Partiti i lavori del Consiglio per riformare lo Statuto e la legge elettorale
23 Luglio 2012
La Consulta ha deciso: il taglio dei consiglieri regionali è realtà ed anche in Puglia bisogna rivedere, ora, statuto e legge elettorale. Dagli attuali 70 consiglieri che compongono l’assemblea pugliese si passerà a 50, lasciando a casa parecchi politici ed aprendo le porte all’efficienza amministrativa. La dieta imposta ai consigli regionali era stata sponsorizzata dall’ultimo governo Berlusconi, con legge 148 del 2011, quando di Spending review non si parlava ancora ma l’esigenza di razionalizzare era già viva. Alcune regioni italiane si erano fortemente opposte a questa legge che, a detta loro, minerebbe la partecipazione alle attività di governo regionale, ma la Consulta ha detto no ed ora, tutti, son costretti a rivedere le regole interne.
In tempi di tagli è una notizia ancor più importante, perché venti consiglieri regionali – per quel che riguarda la Puglia – portano con loro un bel tesoretto che la Regione guidata da Nichi Vendola potrà reinvestire per i cittadini. La questione, però, non è affatto semplice e i fili politici sono ingarbugliati.
La Consulta, infatti, non solo ha tagliato il numero dei consiglieri regionali, ma ha anche imposto un tetto massimo sul numero dei componenti di giunta: dieci più, come estrema ratio, due assessori esterni. Via, insomma, i vari Fiore o Attolini alla Sanità, Alba Sasso (istruzione), Barbanente (qualità del territorio), Marida Dentamaro (federalismo) e Maria Campese (contenzioso). Via, anche, il pisano Fratorianni alle politiche giovanili o Silvia Godelli, intellettuale militante e assessore al Mediterraneo. Sarà questa una vera grana per i governanti pugliesi che, negli ultimi anni, hanno fatto gran uso di assessorati esterni per coprime le loro lacune, tutte politiche, o per ricompensare chi, come Fratoianni, tante energie ha speso per la riconferma del leader nazionale di Sel, Nichi Vendola.
Il consiglio regionale dovrà riscrivere lo statuto e, di consenguenza, la legge elettorale in tempi strettissimi, entro la fine del 2012, per non trovarsi imbottigliati alla vigilia delle prossime elezioni amministrative: un vuoto legislativo, infatti, costringerebbe tutti a vivere una stagione di ricorsi e reclami che proprio non servono alla Puglia e all’Italia. Con i tempi stretti, si sa, il rischio vivo sono confusione e ripicche. Il nuovo assetto del consiglio regionale impone una riscrittura delle circoscrizioni pugliesi – fino ad oggi su base provinciale – che dovranno essere riviste rispettando il taglio degli enti locali previsto dal governo tecnico. E, quindi, si prospetta una situazione politico-elettorale così: i foggiani insieme ai cittadini della Bat avranno la loro quota; tarantini e brindisini, ancora, liste comuni; Bari e Lecce, probabilmente, beneficeranno dello status di città metropolitana per poter presentare liste "uniche". L’idea che serpeggia in consiglio giurano che sia questa anche se sono tante, troppe, le incertezze sullo status metropolitano di Lecce.
Come se non bastasse, ci sono altri due obblighi a tormentare i 70 consiglieri regionali pugliesi. Per garantire la rappresentanza territoriale anche dei gruppi più piccoli in consiglio, si dovrà abbassare la quota di sbarramento, oggi al 4 per cento, e sarà necessario recepire la proposta di legge popolare sulla parità di genere, con liste composte con una metà di donne (la così detta quota 50/50).
Sono tante, insomma, le questioni sul tavolo e a Bari chi è convinto di rimetterci sono proprio i grandi partiti – Pd e Pdl – che rischiano di veder minata la loro supremazia, anche se non è affatto detto che questo sia un male per la Puglia, che si ritroverà con un consiglio regionale più snello, con liste espressione del territorio e, magari, con qualche donna in più.
Onofrio Introna, presidente del consiglio regionale, ha il compito di far passare una pillola che potrebbe rivelarsi amarissima per quasi il 26% degli attuali consiglieri regionali. Mercoledì è prevista la conferenza dei capogruppo per discutere le bozza e per dettare i tempi dell’iter legislativo: non si preannunciano lotte politiche, ma il dibattito, c’è da scommetterci, sarà accesissimo. «È un lavoro complesso – spiega Onofrio Introna – ma che dobbiamo portare a termine per dare il nostro contributo, insieme ad altre istituzioni, al contenimento della spesa pubblica». Di certo, scandisce Introna, «va trovato un equilibrio ed evitato che il dimensionamento del consiglio possa ostacolare un processo democratico qual è l’effettiva parità di genere. Chiusura corporative vanno evitate, ma sono convinto – prosegue – che tutto il Consiglio sarà in grado di dare una prova di maturità e equilibrio: parliamo di strumenti fondamentali della democrazia». Lo dice Introna e ci crediamo, la Puglia saprà fare questo passo avanti. Speriamo.