Pensioni: i finti aumenti di Walter
26 Marzo 2008
Ieri 25 marzo , “Annunciazione del Signore”, il candidato del PD WV (Walter Veltroni) ha
rotto quello che sembrava un patto implicito, ovvero un primo segno di “grandi
intese”: considerare la materia previdenziale “un tabù” (o una parolaccia) di
cui parlare il meno possibile in questa campagna elettorale.
Il
PdL ha incluso una proposta – adeguare i trattamenti al costo della vita con un
effettivo aggancio alla sua evoluzione – ma non ne ha parlato o quasi nelle
manifestazioni elettorali. Il PD sfiora appena l’argomento nel “dodecalogo”.
Occorre chiedersi perché Veltroni (che già da due-tre anni fruisce
di una pensione di 5000 euro al mese netti in quanto ex-Parlamentare,
trattamento che aumenterà considerevolmente se farà, come probabile, altre
legislature in Parlamento ed a cui si aggiungerà la pensione da giornalista)
abbia inteso scegliere il giorno dell’”Annunciazione del Signore” per porre
l’argomento sul tavolo delle due ultime settimane di campagna elettorale. Vale
la pena, poi, entrare sul merito economico-finanziario della proposta.
Sotto il profilo
politico, la “rupture” di WV, forse provocata dalle polemiche di stampa sulle
sue pensioni personali, ha due implicazioni significative:
a) un’abiura
rispetto alle riforme Amato (1993) e Prodi (1996) che modificando i meccanismi
di indicizzazione pre-esistenti (agganciavano le pensioni ai movimenti medi dei
salari quali computati dall’Istat) hanno posto gli incrementi dei trattamenti
al di sotto dello stesso indice “armonizzato” dell’aumento dei prezzi per le
famiglie degli operai e degli impiegati (quale calcolato secondo procedure
concordate in Eurostat), erodendo il valore delle pensioni anno dopo anno;
b) il
tentativo di trovare un’ultima spiaggia tra i pensionati più “arrabbiati”
poiché i sondaggi affermano che, consapevoli dei danni loro creati dalle
riforme Amato e Prodi, intendono votare PdL e Sinistra Arcobaleno, snobbando il
PD.
E’ una mossa politica apparentemente astuta se non altro perché distoglie
l’attenzione dalle sue pensioni personali. WV dovrebbe, però, spiegare agli
italiani chi era Vice Presidente del Consiglio nel 2006 e chi era uno dei
maggiori elementi di sostegno del Governo Amato nel 1993 e come mai se il
“Dottor Sottile” si è sbagliato tanto in materia di pensioni ai ceti più deboli
è tra gli “ottimati” (o simili) del PD e Ministro dell’Interno del defunto
Governo Prodi (2006-2008) che tanti danni ha fatto agli italiani. Auguriamoci
che queste domande gli vengano poste in confronti pubblici – sin dall’imminente
partecipazione del convegno Confagricoltura a Taormina.
Questi aspetti di “politique d’abord” interessano WV più
dei conti. Lo sanno le sue insegnanti al Liceo Tasso, dove, anche per questo
motivo, non restò molto a lungo. Lo dicono gli esiti del concorso d’ammissione
al Centro Sperimentale di Cinematografia. La macchinosa proposta (a WV – è
noto- piacciono i film barocchi alla Dario Argento) comporta un complesso di
detrazioni e deduzioni tributarie per dare tra i 10 ed i 30 euro in più al mese
ai pensionati delle fasce basse e medio-basse.
Non solamente comporta forti
costi di transazione (per amministrazione e simili) ancora non calcolati (o non
presentati al pubblico) ma in termini di perdita di gettito e di incremento dei
trattamenti produrrebbe un onere aggiuntivo all’erario di circa 4 (non 2,5)
miliardi di euro all’anno, che si sommano ai 10-15 miliardi della legge n. 247
del 24 dicembre 2007. Ove approvata entro il 2010 la previdenza pubblica
italiana assorbirebbe sino al 17% del pil (rispetto ad una media Ue del 10%).
Ciò vuol dire non solo meno strade, meno scuole, meno sanità ma anche maggiori
difficoltà ad onorare il pagamento di debiti ed interessi sul debito pubblico.
Non tutti gli
economisti al seguito di WV concordano con l’uscita del leader del PD: la
chiamano “proposta kamikaze”, ultimo tentativo, probabilmente, suicida per
tentare di racimolare qualche voto. E con serie
conseguenze per la sopravvivenza dello stesso neonato soggetto politico.