Pensioni: vincitori e vinti di un accordo squilibrato
20 Luglio 2007
Come si è chiusa la partita finale della maxi-trattativa sulla previdenza per cambiare uno degli aspetti salienti (l’innalzamento dell’età per poter fruire di pensioni di anzianità)? Chi ha vinto? Chi ha perso? Ad una lettura superficiale, l’intesa ha la parvenza di essere equilibrata: i sindacati hanno portato a casa l’abrogazione dello “scalone” e la sua sostituzione con uno “scalino” subito e con le “quote” (sommatoria di età anagrafica ed anzianità contributiva) in futuro, ma in cambio hanno accettato una revisione triennale ed automatica dei “coefficienti di trasformazione” (i parametri per convertire in annualità, e quindi in assegni mensili i montanti contributivi accumulati). Inoltre, viene asserito che le implicazioni sulla finanza pubblica sarebbero trascurabili.
Ad una lettura più approfondita, ci si accorge che la concessione (sindacale) sui “coefficienti di trasformazione” è più virtuale che reale. Da un canto, viene rinviato al 2010 quanto, per legge, si sarebbe dovuto effettuare nel 2006 come uno dei primi atti del Governo Prodi, sulla base della relazione completata nel 2005 dal nucleo di valutazione della spesa previdenziale del Ministero del Lavoro, lasciata in eredità al nuovo Esecutivo proprio per non aggiungere ulteriore carne al fuoco in campagna elettorale. Quindi, il Ministro dell’Economia e delle Finanze, Tomaso Padoa-Schioppa (TPS), reduce da una débâcle in materia di privatizzazione di Alitale, ne subisce un’altra, pur se tenta a fare buon viso a cattivo gioco nella speranza forse di attenere “il premio internazionale Giobbe per il 2007” (quello al più paziente dell’anno)- la sua pazienza, però, mette a repentaglio non solo la sua reputazione ma il presente ed il futuro dell’Italia Da un altro, il diavolo si nasconde nei dettagli, specialmente in materia di come effettuare stime per convertire montanti in annualità e, quindi, assegni pensionistici (come indica il saggio ancora inedito di Jason S. Scott) : istituzioni internazionali e mercati esamineranno con cura gli indicatori per la revisione automatica ed i pesi proposti per esprimere la loro relativamente importanza (ad esempio, se dare maggiore rilievo agli andamenti demografici oppure a quelli economici e finanziari).
Non solo virtuali ma immaginifiche (avrebbe detto Gabriele D’Annunzio) le assicurazioni in materia di finanza pubblica. Sorprende (dato che la tecnologia lo consente) che TPS e Prodi non abbiamo sciorinato simulazioni scenari “controffattuali” a sostegno della conferenza stampa mattutina. A pensare male si fa peccato, ma sorge il sospetto che il modello della Ragioneria Generale dello Stato (che ha lavorato tutta la notte) abbia prodotto simulazioni “politically uncorrect” – ossia tali da minare non da supportare le dichiarazioni di TPS e Prodi. L’opposizione deve chiedere di vedere la carte. Lo chiederà anche parte della Margherita e, ci auguriamo (dato che ne conosciamo l’onesta intellettuale), il Ministro dell’Interno Giuliano Amato il cui libro recente Pensioni: rien-ne-va-plus? non va certo nella direzione dell’intesa? Se non lo fanno saranno in brache di tela di fronte al sindacato per il resto della legislatura.
Le vere o supposte “concessioni” che avrebbero fatto i sindacati (per quanto illusorie) non vanno, comunque, bene alla sinistra radical-reazionaria. Con il caffè ed i cornetti mattutini, Salvatore Cannavò e Franco Turigliatto hanno annunciato che non ingoieranno l’accordo. Sono possibili fibrillazioni già oggi in Consiglio dei Ministri da parte non solo dei “riformisti” (perdenti) ma anche della sinistra radical-reazionaria (perdente pure lei).
Ma chi ha vinto? L’attuale dirigenza sindacale, sempre meno rappresentativa dell’insieme dei lavoratori, per non parlare di chi cerca lavoro senza trovarlo e dei giovani. Porta casa sia la vittoria sullo “scalone” diventato proprio vessillo di battaglia per distogliere l’attenzione sul nodo vero (i coefficienti di trasformazione) sia il rinvio sui coefficienti in questione. Tutela sè stessa, assicurandosi, a 58 anni, pensioni di anzianità “retributive” pari al 75% dell’ultimo stipendio alla faccia di coloro che in futuro avranno pensioni “contributive” (con trattamenti, per le carriere dinamiche, pari al 50% dell’ultimo stipendio, e molto inferiori per le altre). Prepara il proprio ricambio da individuare nelle file dei neo-pensionati di anzianità mentre i veri vincitori alterneranno secondo lavoro con le vacanze promosse dal mensile dei pensionati della Cgil “Libera Età” (ricco di offerte turistiche e non solo).
Si tratta, però, una vittoria di Pirro: non solo l’Italia si presenta in controtendenza, rispetto al resto dell’Ue e del mondo, mantenendo in vita meccanismi che permettono di andare in pensione relativamente giovani ma i sindacati italiani (sempre più composti da pensionati e pensionanti) si allontano dal resto del sindacalismo europeo, come sottolineato al congresso di Force Ouvrière conclusosi il 29 giugno a Lilla.