Epifani si è mantenuto freddo). E per Emma Marcegaglia, numero uno di Confindustria, quello della riforma fiscale “potrà essere lo strumento più potente per la crescita”.
Le priorità della riforma saranno il lavoro, la ricerca ma soprattutto la famiglia e l’obiettivo è quello di concentrare gli aiuti lasciando la scelta agli stessi nuclei di come “allocare le risorse”. I sostegni oggi non mancano, è stato detto, ma sono dispersi tra Fisco e Inps.
“Ci sono oltre 240 forme di erosione della base imponibile – ha detto il premier – Sono 140 miliardi di gettito che non entra nelle casse dell’erario” e che potranno essere impiegati “per abbassare le aliquote”. E infatti, una delle tre direttrici su cui si muoverà l’intera riforma poggia sul processo di semplificazione e passa appunto dalla razionalizzazione di alcuni regimi: disboscare le 242 voci di agevolazioni e sconti fiscali oggi esistenti (valore 142 miliardi di euro) per reperire parte delle risorse necessarie per riscrivere il fisco. Giulio Tremonti ha passato a setaccio e poi racchiuso in un libricino fitto fitto di norme le "anomalie", con l’indicazione dei beneficiari, degli obiettivi previsti e degli effetti finanziari sui conti dello Stato.
Si va dalla riduzione dell’accisa sulla benzina di taxi e ambulanze alle donazioni verso società no profit, dalle detrazioni per le spese veterinarie all’esenzione Ires per le società cooperative agricole e ai loro consorzi. Ancora: dallo sconto sul collaudo dei motori di navi e aerei e l’alleggerimento fiscale per le associazioni sportive dilettantistiche, alle agevolazione sull’elettricità usata dalle Ferrovie fino alle accise più leggere sui carburanti che servono per prosciugare i terreni allagati nelle zone colpite da alluvione, l’aiuto alla a ricerca nel settore tessile e la detassazione degli utili reinveistiti nel settore cinematografico. L’elenco insomma è lunghissimo e contiene anche alcune delle macro-voci che compongono l’ossatura del sistema tributario, sulle quali molte famiglie e imprese fanno conto. Qualche esempio? Gli sconti riconosciuti sui mutui prima casa (1,5 miliardi l’anno) e la deduzione forfettaria per i canoni di locazione (poco più di 1 miliardo). Valgono ancora di più le detrazioni sui familiari a carico (12,2 miliardi l’anno) quelle sui redditi di lavoro dipendente (42,9 miliardi) e il cosiddetto cuneo fiscale (5,2 miliardi) con il quale si sterilizzano in parte i costi del personale nella determinazione della base imponibile delle imprese.
Nel capitolo casa sono 19 gli "sconti" e valgono 7,7 miliardi di euro: si va dall’acquisto di frigoriferi, alle misure in favore del disagio abitativo, dalle ristrutturazioni immobiliari agli sconti per la prima casa. Pesano 18,3 miliardi, invece, le agevolazioni riconosciute per la famiglia: le voci, in questo caso, sono 22 e prevedono anche sconti sugli asili nido e per il mantenimento dei cani guida per i ciechi, le spese per l’istruzione e quelle per le adozioni.
Lavoro e pensioni rappresentano il capitolo più corposo delle agevolazioni: vale in totale 61,8 miliardi. Ci sono poi 102 milioni di deduzioni e detrazioni riconosciuto alle imprese no profit, 439 milioni per gli enti non commerciali, 7,6 miliardi per le agevolazioni sul reddito di impresa, 3,5 miliardi sulle accise. L’elenco indica anche l’effetto che comporta sugli incassi l’applicazione di aliquote ridotte dell’Iva: quella al 4 per cento (sui beni di prima necessità) vale 13,7 miliardi, quella al 10% su altri beni con funzione sociale ‘costà 23,2 miliardi. Vengono poi elencati gli sconti sulle imposte catastali, quelle ipotecarie. Eccetera, eccetera, eccetera.
Ma tornando ai pilastri della riforma fiscale, insieme con il "disboscamento" della giungla, l’altro passaggio chiave sarà la lotta a tutte le forme di evasione ed elusione fiscale e ancor prima una ricognizione tra le pieghe del bilancio con la possibilità di arrivare a un tavolo sulla spesa pubblica “per dare un volto alle singole voci”.
Una riforma che dovrà essere “euro-compatibile”, con “numeri seri e credibili”, ha sottolineato Tremonti. E che dunque “non può essere coperta dal recupero dell’evasione fiscale perché il contrasto all’evasione fiscale è fonte di finanziamento e funzionamento fondamentale della riforma fiscale, ma per l’Europa – ha spiegato – il recupero dell’evasione fiscale prima va realmente fatto, poi utilizzato. Non l’opposto”. Altro punto fermo della riforma: non sarà finanziata con un innalzamento della tassazione sulle rendite. Abbiamo qualche refrattarietà. Tassare i Bot non è la cosa più razionale”, ha tagliato corto il ministro.
Insomma, il cantiere è avviato. Difficile che si arriverà a un alleggerimento del carico fiscale su cittadini e imprese, ma disboscare pian piano la giungla fiscale, di certo è un’operazione sacrosanta.