Parte l’offensiva tedesca contro Draghi alla guida della Bce
12 Marzo 2010
L’offensiva è partita. Dopo mesi di indiscrezioni, retroscena e dibattiti, i tedeschi lo dicono chiaro e tondo: Mario Draghi alla guida della Bce è un’ipotesi dannosa, e come tale, va scongiurata. Nell’attacco che arriva dal tabloid tedesco Bild, che al posto del Governatore di Bankitalia vorrebbe l’attuale numero uno della Bundesbank (e azionista di riferimento di Eurolandia) Axel Weber, c’è molto risentimento e poca sostanza.
Un attacco frontale e strumentale, dettato anche dall’esigenza di replicare a chi, in questi mesi, ne aveva caldeggiato la nomina. Come il Wall Street Journal. “Il 62enne professore d’economia – si leggeva nel ‘ritratto’ dipinto dal Wsj – ha anche cercato di modernizzare l’immagine della Banca centrale italiana: a differenza del suo predecessore, che aveva un assistente addetto al trasporto della valigetta, Draghi se la porta da solo”. Ancora: “La statura di Draghi nel mondo finanziario si estende molto al di là dei confini”. E poi, “In Italia, dove la vita privata delle personalità pubbliche è spesso sotto i riflettori, il banchiere si distingue per un basso profilo”.
I tedeschi lo sanno: Mario Draghi, la cui candidatura circola da tempo negli ambienti internazionali, è unanimemente considerato come un avveduto banchiere centrale (anche Christine Lagarde, definita dal Financial Times migliore ministro finanziario europeo, apprezza il governatore italiano). Vanta un curriculum ineccepibile, che lo ha portato fino alla presidenza del Financial Stability Board (è al suo coordinamento che è stata affidata la messa a punto delle misure di riforma e stabilità della finanza globale che verranno sottoposte al G20). Soprattutto, è l’unico dei candidati ad avere avuto una significativa esperienza nel settore privato essendo stato per diversi anni alto dirigente della banca d’affari Goldman Sachs, dopo l’esperienza al Ministero del Tesoro italiano. Un passaggio che gli ha consentito di acquisire una profonda conoscenza del funzionamento dei mercati, che certamente gli potrebbe tornare utile nella veste di Presidente della Bce. E’ per questo che in molti vedono il numero uno di via Nazionale come il più accreditato possibile successore di Trichet ai vertici dell’Eurotower.
Ma l’esperienza in Goldman Sachs è anche un’arma a doppio taglio se si considera il fatto che oggi i banchieri d’affari – e quelli Goldman Sachs in particolare – non godono di una grande reputazione nella opinione pubblica e tra i politici che dovranno prendere la decisione (Sarkozy potrebbe anche cogliere l’occasione per una stoccata di ritorno al cancelliere Angela Merkel che, in mezzo al panico del 2008, ha respinto la proposta di un salvataggio europeo). E l’arma usata dai tedeschi per screditare Dragni è proprio questa. “Bene, Draghi è un sottile intellettuale romano, veste in modo elegante, ha un titolo di professore (politica economica e finanza), è stato – racconta il tabloid – direttore esecutivo della Banca mondiale. Tuttavia, soprattutto: è stato un banchiere d’investimento della Goldman Sachs a Londra. La Goldman Sachs, tra l’altro, è stata la banca che dal 2001 ha aiutato la Grecia a truccare il suo debito per l’Ue con dubbie speculazioni finanziarie”. E commenta ancora: “Draghi (ai tempi di Londra soprannominato ‘Super Mario’), che era responsabile dei rapporti con gli ‘stati e le agenzie statali’, non vuole avere niente a che fare con l’imbroglio greco”.
Che per Draghi la strada sarebbe stata (e sarà) in salita, lo s’era intuito da subito. Sarà per questo che il Wsj, citando le varie posizioni in campo, avvertiva che seppure non sarà facile fare felici tutti, Draghi “già in precedenza aveva affrontato questioni controverse, come il superamento della resistenza alle acquisizioni da parte di banche estere degli istituti italiani, dimostrata dal suo predecessore Antonio Fazio o le azioni intraprese per evitare il conflitto d’interessi con la Goldman Sachs da cui proveniva”. Un uomo coraggioso insomma, un vero modernizzatore.
Il mandato di Jean-Claude Trichet scade nell’ottobre 2011, ma la maratona alla conquista dell’Eurotower comincia lunedì prossimo, quando i ministri di Eurolandia indicheranno il numero due per rimpiazzare il greco Lucas Papademos.
Spiega perfettamente Oscar Giannino su Chicago Blog, gli equilibri nella Bce, un punto fondamentale da cui partire per capire il peso della partita. “I membri del board hanno un mandato che scade in anni diversi, in modo da evitare un rinnovo complessivo che minerebbe la continuità della BCE e sottoporrebbe l’accordo politico a maggiori tensioni. Nel board esistono infatti pesi di rappresentanza espliciti, ed impliciti. Quelli espliciti sono rappresentati dalle rispettive quote detenute dalle diverse banche centrali nazionali nel capitale della Bce, a sua volta ripartito tra un 70% nelle mani dei membri dell’euroarea attuale, e un 30% riservato ai Paesi dell’Ue che non hanno adottato l’euro, che non partecipano agli utili o ai ripiani della BCE e non ne determinano la politica monetaria, ma partecipano al Sistema Europeo delle Banche Centrali che dà sostenibilità e stabilità alla politica comunitaria. Tra i paesi dell’eruoarea, i tedeschi hanno il 19% del capitale BCE, i francesi il 14%, l’Italia il 12,5%, la Spagna l’8,5%, e poi via via a scendere, in proporzione alla popolazione ma, naturalmente, contano molto i pesi che derivano dall’influenza economica e politica dei diversi Paesi”. L’Italia, come si sa, non ha lo stesso peso della Germania.
Come detto, l’imminente designazione del vicepresidente dell’Eurotower, in sostituzione al greco Lucas Papademos che lascerà la carica a fine maggio, sarà fondamentale per la scelta del presidente. I candidati: Vitor Constancio della Banca centrale portoghese, Peter Praet, uno dei direttori della Banca nazionale del Belgio, e Yves Mersch, direttore della banca centrale del Lussemburgo (penalizzato a causa della nomina del suo premier, Jean-Claude Juncker, a capo del gruppo che guida l’area dell’euro). Ma una coppia latina al timone della Bce non è vista bene. Poco plausibile, quindi, che le due cariche in ballo possano andare a due personaggi “latini”. Detta in parole povere, se al posto del greco Papademos viene indicato un altro banchiere centrale dell’Europa del Sud, inevitabilmente il successore di Trichet sarà espresso dall’Europa del Nord.
Ed è per questo che francesi e tedeschi vogliono come vicepresidente il portoghese Victor Constancio: si frenerebbe la corsa di Draghi e si assicurerebbe la guida della BCE, l’anno prossimo, ad Axel Weber.