Peggio di Obama in Medio Oriente non si può fare!

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Peggio di Obama in Medio Oriente non si può fare!

03 Aprile 2017

Endgame obamiani, endgame trumpisti. “Two months after the inauguration of President Trump, indications are mounting that the United States military is deepening its involvement in a string of complex wars in the Middle East that lack clear endgame” Ben Hubbard e Michael R. Gordon scrivono sul New York Times del 30 marzo che dopo l’ascesa di Donald Trump alla Casa Bianca è aumentato l’impegno militare americano nel Medio Oriente ma senza chiari obiettivi finali. Certo che l’endgame obamiano nel Middle East era assai più chiaro di quello trumpista: aiutare l’Isis a consolidarsi, peggiorare i rapporti con tutti gli alleati storici di Washington (dalla Turchia all’Egitto, dai sauditi agli israeliani), aprire un autostrada non solo ai russi ma anche agli iraniani. Un chiarissimo (e definitivo) endgame.

Una strabenedetta “sciagura”. “Una crisi che non potrebbe più avere la soluzione esperita da Napolitano con il governo Monti” scrive Michele Salvati sul Corriere della Sera del 27 marzo. Ho molta stima per la cultura e la serietà di Salvati ma in questo caso quella che a lui sembra una sciagura (Non potremo avere un Monti in salsa Napolitano) a me sembra una benedizione. 

Quei tipini alla Valls. “Politicians who believe in nothing anymore, who bend with the wind, who despise convinctions” così il Financial Times del 30 marzo registra un giudizio di Benoit Hamon su un Manuel Valls che ha deciso di sostenere la candidatura di Emmanuel Macron, dopo avere detto che avrebbe appoggiato il candidato vincitore delle primarie del suo partito socialista. Hamon assomiglia un po’ troppo a Pippo Civati, alterna toni sentenziosi alla Miguel Gotor a bersanismi piagnucolosi, però sul fatto che tipini come Valls (e un bel po’ di similari personaggi italiani) siano politici che non credono più in niente, che si piegano a ogni corrente di vento e che disprezzano qualsiasi convinzione profonda, è difficile dargli torto

Un Riccardo III per Taranto. “Sebastio non indossa più quella toga e ambisce a prendere il posto dell’inquilino che ha indagato” così Francesco Rossi  descrive i movimenti dell’ex capo della Procura di Taranto per candidarsi a sindaco. In fin dei conti le cose sono molto migliorate dal Quattrocento quando, almeno secondo quel malevolo pettegolo di William Shakespeare, Riccardo di York sposava la moglie del Lancaster che aveva fatto assassinare.