Patrimoniale, tasse e prelievi: la sinistra è sempre la stessa
23 Aprile 2020
Ci risiamo. Come un tormentone che non passa mai di moda, ritorna l’antichissimo cavallo di battaglia della sinistra: la patrimoniale. Nell’Italia svuotata dal virus, il refrain riecheggia potente. Le ultime a cascarci, in ordine temporale, sono due icone della gauche nostrana: il patron di Eataly Farinetti, che dalle colonne del Fatto Quotidiano afferma che è assolutamente indispensabile intaccare il risparmio privato degli italiani, e il redivivo caposardina Mattia Santori, che ospite della Gruber riporta in auge la sempreverde suggestione del prelievo forzoso dai conti correnti. Eh già, il prelievo forzoso: come in quella notte del 1992, quando il governo Amato, con la lira minacciata da un attacco speculativo potenzialmente letale, decise improvvisamente di incamerare il 6 per mille di tutti i depositi bancari. D’altronde si sa, il progressismo di casa nostra ha sempre avuto il pallino dei tributi e, dopo la gravissima crisi finanziaria del 2008, la parola d’ordine per uscire dal pantano della stagnazione è stata sempre la stessa: tassare, tassare, tassare.
In tal senso, indimenticabili furono le parole del Ministro delle Finanze del governo Prodi II, Tommaso Padoa-Schioppa, che nel 2007 dichiarò sibillinamente: “Le tasse sono una cosa bellissima, un modo civilissimo di contribuire tutti insieme a beni indispensabili quali istruzione, sicurezza, ambiente e salute”. Di lì a pochi anni, il governo Monti optò per una strategia comunicativa decisamente meno entusiastica: era arrivato il momento della manovra “lacrime e sangue”. E allora giù con i tagli e le nuove gabelle, con le imprese che saltavano come birilli e il Paese sempre più col fiato corto. Fu poi il turno dei governi a guida PD, con il trittico Letta – Renzi – Gentiloni, e i toni si fecero più ottimistici, tanto che si tornò a parlare di crescita e di ripartenza. Il PIL che aumentava solamente di pochi decimali e la pressione fiscale alle stelle erano semplicemente meri dettagli. Escludendo il breve intermezzo gialloverde, si arriva dritti al governo Conte-bis, con i Democratici ancora in sella, in ticket coi grillini. Qualcuno avrebbe potuto pensare che, con i Cinque Stelle nuovo partito di maggioranza relativa, le cose sarebbero andate diversamente. Purtroppo non è stato così. Ad ottobre scorso, non appena insediato, il Ministro dell’Istruzione Fioramonti ci tenne a far sapere al Corriere della Sera che “La sugar tax e la tassa di scopo sui voli aerei sono due proposte, ma si sta ragionando anche su altre tasse che possiamo definire virtuose e che indirizzano verso comportamenti ecologici e sostenibili”. Una nuova era, dunque, per le tasse: non più mero sostentamento per le malandate casse statali ma addirittura strumento correttivo delle pessime abitudini degli italici cittadini. Inutile raccontarvi della nostra disperazione quando, pochissimo tempo dopo, venimmo raggiunti dalla notizia delle dimissioni del Ministro.
Al termine di questo breve excursus, appare evidente il cortocircuito innestatosi all’interno della classe politica dominante nell’ultimo decennio, quella di centrosinistra. La convinzione di essere élite si è intrecciata con la cronica incapacità di assumere decisioni; il conseguente scarico di responsabilità ha portato a rintracciare nel popolo il principale colpevole della crisi economica. Popolo raffigurato come ignorante, rozzo, avido e quindi evasore. Popolo, dunque, che occorre rieducare con ogni mezzo. E’ lo stesso identico schema che viene riproposto in questi duri giorni di reclusione forzata: un governo incapace di qualsiasi scelta, che prolunga il lockdown all’infinito per timore delle conseguenze della ripartenza. Diviene dunque necessario canalizzare l’attenzione e la rabbia altrove, individuando nell’irresponsabilità della popolazione il volano della diffusione della pandemia. Fanno riflettere amaramente, in questo senso, le spettacolari immagini degli inseguimenti volti a sanzionare tanti inermi connazionali, i quali avevano come unica colpa la voglia di godersi un po’ d’aria e di sole.